VITTORE II, papa

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 99 (2020)

VITTORE II, papa

Wolfgang Huschner
Andrea Verardi

VITTORE II, papa. – Al secolo Gebhard, nacque in Svevia, da un ramo della famiglia dei conti di Kühbach (Baviera), figlio di Hartwig (I), a sua volta figlio del conte Altman, e di Biliza (imparentata con gli imperatori salici).

Uno dei suoi fratelli, Goteboldo, fu patriarca di Aquileia (1048-63); l’altro, Hartwig (II), fu giurisperito in Eichstätt. Ma sulla carriera di Gebhard influì piuttosto la parentela (alla lontana) con il vescovo di Ratisbona Gebhard III (1036-60), fratellastro di Corrado II (1024-39) e perciò zio dell’imperatore Enrico III (1039-56).

Fu proprio il vescovo di Ratisbona, negli ultimi mesi del 1042, a proporre Gebhard – che era stato educato nella scuola cattedrale della città bavarese – come candidato per la sede episcopale di Eichstätt, allora vacante. Il venticinquenne imperatore in un primo tempo rimase scandalizzato per la giovane età del candidato, e ciò fa presumere che Gebhard fosse allora più giovane del sovrano; certamente non aveva raggiunto, nel 1042, l’età di trent’anni, prescritta dal diritto canonico per gli aspiranti alla carica episcopale. Inoltre non era evidentemente membro della cappella di corte di Enrico III. Ma, dopo che l’arcivescovo di Magonza, Bardo (1031-51), sostenne con forza la sua candidatura, il sovrano, nel Natale del 1042, lo investì a Goslar della sede vescovile di Eichstätt.

Tra il settembre 1046 e il maggio 1047, Gebhard accompagnò Enrico III a Roma, e poté così farsi un’idea della situazione politica nell’Italia centrosettentrionale.

A Pavia nell’ottobre 1046 partecipò a un’assemblea dell’imperatore con i grandi dell’Italia settentrionale, e nel dicembre ai sinodi di Sutri e Roma, nel corso dei quali furono dichiarati decaduti i papi Gregorio VI, Silvestro III e Benedetto IX. Fu inoltre presente a Roma all’elezione papale del vescovo Suidger di Bamberga (Clemente II) e all’incoronazione imperiale di Enrico III (Natale 1046). Al seguito dell’imperatore e del nuovo papa, proseguì verso Montecassino, Capua e Benevento e sempre al seguito di Enrico III, fece ritorno verso l’Italia settentrionale lungo la costa adriatica, facendo tappa ad Ancona, Rimini e Ravenna. Da Mantova, dove venne celebrata la Pasqua, il vescovo accompagnò il suo sovrano a nord delle Alpi, seguendo la strada del Brennero attraverso Verona e Trento. In Germania il seguito imperiale giunse nel maggio del 1047.

Il fatto che il vescovo di Eichstätt abbia celebrato la Pasqua del 1048 in Ratisbona insieme con l’imperatore, i duchi di Svevia e Boemia e a molti altri grandi signori laici ed ecclesiastici dimostra il suo ormai pieno inserimento nella cerchia più ristretta dei consiglieri dell’imperatore, e in particolare dal 1050 circa egli compare come richiedente o interviene in un certo numero di documenti imperiali in favore di altri.

