Penelope

Enciclopedia Dantesca (1970)

Penelope (Penelopè)

Giorgio Padoan

Figura femminile resa famosa dall'Odissea omerica e divenuta esempio paradigmatico e proverbiale della fedeltà al coniuge lontano, P., figlia di Icaro e di Peribea, moglie di Ulisse e madre di Telemaco, volle attendere il ritorno dell'eroe in Itaca, nonostante che il silenzio di quei lunghi anni trascorsi dalla fine della guerra troiana inducesse a credere il peggio e che forti pressioni fossero esercitate su di lei dai principi del luogo affinché si scegliesse tra loro il nuovo sposo e re.

P. resistette ostinatamente; e tra gli espedienti escogitati per rinviare le nozze indesiderate è celebre l'inganno della veste funebre per il suocero Laerte, lavoro che avrebbe dovuto essere compiuto prima della scelta del nuovo sposo: P. non finì mai di tesserla, perché disfaceva di notte quel che aveva compiuto di giorno; finché il sotterfugio fu svelato da serve infedeli. Allorquando ritornò in Itaca Ulisse (che, travestito da mendicante, non si fece riconoscere da lei dandole tuttavia notizie confortanti sul prossimo arrivo del marito), per ispirazione della dea Atena P. dichiarò di voler sposare il vincitore nella gara di tiro con l'arco appartenuto all'eroe: e fu appunto Ulisse a vincere, sterminando poi i pretendenti.

La figura dignitosa ed encomiabile di P. domina nell'Odissea, mentre è appena menzionata dai poeti latini più noti a D. (e questo può forse spiegare la scarsa eco che il nome di P. ha suscitato nell'animo dell'Alighieri): l'unico testo che poté proporre a D. in modo patetico il personaggio di P. vivente in triste malinconia per la lontananza del marito (per il severo giudizio dantesco in generale sull'abbandono del letto coniugale per inseguire altre mete, cfr. Pd XV 119-120) è la prima epistola delle Heroides di Ovidio, che il poeta latino finge scritta appunto da P. in preda allo sconforto; ed è da lì, con ogni probabilità, che D. prende lo spunto per l'unica volta che nomina P., nell'episodio di Ulisse: né dolcezza di figlio, né la pieta / del vecchio padre, né 'l debito amore / lo qual dovea Penelopè far lieta, / vincer potero dentro a me l'ardore... (If XXVI 96; cfr. Her. I 97-98 " sine viribus uxor, / Laertesque senex, Telemacusque puer "): - dove in primo piano 'è la mancata felicità della donna rimasta sola, depauperata di quella presenza affettuosa che pure le era dovuta (debito... dovea); per intendere pienamente quei versi si ricordi che D. pare ignorare che infine Ulisse ritornò in Itaca.

Per l'accentazione ossitona del nome, v. GRECISMI.

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