Pareto

Enciclopedia della Matematica (2013)

Pareto


Pareto Vilfredo (Parigi 1848 - Céligny, Ginevra, 1923) economista e sociologo italiano. Il padre Raffaele era un ingegnere civile italiano, esule in Francia per motivi politici. Nel 1852 si trasferì in Italia con la famiglia e nel 1870 si laureò in ingegneria a Torino. A Firenze ricoprì la carica di direttore generale delle ferrovie di San Giovanni Valdarno e, successivamente, quella di direttore delle Ferriere italiane. Partecipò attivamente alla battaglia liberista contro il protezionismo e l’intervento dello stato nelle vicende economiche. Nel 1892 accettò la cattedra di economia politica all’università di Losanna, lasciata vacante dall’economista L. Walras per motivi di salute. Nel 1900 si trasferì a Céligny e sei anni dopo lasciò l’insegnamento per dedicarsi unicamente agli studi. Le sue principali opere sono il Corso di economia politica (in due volumi, 1896-97), il Manuale di economia politica (1906) e il Trattato di sociologia generale (1916). Cercò di caratterizzare in senso logico-matematico l’economia e la sociologia, sostenendo che l’economia dovesse essere studiata con gli stessi strumenti logici delle scienze naturali, in particolare della meccanica razionale. In alternativa al concetto di «utilità», legato a parametri econometrici svincolati dall’individuo, ricorse all’ipotesi di un sistema di preferenze (rappresentabili geometricamente da una mappa di «curve di indifferenza»), che egli riteneva suscettibili di verifica empirica e sviluppò il concetto di ofelimità: legato allo stretto piacere soggettivo del possesso o dell’uso di un bene, al di là di criteri altrimenti determinati (per via morale, salutistica o strettamente contabile: il consumo di tabacco ne è un tipico esempio), esprime «quel rapporto di convenienza, che fa sì che una cosa soddisfi un bisogno o un desiderio, legittimo o meno». Pareto teorizzò inoltre che ogni homo oeconomicus (individuo astratto) trasforma i beni in altri beni, producendoli o scambiandoli secondo il criterio dell’ofelimità, per conseguire il massimo del benessere individuale. Ciò lo portò a introdurre la celebre nozione di ottimo paretiano, fondamento della moderna economia del benessere: non tanto una situazione in cui l’utilità della società è massima, quanto una situazione in cui non è possibile migliorare la condizione di un individuo senza peggiorare quella di un altro.

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