Più volte Gebhard incontrò in quegli anni papa Leone IX (eletto nel febbraio 1049), in Germania. Ebbe così modo di partecipare al grande sinodo riunito a Magonza nell’ottobre del 1049, che si svolse sotto la presidenza di Leone IX e di Enrico III. All’inizio di febbraio del 1051 partecipò attivamente a una grande assemblea dei principi dell’Impero, durante la quale venne risolto un conflitto giurisdizionale tra Leone IX e l’arcivescovo Unfrido di Ravenna (1046-51). Nell’ottobre del 1052 Gebhard si trovava a Ratisbona, quando Leone IX procedette alla traslazione delle reliquie del vescovo Wolfgang nella nuova cripta del monastero di St. Emmeram; attorno alla metà del mese, con l’imperatore e con il papa si recò a Bamberga, dove vennero regolate alcune controversie tra il vescovo locale e quello di Würzburg, e il papa concesse un privilegio alla chiesa cattedrale della città. All’inizio dell’anno successivo, inoltre, contribuì – probabilmente indicando i pericoli corsi dall’Impero in Baviera e in Ungheria – a convincere l’imperatore a non inviare al di qua delle Alpi il forte esercito già messo a disposizione di Leone IX per combattere i Normanni nell’Italia meridionale.

Oltre che a corte, Gebhard fu in quegli anni particolarmente attivo in Baviera.

Nel luglio 1050, ad esempio, partecipò a Norimberga a un incontro dell’imperatore con i grandi della regione in cui venne discussa la politica da intraprendere nei confronti dell’Ungheria. Il duca Corrado di Baviera, in carica dal 1049, non era infatti riuscito a mantenere il controllo della sua circoscrizione ed era stato deposto da un tribunale riunito a Merseburgo in occasione della Pasqua del 1053. Egli non accettò la decisione, si oppose con le armi all’imperatore e si rifugiò quindi in Ungheria. L’imperatore affidò al figlio di Corrado (tre anni di età) il Ducato e a Gebhard la reggenza, che continuò anche dopo che Enrico IV, il 17 luglio 1054, fu incoronato re, mentre il fratello minore, Corrado, fu nominato duca di Baviera.

Non sorprende dunque che fra il 1053 e il 1055, Enrico III abbia concesso ricchi donativi alla chiesa vescovile di Eichstätt, testimoniati da quattro privilegi imperiali. In questi documenti la vicinanza di Gebhard all’imperatore trova espressione anche nel formulario. L’imperatore avrebbe infatti effettuato le donazioni «ob ipsius nobis gratum et acceptabile servitium» (Die Urkunden Heinrichs III., a cura di H. Bresslau - P. Kehr, 1931, p. 412, n. 303) o «ob devotam servitutem nostri fidelis et dilecti Gebehardi Eichstatensis aecclesiae venerabilis episcopi» (ibid., p. 416, n. 306).

Dopo la morte di papa Leone IX (19 aprile 1054), l’imperatore convocò, nell’autunno di quello stesso anno, una grande Dieta dei principi dell’Impero a Magonza per discutere della successione papale; alla riunione partecipò anche un’ambasceria venuta da Roma e guidata dal cardinale diacono Ildebrando (il futuro Gregorio VII). Enrico III propose Gebhard quale successore di Leone IX senza però riuscire a ottenere un accordo.

Contro il vescovo di Eichstätt, dal punto di vista romano, giocavano probabilmente i suoi rapporti troppo stretti con la corte e la sua importantissima posizione nell’Impero. Gebhard è infatti indicato in due fonti di grande rilievo, indipendenti l’una dall’altra, come il personaggio più potente e influente dopo il sovrano. A favore della sua candidatura militavano invece la sua intelligenza e la rapidità nel comprendere le situazioni, non meno della vastissima competenza in materia ecclesiastica e temporale, qualità che vennero particolarmente sottolineate nelle fonti dell’XI secolo; ma proprio a causa di queste qualità lo stesso Gebhard non si mostrò immediatamente disponibile al Papato. Nei precedenti otto anni aveva avuto modo di valutare le possibilità d’azione a Roma e in Italia dei papi nati al di là delle Alpi (Clemente II, Damaso II e Leone IX) e, prima di accettare la nomina, analizzò perciò attentamente quale raggio d’azione gli sarebbe stato concesso a Roma. Inoltre non voleva presentarsi a mani vuote nella Città eterna.

