Paralisi

Universo del Corpo (2000)

Paralisi

Giancarlo Urbinati

La paralisi (dal greco παράλυσις, "allentamento, rilassamento"), detta anche plegia (dal greco πληγή, "percossa"), è la perdita della funzione motoria, dovuta all'interruzione delle vie nervose che collegano la corteccia cerebrale alle fibre muscolari. Quando il deficit è di minore entità, si parla di paresi.

La lesione che determina la paralisi può avere sede a livello del primo (superiore) o del secondo (inferiore) motoneurone; quest'ultimo, venendo a contatto, per mezzo dell'arborizzazione terminale del suo assone, con un gran numero di fibre muscolari, costituisce insieme a esse l'unità motoria. Il motoneurone superiore ha origine nella corteccia cerebrale (corteccia premotoria, corteccia motoria primaria, area motoria supplementare), in cui sono rappresentati, in maniera somatotopica, i gruppi muscolari dell'emifaccia, dell'arto superiore, del tronco e dell'arto inferiore controlaterali. Gli assoni delle cellule del V strato corticale, nel loro tragitto discendente convergono e contribuiscono a formare la corona radiata, partecipano alla formazione della capsula interna, forniscono fibre ai nuclei motori dei nervi cranici (fasci corticomesencefalico, corticopontino e corticobulbare), e per la maggior parte terminano poi nelle corna anteriori del midollo spinale (tratto corticospinale), entrando qui in connessione con i nuclei del motoneurone inferiore; a livello del bulbo, circa i 4/5 del fascio corticospinale o piramidale di ciascun lato si incrociano con quelle del fascio corrispondente del lato opposto (fascio piramidale crociato), mentre le restanti fibre discendono senza incrociarsi (una decussazione delle fibre destinate ai nuclei motori dei nervi cranici aveva avuto ugualmente luogo a livello più alto). Le fibre del secondo motoneurone penetrano nelle radici anteriori e, unendosi a quelle delle radici adiacenti, danno luogo alla formazione di plessi nervosi, dai quali originano i nervi periferici (v. anche nervoso, sistema). Una lesione che interessi le vie piramidali in un punto qualsiasi del loro decorso determina una paralisi; le funzioni deficitarie e i muscoli che a tali funzioni partecipano permettono spesso di risalire alle sede della lesione stessa.

In linea generale, le paralisi del motoneurone superiore non interessano mai singoli muscoli, bensì gruppi muscolari, e si accompagnano ad atrofia muscolare di grado modesto, spasticità con iper-reflessia e segno di Babinski (riflesso plantare in estensione), mentre quasi sempre assenti sono le fascicolazioni. Le lesioni del motoneurone inferiore possono invece colpire muscoli isolati e si associano a marcata atrofia muscolare, flaccidità e perdita dei riflessi tendinei, reazione elettrica degenerativa; inoltre, possono essere presenti fascicolazioni e, talora, anche il riflesso plantare in estensione. Il neurone corticospinale può essere colpito in qualsiasi parte del suo decorso dalla corteccia cerebrale ai centri spinali. Pur mostrando le caratteristiche generali descritte, gli effetti conseguenti alla lesione presentano alcuni aspetti peculiari in rapporto alla sua sede. Quando la lesione interessa il tratto in cui le fibre formano un fascio compatto (come a livello della capsula interna), essi sono più diffusi e rappresentati sovente da un'emiplegia, mentre se a essere colpite sono l'area motoria della corteccia o la corona radiata la paralisi tende a essere maggiormente localizzata e riguarda generalmente un solo arto (monoplegia). Se la lesione è sopranucleare, e cioè risultano interrotte le fibre situate al di sopra dei nuclei motori dei nervi cranici, i muscoli innervati da tali fibre saranno ovviamente colpiti da paralisi. Le fibre provenienti dalla corteccia e dirette ai nuclei dei nervi cranici si incrociano a livelli differenti, ma comunque al di sopra di quello in cui avviene la decussazione delle fibre corticospinali, e una lesione della via piramidale in una sede intermedia tra questi due punti di incrocio darà luogo a paralisi degli arti e del tronco del lato opposto; di contro risparmierà i muscoli oculari, facciali, della faringe, della laringe, del palato, della lingua ecc. Laddove i fasci corticospinali sono ravvicinati, come nel tronco cerebrale o nel midollo spinale, le probabilità che una lesione dia luogo a una paralisi bilaterale sono elevate; sono scarse se l'interruzione avviene a un livello in cui questi sono più distanziati tra loro, come nella corona radiata o nella capsula interna.

