PATRASSO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1963)

Vedi PATRASSO dell'anno: 1963 - 1996

PATRASSO (Πάτραι, Patrae)

A. Di Vita

Posta in una posizione di prim'ordine sul golfo omonimo, fra lo Ionio ed il golfo di Corinto, uno dei centri più importanti dell'Acaia. Fondata dal leggendario re Eumelo, la primitiva Aroe (᾿Αρόη), l'acropoli di P., si sarebbe ingrandita per il sinecismo con altre due località vicine.

Il nome alla città sarebbe derivato poi da Patreus che vi avrebbe guidato una colonia achea della Laconia. La città fu unita al suo porto solo verso la fine del V sec. a. C., quando su suggerimento di Alcibiade (P. era allora alleata di Atene ed Argo) furono costruite delle "lunghe mura" che legarono la città al mare. Contraria ai Macedoni promosse nel 281, durante la spedizione di Pirro in Italia, la nuova Lega Achea, e due anni dopo accorse in aiuto degli Etoli contro i Galli invasori. Già in decadenza al momento della conquista romana della Grecia e spesso in causa durante le guerre civili fu, dopo la battaglia di Azio, riportata a nuova floridezza da Augusto che le concesse i diritti di colonia romana. E Colonia Augusta Aroe Patrensis appare chiamata sulle monete da Augusto a Domiziano. Pausania (vii, 18, 844), la descrive ricca di monumenti sia pubblici sia privati ed il commercio e l'industria del cotone e del bisso spiegano questa sua floridezza. Dei monumenti antichi restano scarsi resti sull'acropoli dove sappiamo era un veneratissimo tempio di Artemide Làphria (Paus., loc. cit.) ed in città, ove sono le vestigia di un tempio di Demetra presso una fonte oracolare e gli avanzi di un odeion romano situato presso l'agorà. L'odeion, recentemente restaurato, era indicato da Pausania (vii, 20, i) come uno dei più belli della Grecia; l'edificio, in laterizio, presentava una cavea rivestita di marmo, poggiante su arcate; un proscenio con piattaforma in legno e decorazione marmorea in corrispondenza di porte e finestre; una frons scenae a nicchie, con tre porte e due scale che portano alla galleria superiore. Numerosi frammenti di antefisse ad anthèmion testimoniano dell'esistenza di una copertura. Verso la fine del III sec. d. C. un incendio probabilmente distrusse il proscenio che non fu più ricostruito.

Recentemente è stata messa in luce parte della necropoli di epoca romana e nella città sono stati trovati varî mosaici. Rimangono anche resti di un acquedotto romano a doppia fila di arcate.

Un Museo Archeologico raccoglie il materiale archeologico della zona: tra i pezzi più notevoli, una copia marmorea dell'Atena Parthènos di Fidia, specialmente interessante per la decorazione dello scudo, e le copie del fregio del tempio di Apollo a Bassae (v. figalia).

Bibl.: J. Herbillon, Les cultes de Patras, Baltimora 1923; D. Levi, in Enc. Ital., XXVI, 1935, p. 514; E. Meyer, in Pauly-Wissowa, XVIII, 1949, c. 219, s. v.; I. Miliadis, in Πρακτικά, 1941-4, p. 53 ss.; Bull. Corr. Hell., LXXXIII, 199, p. 618 e LXXXV, 1961, p. 681 s. con pianta dell'odeion; M. Bieber, The History of the Greek and Roman Theater, Princeton 1961, p. 221. Per la copia dell'Atena Parthènos: G. Becatti, Problemi fidiaci, Firenze 1951, p. 111; nuova replica: Bull. Corr. Hellén., LXVI, 1962, p. 743.