Dopo che l’imperatore gli ebbe garantito la restituzione alla Chiesa romana di beni ecclesiastici che le erano stati in precedenza alienati, nel marzo 1055 Gebhard si dichiarò disponibile a porre la propria candidatura al soglio pontificio (ma come già avevano fatto i suoi predecessori mantenne la propria sede vescovile). Da Ratisbona, insieme all’imperatore, mosse verso Roma seguendo la strada del Brennero; a Trento si congedò dall’esercito imperiale e proseguì solo verso sud, dove tutto era ormai pronto per accoglierlo e per procedere alla sua elezione, come dimostra il fatto che già il Giovedì santo del 1055 (13 aprile) venne intronizzato a Roma con il nome di Vittore II.

Come il suo predecessore Leone IX, il nuovo papa si adoperò immediatamente per stabilire una stretta cooperazione tra papa e imperatore. Un grande sinodo, convocato a Firenze per la Pentecoste del 1055, segnò lo splendido esordio del suo pontificato.

Oltre all’imperatore parteciparono all’incontro probabilmente più di cento vescovi, provenienti dall’Italia e dalle regioni transalpine dell’Impero. Le decisioni sinodali riguardarono la condanna della simonia e del matrimonio dei preti, nonché la sicurezza dei beni ecclesiastici; venne decisa inoltre la scomunica e deposizione dell’arcivescovo di Narbona.

Dopo il sinodo di Firenze, Vittore II ed Enrico III (che rimase in Italia sino al novembre 1055) si incontrarono ancora in diverse occasioni, e il papa si vide affidare il governo del Ducato di Spoleto e della Marca di Fermo, decisione che avrebbe dovuto rafforzare la posizione papale nell’Italia centrale.

A Roma Vittore II si appoggiò soprattutto a Umberto di Silva Candida e al cardinale diacono Ildebrando, che conosceva da tempo. Quest’ultimo, nominato datario, esercitò così il controllo su tutta la documentazione curiale in uscita.

All’inizio mantenne la carica di cancelliere Federico, fratello del duca di Lorena e del marchese di Toscana Goffredo il Barbuto, mentre con Pier Damiani il pontefice si mantenne in contatto epistolare.

Nell’estate 1056, Vittore II si mise in viaggio per raggiungere la corte imperiale al di là delle Alpi. In settembre fu accolto degnamente da Enrico III nel suo prediletto palazzo di Goslar in occasione di una Dieta; in seguito accompagnò l’imperatore a Boldfeld, dove il sovrano fu colto dal male che doveva portarlo alla morte. Rispondendo a un’esplicita richiesta dell’imperatore, Vittore e i grandi dell’Impero presenti, laici ed ecclesiastici, confermarono ancora una volta la successione del figlio di Enrico III, del resto già eletto e incoronato; il piccolo Enrico IV (sei anni di età) fu affidato alla protezione del papa; dopo la morte di Enrico III (5 ottobre 1056), Vittore II chiese ai principi presenti a Boldfeld di prestare giuramento di fedeltà a Enrico IV e si espresse a favore della reggenza dell’imperatrice Agnese.

Il papa si premurò anche di far trasportare le spoglie dell’imperatore a Spira, dove queste – in ossequio al desiderio del defunto – vennero deposte nella cripta della cattedrale il giorno della festa degli apostoli Simone e Giuda (28 ottobre), che era anche la data del suo compleanno.

Si recò poi con Enrico IV ad Aquisgrana (fine novembre-inizi dicembre 1056), ove il giovane re sedette sul celebre trono di Carlomagno, il che, tradizionalmente, simboleggiava l’inizio del regno di un nuovo sovrano. In una successiva Dieta a Colonia, Vittore II orchestrò la conclusione di un accordo con i conti di Fiandra, che erano stati in conflitto con il defunto imperatore, e dopo il Natale 1056 (e ulteriori decisioni concernenti i Ducati di Baviera e Carinzia, vacanti), da Ratisbona si mise in viaggio per Roma (febbraio 1057), avendo assicurato tanto la successione quanto la pace al di là delle Alpi.

