PEGASO

Enciclopedia Italiana (1935)

PEGASO (Πήγασος, Pegăsus)

Giulio GIANNELLI

Mitico cavallo alato, al quale si attribuivano, nelle leggende della Grecia antica, imprese favolose: il nome si spiega generalmente come derivato da πηγός (πήγνυμι), col significato, perciò, di "cavallo di gran forza". Nelle leggende più antiche la figura di Pegaso è congiunta con quella di Bellerofonte e di Medusa. Omero, che tratta il mito di Bellerofonte, non conosce Pegaso; nulla però vieta di pensare che già fin d'allora, in miti locali dal poeta trascurati o ignorati, fosse avvenuto il congiungimento delle imprese di Pegaso con quelle di Bellerofonte. Ma già Esiodo (Teogonia, v. 276 segg.) intreccia la leggenda di Pegaso con quella di Bellerofonte e di Medusa, e da allora il mito rimane uno dei più noti e diffusi in tutta la Grecia.

Quando Perseo (v.) aveva tagliato la testa a Medusa, dal tronco di essa erano sorti Pegaso e Crisaore; ciò era avvenuto alle sorgenti (περὶ πηγάς) dell'Oceano: e così si spiegava il nome di Pegaso. Altre versioni della saga lo facevano nascere da Posidone, congiuntosi a Medusa sotto forma di cavallo. Tosto esso era volato agli immortali ed abitava nella casa di Zeus e gli portava il lampo e il tuono. Posatosi però una volta sulla rocca di Corinto, ivi Bellerofonte, sopraggiunto, con molti sforzi e con l'aiuto di Atena, lo aveva domato. Sul fortissimo cavallo da lui domato Bellerofonte compie le famose imprese: uccide la Chimera e combatte con le Amazzoni. Perito poi miseramente Bellerofonte per avere imprudentemente suscitato contro di sé lo sdegno di Zeus, Pegaso risale al cielo, ove riprende a servire Zeus, tirando il carro del tuono.

Il mito di Pegaso è dunque interamente greco, come dimostra lo stretto legame del cavallo leggendario con Zeus, con Posidone, con Atena, e specialmente con Bellerofonte, l'eroe nazionale corinzio: sicché patria del mito è da ritenersi appunto il Peloponneso settentrionale. E la figura di Pegaso non ha forse, come abbiamo detto sopra, origini meno antiche di quelle di Bellerofonte, e si può pensare che risalga, con questa, all'età micenea.

Se però il mito è greco, lo stesso non può dirsi della figura di Pegaso, come cavallo alato. Questo tipo, come quello di altre creature mitiche più o meno composite, è da ritenersi di origine orientale; non par dubbio che esso sia da ricongiungere con i molti esseri alati dell'arte assira, emigrati nel mondo greco attraverso la Fenicia. Pegaso, in origine un cavallo ordinario, è stato trasformato dall'influsso orientale in un cavallo alato; ma, mentre tutte le altre figure composite di egual provenienza, come i grifoni e le sfingi, sopravvissero nell'arte come semplici elementi decorativi, Pegaso invece, in grazia del ricco, preesistente contenuto mitico suo proprio, continuò a vivere la sua intensa vita di figura in azione. Quando la trasformazione sia avvenuta, non può dirsi con sicurezza: nulla ci dice se Esiodo immaginasse Pegaso come cavallo alato o come cavallo ordinario; alato lo rappresenta sicuramente - per la prima volta nella letteratura - Pindaro (Olymp., XIII, 60 segg.).

Ci resta da considerare un ultimo sviluppo della leggenda di Pegaso, che pone il cavallo alato in singolare rapporto con Apollo e le Muse: sviluppo avvenuto in età ellenistica e che trovò poi seguito specialmente nella poesia romana. Pegaso, ritornato all'Olimpo dopo la morte di Bellerofonte, ridiscende sull'Elicona: ivi trova le figlie di Piero che gareggiavano nel canto con le Muse; quando cantarono (v. pieridi), sorgenti e fiumi arrestarono il loro corso e l'Elicona cominciò a salire verso il cielo; allora Pegaso, per comando di Posidone, batté la terra col piede e arrestò l'ascendere del monte. Dalla terra, aperta da quel calcio, sgorgò una fonte, che si chiamò "la sorgente del cavallo" o Ippucrene (‛Οππουκρήνη), largitrice d'ispirazione poetica a coloro che ad essa si abbeverano.

La rappresentazione di Pegaso - forse a ragione della natura stessa di tale figura mitica - non s'incontra che raramente nella grande arte monumentale. Del periodo arcaico conosciamo una metope di Selinunte (circa 000 a. C.), la figurazione della nascita di Pegaso su un sarcofago di Cipro (della fine del sec. VI), oltre a due rilievi su terracotte melie e poco altro: sappiamo anche che nella Lesche di Delfi era dipinto Bellerofonte a cavallo di Pegaso. E, per rimanere nel campo della pittura, Pegaso si trova ancora in alcune - non però eccessivamente numerose - pitture vascolari. V'è invece una classe di monumenti figurati, nei quali il tipo di Pegaso può essere meglio studiato in tutti gli stadî del suo sviluppo, nei successivi periodi dell'arte greca; e sono queste le monete, specialmente quelle di Corinto e delle sue colonie (in particolare Leucade, Anactorio, Ambracia, Siracusa), le cui figurazioni sono spesso - per alcune città, normalmente - ispirate all'uno o all'altro episodio della saga di Bellerofonte e di Pegaso. Col periodo alessandrino, l'uso della figura di Pegaso nell'arte si fa via via più diffuso e più vario: esso diviene uno dei soggetti preferiti nelle arti minori e decorative. E continua ad aver vita, il tipo di Pegaso, nell'arte romana, dove si trova di frequente così nella pittura parietale come nella decorazione di oggetti varî e nelle rappresentazioni delie monete, e dove ispira capolavori d'arte, come il grande cammeo parigino con l'apoteosi di Tiberio.

Bibl.: H. Fischer, Bellerophon, Lipsia 1851; Engelmann, Bellerofonte e Pegaso, in Ann. dell'Instit., XLVI (1874), pp. 1-37; J. Laugbehn, Flügelgestalten der ältest. griech. Kunst, Monaco 1881; Fr. Hannig, De Pegaso, dissert., Breslavia 1901; id., in Roscher, Lexicon der griech. und röm. Mythologie, III, col. 1727 segg.; M. P. Nilsson, The Mycenean origin of Greek mythology, Berkeley California 1932, pp. 51-53; G. Perrot-O. Ch. Chipiez, Histoire de l'art, III, Parigi 1885, p. 612, fig. 419; F. Imhoof-Blumer e O. Keller, Tier-und Pflanzenbilder auf Münzen und Gemmen des klass. Altertums, Lipsia 1889; A. Furtwängler, Die ant. Gemmen, Lipsia-Berlino 1901.