Pensiero

Dizionario di Medicina (2010)

pensiero


Facoltà del pensare, cioè attività psichica mediante la quale l’uomo acquista coscienza di sé e della realtà che egli considera come esterna a sé stesso. Proprio dell’uomo, il p. lo differenzia dagli altri esseri viventi permettendogli di cogliere valori universali, di costruire nuovi modelli che trascendono i limiti spazio-temporali della percezione sensoriale, di formarsi una coscienza di quello che esperimenta nella sua interiorità e nella realtà esterna.

Psicologia

Il termine p. abbraccia tutta una serie di processi cognitivi e di attività psichiche superiori, spesso non facilmente definibili in modo sufficientemente preciso a livello descrittivo. Numerose le descrizioni, classificazioni e tipologie, che hanno contrapposto, per es., un p. razionale, caratterizzato dall’impiego di procedimenti di tipo deduttivo-induttivo, a un p. intuitivo, che procederebbe in maniera non sequenziale, ma piuttosto attraverso la riorganizzazione, vissuta come non mediata, del campo problematico; un p. creativo a un p. tradizionalmente ancorato o ‘fissato’; un p. produttivo, con tipiche forme di ‘introspezione’, a un p. cieco, che procede cioè secondo il classico schema per ‘tentativi ed errori’. Si sono distinti inoltre (da parte di S. Freud, ma la distinzione è stata largamente usata) processi primari (sogni, fantasticherie) e processi secondari, regolati i primi dal principio del piacere, i secondi dal principio di realtà. Sono inoltre tuttora di comune impiego le distinzioni ‘prescientifiche’ o di senso comune (filosoficamente influenzate) di ragionamento, giudizio, fantasia, immaginazione, ecc.

Psicopatologia

I disturbi del p. si osservano nelle malattie mentali in senso lato; possono interessare sia la strutturazione formale del p. (ideazione) sia il suo contenuto. Il delirio, per es., rappresenta un giudizio falso caratterizzato da convinzione assoluta, da certezza soggettiva, da incorreggibilità e da assurdità del contenuto. L’idea prevalente è la convinzione colorita da una forte partecipazione affettiva (comprensibile per la personalità del soggetto o le situazioni di vita in cui viene a trovarsi), la quale erroneamente la mantiene e la fissa fino a che essa non si identifica con la personalità stessa del soggetto, che ne fa lo scopo di tutti i suoi pensieri. Dal punto di vista psicologico è proprio il carattere di falsità che distingue le idee prevalenti dalle convinzioni che si perseguono tenacemente, per es., in un campo di studi o nel comportamento etico. Tali idee si osservano, oltre che negli psicopatici, anche in individui altrimenti sani. Le ossessioni sono idee che si presentano insistentemente alla mente benché il soggetto ne riconosca l’assurdità e faccia ogni tentativo per liberarsene. L’ambivalenza del p. consiste nella coesistenza nella mente di due idee contraddittorie, senza che nessuna delle due venga rigettata. Infine, il p. catatimico è la prevalenza, nella mente, di un complesso ideativo orientato nel senso di un determinato contenuto emozionale.