Rientrato a Roma, Vittore II concesse numerosi privilegi, a diversi destinatari in Francia, Inghilterra, Germania e Italia, e si occupò di importanti questioni concernenti i monasteri italiani. Già nel 1056 l’abbazia riformata di Vallombrosa aveva ottenuto la protezione papale con un privilegio che le concedeva l’esenzione dall’ordinario, e nel 1057 il papa costrinse alle dimissioni l’abate Pietro di Montecassino (eletto senza il suo accordo) imponendo in sua vece – probabilmente attraverso Umberto di Silva Candida, legato papale a Montecassino – il cancelliere papale Federico di Lorena (suo futuro successore con il nome di Stefano IX). Vittore II convocò inoltre sinodi a Roma, Firenze e Arezzo, ove regolò definitivamente l’antica controversia tra i vescovati di Siena e Arezzo per il controllo di dodici comunità nella Val di Chiana, risalente al secolo VIII. Proprio durante il sinodo di Arezzo cadde gravemente malato.

Morì il 28 luglio 1057 nella curia vescovile della città toscana.

Alcuni ecclesiastici di Eichstätt cercarono di ricondurre le spoglie del defunto nella sua sede episcopale, ma, quando il corteo funebre giunse presso Ravenna, la salma del papa venne sottratta con l’inganno. I ravennati lo seppellirono nella chiesa di S. Maria, in quella che era stata la tomba del re ostrogoto Teodorico. Ma, oggi, il sarcofago nella Rotonda è vuoto e il luogo dell’ultimo riposo del papa resta sconosciuto.