Con il termine paraplegia si intende la paralisi dei due arti inferiori e, più raramente, dei due arti superiori, in quest'ultimo caso ha significato di diplegia: è cioè espressione di una lesione bilaterale anziché unica. Tetraplegia è la paralisi che coinvolge tutti e quattro gli arti ed è il più delle volte dovuta a lesioni estese del sistema nervoso centrale, soprattutto a sezioni della parte alta del midollo spinale.

Le paralisi possono essere imputabili a molteplici cause, fra le quali si possono citare quelle vascolari, traumatiche, infettive o tossiche, neoplastiche o degenerative. Fra le cause vascolari vanno ricordate non soltanto le emorragie e le trombosi cerebrali, ma anche, per es., la paralisi ischemica di Volkmann, che colpisce l'arto superiore e segue in genere all'occlusione o alla legatura di una grossa arteria, oppure all'applicazione di un apparecchio gessato troppo stretto. Le cause che spesso determinano le paralisi di natura traumatica sono i traumi cranici e vertebrali e le lesioni di nervi periferici, inoltre appartengono a questo gruppo le paralisi ostetriche. Riconoscono un'origine infettiva oppure tossica le paralisi dovute a poliomielite, alla sindrome di Guillain-Barré, al botulismo, alla rabbia, nonché altre forme di meno frequente riscontro, come la paralisi ascendente di Landry (bilaterale e simmetrica, a esordio improvviso e rapido decorso), la paralisi bulbare acuta o mielite bulbare acuta di Leyden o polioencefalite inferiore acuta (complicanza dell'alcolismo o di malattie quali il tifo, la scarlattina, l'influenza ecc., quasi sempre a esito fatale), le cosiddette paralisi del mattino (le quali si manifestano al risveglio e sono tipiche della poliomielite e dell'etilismo, e sono imputabili allo stiramento del nervo radiale, che si verifica durante il sonno, e agli effetti tossici dell'alcol).

Di natura neoplastica o degenerativa è, invece, la paralisi bulbare progressiva o paralisi labioglossofaringolaringea di Duchenne o polioencefalite inferiore cronica, considerata forma particolare della sclerosi laterale amiotrofica; anche le paralisi che si osservano frequentemente nella sclerosi multipla appartengono a questa stessa categoria. Inoltre ci sono paralisi di origine metabolica; fra le più comuni vanno menzionate la paralisi periodica familiare, legata a un alterato ricambio del potassio, e le oftalmoplegie diabetiche. Di eziologia ignota è la frequente paralisi idiopatica del facciale o paralisi di Bell, un tempo definita a frigore e ritenuta oggi legata a processi infiammatori immunitari. Si ricordano inoltre le paralisi imputabili ad anomalie di sviluppo del sistema nervoso centrale; fanno parte di questo gruppo la paralisi cerebrale, la diplegia spastica, l'emiplegia della prima e seconda infanzia, l'emiplegia doppia, la corea o atetosi congenita, l'ittero nucleare.

Tipo particolare di paralisi è poi quella vasomotoria, che consiste nella perdita della normale contrattilità della tunica muscolare dei vasi sanguigni per disordini nella loro innervazione; può essere transitoria o permanente, viscerale o cutanea. Infine, alcune aggettivazioni largamente impiegate in passato, quali quelle di paralisi agitante e paralisi infantile, sono attualmente cadute in disuso e sostituite, rispettivamente, dai più corretti termini di morbo di Parkinson e poliomielite.

Bibliografia

R.D. Adams, M. Victor, A.H. Ropper, Principi di neurologia. Il manuale, ed. it. a cura di B. Tavolato, Milano, McGraw-Hill Italia, 1998.

M.J. Aminoff, DA. Greenberg, R.P. Simon, Clinical neurology, New York, McGraw-Hill, 19963.

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