Parvoviridae

Enciclopedia on line

I più piccoli virus a DNA capaci di infettare gli animali e l’uomo.

Caratteristiche

Il genoma dei P. ha una scarsa capacità codificante e quindi la replicazione virale dipende dalle funzioni messe a disposizione dalle cellule ospiti o da un virus coinfettante, definito helper. Possono essere suddivisi in due sottofamiglie: Parvovirinae, cui appartengono virus che infettano Vertebrati, e Densovirinae, alla quale appartengono virus che infettano Insetti. La sottofamiglia Parvovirinae a sua volta comprende tre generi: Parvovirus ed Erythrovirus, le cui specie sono capaci di replicarsi autonomamente, e Dependovirus, che raggruppa virus che sono difettivi e dipendono da un virus coinfettante per la replicazione (un adenovirus oppure un herpesvirus).

Le particelle virali sono prive di involucro e possiedono un capside a simmetria icosaedrica, con diametro compreso fra 18 e 26 nm. I virioni icosaedrici sono formati da 32 capsomeri che contengono due o tre proteine. La proteina VP2 è la principale proteina del capside che costituisce circa il 90% delle proteine del virione. Il genoma è formato da una molecola di DNA a singolo filamento lineare di 5 kilobasi. La replicazione dei P. ha luogo nel nucleo di cellule in mitosi e determina la morte delle cellule.

Patogenesi delle infezioni nell’uomo

fig.

Il virus umano B19 è stato implicato come agente eziologico in diverse forme morbose (v. fig.). Infatti, tale virus ha uno spiccato tropismo per le cellule umane nucleate della serie eritroide. Poiché per potersi replicare il virus deve infettare cellule immature della linea eritroide, si ritiene che nei soggetti infettati le principali sedi di replicazione virale siano il midollo osseo nell’adulto e il fegato nel feto. La replicazione virale determina l’interruzione della produzione eritrocitaria. Nei soggetti immunocompromessi si riscontra un’infezione persistente da B19 con esito in anemia cronica.

La manifestazione più comune dell’infezione da B19 è l’eritema infettivo, o quinta malattia, frequente nei bambini in età scolare, talvolta colpisce gli adulti. Il periodo di incubazione di solito dura da 4 a 14 giorni e può prolungarsi fino a 20 giorni. La viremia si verifica una settimana dopo l’infezione e dura circa 5 giorni. I sintomi sono di tipo influenzale e comprendono febbre e malessere generale, mialgie, brividi e prurito. Il primo episodio della malattia coincide con la viremia e particolarmente con la comparsa in circolo di immunocomplessi contenenti anticorpi IgM antiparvovirus. Dopo un altro periodo di circa 17 giorni, inizia una seconda fase della malattia che corrisponde alla comparsa di eritema facciale e di una eruzione in corrispondenza degli arti o del tronco e può essere accompagnata dai sintomi articolari, specialmente nell’adulto; le articolazioni più colpite sono quelle della mano e del ginocchio. L’eruzione è di breve durata e scompare in 2 o 3 giorni, mentre i sintomi articolari possono rimanere più a lungo. L’infezione da virus B19 provoca crisi aplastiche transitorie che possono complicare anemie emolitiche croniche nei soggetti affetti da talassemia, da anemia a cellule falciformi e da anemia emolitica acquisita nell’adulto; nei pazienti immunodepressi può determinare invece l’insorgenza di infezioni persistenti che provocano una soppressione cronica del midollo osseo e un’anemia cronica, chiamata anemia eritrocitaria pura. Durante la gravidanza l’infezione della madre può determinare un passaggio transplacentare del virus, con conseguente grave anemia del feto, che può portare a edema generalizzato (idrope fetale) o morte del feto.

Il virus B19 è difficile da coltivare in vitro poiché occorrono cellule progenitrici della serie eritroide di derivazione umana. La diagnosi virologica si basa sulla ricerca del genoma del virus nel sangue periferico. Il DNA del B19 si riscontra nel siero, negli eritrociti, nelle biopsie di tessuti e nelle secrezioni respiratorie. La diagnosi sierologica si basa sulla ricerca di anticorpi virus-specifici nel siero del paziente e si avvale di tecniche immunoenzimatiche. La presenza degli anticorpi IgM anti B19 è indicativa di una infezione recente ed è positiva per un periodo di circa 2-3 mesi dall’inizio dell’infezione. Gli anticorpi IgG anti B19 persistono per anni, sebbene nei soggetti immunodepressi possano essere assenti in corso di infezione cronica da B19.

Il virus B19 è diffuso in tutto il mondo. L’infezione è trasmessa prevalentemente per via aerea e può verificarsi in ogni periodo dell’anno. L’infezione è frequente nell’infanzia e gli anticorpi specifici compaiono nei soggetti di età compresa fra i 5 e i 19 anni. Gli adulti sieropositivi per il B19 arrivano fino al 60%, e gli anziani fino al 90%, a dimostrazione di una infezione pregressa.

La quinta malattia e le crisi aplastiche transitorie vengono trattate con terapia sintomatica. I preparati commerciali di immunoglobine contengono anticorpi neutralizzanti nei confronti di Parvovirus umani e possono essere utilizzati per il trattamento delle infezioni persistenti da B19 nei pazienti immunodepressi.

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