Fonti e Bibl.: Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, XIX, a cura di I.D. Mansi, Venetiis 1774, coll. 833-862; Aventinus, Annales ducum Boiariae, a cura di S. Riezler, II, in Johannes Turmair’s genannt Aventinus sämmtliche Werke, I-III, München 1844, p. 66; Bertholdi Annales, Bernoldi Necrologium e Annales Romani, tutti in MGH, Scriptores, V, a cura di G.H. Pertz, Hannover 1844, pp. 269 ss., 392, 470; Mariani Scotti Chronicon, a cura di G. Waitz, ibid., p. 558; Chronicon Wirciburgense, a cura di G. Waitz, ibid., VI, Hannover 1844, p. 31; Annalista Saxo, a cura di G. Waitz, ibid., p. 690; Sigeberti Gemblacensis Chronica, a cura di L.C. Bethmann, ibid., p. 360; Gundechari Liber pontificalis Eichstetensis, a cura di L.C. Bethmann, ibid., VII, a cura di G.H. Pertz, Hannover 1846, p. 245; Auctarium Ekkehardi Altahense, Notae s. Emmerammi, a cura di Ph. Jaffé, ibid., XVII, a cura di G.H. Pertz, Hannover 1861, pp. 364, 572; Pontificum romanorum [...] vitae ab aequalibus conscriptae, a cura di I.M.B. Watterich, I, Lipsiae 1862, pp. 177-188; Monumenta Gregoriana I, 19, in Bibliotheca rerum Germanicarum, II, a cura di Ph. Jaffé, Berolini 1865, p. 33; Martini Oppaviensis Chronicon pontificum et imperatorum, a cura di L. Weiland, in MGH, Scriptores, XXII, a cura di G.H. Pertz, Hannover 1872, pp. 433 ss.; Gilberti Chronicon pontificum et imperatorum Romanorum, Flores temporum auctore fratre ordinis Minorum, a cura di O. Holder-Egger, ibid., XXIV, a cura di G. Waitz, Hannover 1879, pp. 106, 132, 246; Annales necrologici Fuldenses, Annales necrologici Prumienses e Chronici Herimanni continuatio, tutti ibid., XIII, a cura di G. Waitz, Hannover 1881, pp. 215, 221, 731; Annales Altahenses maiores, in MGH, Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum, IV, a cura di E. von Oefele, Hannover 1891, pp. 32, 51-54; Humberti Cardinalis Libri III adversus simoniacos, a cura di F. Thaner, Manegoldi ad Gebehardum liber, a cura di K. Francke, Bonizonis episcopi Sutrini Liber ad amicum, a cura di E. Dümmler, tutti in MGH, Libelli de lite imperatorum et pontificum saec. XI et XII conscripti, I, a cura di E. Dümmler - L. von Heinemann - F. Thaner, Hannover 1891, pp. 206, 329, 589 ss.; Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, II, Paris 1892, pp. 277, 334; Synodus Papiensis, e Heinrici III. et Leonis IX. concilium Maguntinum, entrambi in MGH, Leges, Legum sectio IV: Constitutiones et acta publica imperatorum et regum, I, a cura di L. Weiland, Hannover 1893, nn. 48, 51, pp. 95, 99; Lamperti Hersfeldensis Annales, in Id., Opera, in MGH, Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum, XXXVIII, a cura di O. Holder-Egger, Hannover 1894, pp. 51, 58, 62, 64, 65, 69 s.; Die Urkunden Heinrichs III., ibid., Diplomata, Diplomata regum et imperatorum Germaniae, V, a cura di H. Bresslau - P. Kehr, Berolini 1931, nn. 141, 212, 261, 303, 306, 333, 335, 341, 379; Die Regesten der Bischöfe von Eichstätt (bis zum Ende der Regierung des Bischofs Marquard von Hagel 1324), a cura di F. Heidingsfelder, Erlangen 1938, nn. 182-218, pp. 66-76; Die Urkunden Heinrichs IV., in MGH, Diplomata, Diplomata regum et imperatorum Germaniae, VI, 1, a cura di D. von Gladiss, Weimar 1941, nn. 2, 24; Chronica monasterii Casinensis, ibid., Scriptores, XXXIV, a cura di H. Hoffmann, Hannover 1980, pp. 328 ss., 335 ss., 347-353, 368, 384; J.F. Böhmer, Regesta Imperii, III, 2, 3, Die Regesten des Kaiserreichs unter Heinrich IV., 1, 1056 (1050)-1065, a cura di T. Struve, Köln-Wien 1984, nn. 14, 19, 26, 65, 67, 72, 74, 81-83, 86, 93; De gestis episcoporum Eistetensium ab initio usque ad Gundekarum (II) episcopum, a cura di S. Weinfurter, in S. Weinfurter, Die Geschichte der Eichstätter Bischöfe des Anonymus Haserensis, Regensburg 1987, pp. 42, 59, 61-63, 65-67; Otloh von St. Emmeram, Liber visionum, a cura di P.G. Schmidt, in MGH, Quellen zur Geistesgeschichte des Mittelalters, XIII, Weimar 1989, p. 86; Benzo von Alba, Ad Heinricum IV. imperatorem libri VII, a cura di H. Seyffert, in MGH, Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum, LXV, Hannover 1996, pp. 190, 592, 594; J.F. Böhmer, Regesta Imperii III. Salisches Haus 1024-1125., 3.5: Papstregesten 1024-1050, 2. 1046-1058, a cura di K.A. von Frech, Köln 2011, nn. 1162-1310, pp. 631-730.

