Penetrare

Enciclopedia Dantesca (1970)

penetrare

Lucia Onder

Il verbo compare 6 volte, sempre nel Paradiso. In senso proprio, per " entrare, addentrarsi nelle parti interne di un corpo ", in particolare detto dell'aria soffiata nella zampogna, in XX 24 E come suono al collo de la cetra / prende sua forma, e sì com'al pertugio / de la sampogna vento che penètra.

In senso figurato è detto della gloria di Dio (colui che tutto move) che per l'universo penetra (I 2; e infatti Ep XIII 64 per universum penetrat) e ugualmente della luce intellettuale di Dio che per la sua intensità maggiore attraversa l'involucro luminoso nel quale le anime sono chiuse e s'appunta, viene a fermarsi su loro (XXI 84; ugualmente il participio presente in XXXI 22 luce divina è penetrante / per l'universo secondo ch'è degno).

Con evidente riferimento all'ascesa di D. a Dio come ‛ itinerario ' della mente verso il suo fine, nell'immagine di XXXII 143 e drizzeremo li occhi al primo amore, / sì che, guardando verso lui, penètri / quant'è possibil per lo suo fulgore.

Detto dell'intelligenza umana che può entrare (cfr. Cv II XII 4 entrare ne la... sentenza) in una verità, " arrivare a conoscerla ", in Pd IV 71 Ma perché puote vostro accorgimento / ben penetrare a questa veritate, / come disiri, ti farò contento.