W. Goez, Papa qui et episcopus. Zum Selbstverständnis des Reformpapsttums im. 11. Jahrhundert, in Archivum historiae pontificiae, VIII (1970), pp. 27-59; Id., Gebhard I. Bischof von Eichstätt, als Papst Viktor II. (ca. 1020-1057), in Fränkische Lebensbilder, a cura di A. Wendehorst - G. Pfeiffer, IX, Neustadt-Aisch 1980 pp. 11-21; E. Beumann, Reformpäpste als Reichsbischöfe in d. Zeit Heinrichs III., in Ausgewählte Aufsätze aus den Jahren 1966-1986. Festgabe zu seinem 75. Geburtstag, a cura di E. Beumann - J. Petersohn - R. Schmidt, Sigmaringen 1987, pp. 193-209; K.A. Frech, Die deutschen Päpste. Kontinuität und Wandel, in Die Reichskirche in der Salierzeit, II, Die Salier und das Reich, a cura di S. Weinfurter, Sigmaringen 1991, pp. 303-332; K. Mittermaier, Die deutschen Päpste: Gregor V., Clemens II., Damasus II., Leo IX., Viktor II., Stephan IX., Hadrian VI, Graz 1991, ad ind.; E. Goez, Beatrix von Canossa und Tuszien: Eine Untersuchung zur Geschichte des 11. Jahrhunderts, Sigmaringen 1995, pp. 148-151; I. Herklotz, Zur Ikonographie der Papstsiegel im 11. und 12. Jahrhundert, in Für irdischen Ruhm und himmlischen Lohn: Stifter und Auftraggeber in der mittelalterlichen Kunst, a cura di H.R. Meier - C. Jäggi - P. Büttner, Berlin 1995, pp. 116-130; W. Huschner, V. II, in Encliclopedia dei Papi, II, Roma 2001, pp. 162-166; J. Johrendt, Die Reisen der frühen Reformpäpste - ihre Ursachen und Funktionen, in Römische Quartalschrift, XCVI (2001), 1-2, pp. 57-94; R. Benericetti, La cronologia dei papi della seconda metà del secolo XI nelle carte ravennati e romagnole, in Archivum historiae pontificiae, XL (2002), pp. 37-52; G. Mayr, Die Grafen von Kühbach und ihr Verwandtschafskreis, in Hochmittelalterliche Adelsfamilien in Altbayern, Franken und Schwaben, a cura di F. Kramer - W. Stömer, München 2005, pp. 97-139 (in partic. sulla famiglia di Vittore II p. 126 ss. con albero di famiglia a p. 135); G. Gresser, Die Synoden und Konzilien der Zeit des Reformpapsttums in Deutschland und Italien von Leo IX. bis Calixt II. (1049-1123), Paderborn 2006, pp. 28-34; D. Hägermann, Das Papsttum am Vorabend des Investiturstreits. Stephan IX. (1057-1058), Benedikt X. (1058) und Nikolaus II. (1058-1061), Stuttgart 2008, pp. 11-56; W. Rausch, Deutsche Päpste in der Salierzeit, in Festschrift für Walter Aspernig zum 70. Geburtstag, a cura di G. Heilingsetzer - G. Kalliauer - B. Prokisch, Jahrbuch des Oberösterreichischen Musealvereines, Linz 2012, pp. 99-110; M. Stroll, Popes and antipopes: the politics of eleventh century church reform, Leiden-Boston 2012 (in partic. pp. 51-60); T. Wetzstein, Viktor II. - ein Eichstätter Reichsbischof auf dem Petrusthron, in Eichstätter Diözesangeschichtsblätter, I (2012-2013), pp. 78-103; D.J. Weiß, Bayerische und Baierische Päpste - Clemens II., Damasus II. und Victor II, in Bayerische Römer - römische Bayern. Lebensgeschichten aus Vor- und Frühmoderne, a cura di R. Becker - D.J. Weiß, St. Ottilien 2016, pp. 45-67; C. Guzzo, La Battaglia di Civitate. Una rilettura, in Arnos. Archivio normanno-svevo, V (2017), pp. 69-85; N. D’Acunto, La lotta per le investiture. Una rivoluzione medievale (998-1122), Roma 2020.

TAG

Lotta per le investiture

Goffredo il barbuto

Italia meridionale

Liber pontificalis

Federico di lorena