Pan

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Pan

Emanuele Lelli

Il dio caprino che ama i boschi e le sorgenti

Pan

Nato da Ermes e da una ninfa, Pan, metà uomo e metà capro, è il dio del mondo incontaminato dei pastori. Con il suo flauto rende liete le lunghe giornate estive, in compagnia delle altre divinità agresti, i satiri e le ninfe. Il suo terribile grido, però, può spaventare e gettare nello smarrimento chi lo ode: è il panico

La nascita di Pan

Ermes (il romano Mercurio), l’astuto e disinvolto messaggero degli dei, innamoratosi della bellissima ninfa Driope si offre come custode del gregge di pecore del padre di lei, in Arcadia. Così riesce nell’intento di congiungersi alla ragazza. «Ed ella – come racconta l’Inno omerico a Pan – nelle sue stanze generò a Ermes un figlio diletto, subito straordinario a vedersi, dal piede caprino, bicorne, dall’urlo furioso, ma dal dolce sorriso». È Pan, che diviene una delle divinità più amate nel mondo dei pastori e delle campagne.

Proprio nella regione più montuosa e agreste della Grecia, l’Arcadia, sembra essere nato originariamente il culto di Pan, metà uomo e metà capro, per diffondersi presto ad altre zone, assumendo anche tratti non appartenenti al mondo agricolo. Pan diviene protettore dei cacciatori e dei pescatori, di tutte quelle attività in cui l’uomo è a contatto con la natura selvaggia e primitiva.

Sempre l’Inno omerico a Pan ce lo descrive nel suo contesto naturale: «Per le valli folte di alberi si aggira insieme con le ninfe amanti della danza: a esse piace calcare le cime delle impervie rupi invocando Pan, il dio dei pascoli, dalla folta chioma, irsuto, che regna su tutte le alture nevose e sulle vette dei monti, e sugli aspri sentieri. Si aggira da ogni parte tra le folte macchie: ora è attirato da lenti ruscelli, ora invece si inerpica tra rupi inaccessibili salendo alla vetta più alta da cui si scorgono le greggi».

Nel mondo dei pastori

Pan è la divinità del mondo agreste e incontaminato, della vita all’aperto e della libertà anche sfrenata, della calura estiva e della fecondità: non a caso è rappresentato spesso in uno stato di eccitazione erotica. Tutte le caratteristiche che gli sono attribuite, nel mito antico, rispecchiano le abitudini della vita pastorale e agricola.

Proprio a Pan si attribuisce l’invenzione del flauto stesso (in greco sỳrinx), ricavato con la canna del giunco in cui fu trasformata la ninfa Siringa che respingeva le proposte d’amore del dio. Tutto il mondo pastorale è legato a Pan: spesso insieme al dio sono raffigurati i satiri, creature umane con orecchie, coda, corna e piedi caprini che trascorrono il tempo nei boschi e nelle campagne fra canti, suoni, balli e giochi; Pan è anche compagno delle ninfe, le divine abitanti delle fonti e dei boschi dedite ai cori e all’amore.

Tutti questi personaggi animano il paesaggio di uno dei generi letterari più originali che i Greci ci hanno lasciato: la poesia pastorale o bucolica, il cui iniziatore è il siracusano Teocrito (4°-3° secolo a.C.). Così ‘cantare Pan’ indica in generale il dedicarsi alla poesia bucolica, e il dio rimarrà uno dei protagonisti del genere pastorale fino all’età moderna, in poesia come anche nella tradizione figurativa.

Se i pastori invocano Pan per la fecondità delle greggi, il dio sa anche incutere loro paura. Il suo terribile grido, nelle calde ore estive, può terrorizzare chiunque lo oda e gettarlo nello smarrimento: è il timor panico; ancora oggi, di una persona completamente impaurita e confusa, si dice che «è in preda al panico».

Pan dio universale

Quando Ermes porta per la prima volta Pan sull’Olimpo, racconta ancora l’Inno omerico a Pan, tutti gli dei sorridono al suo aspetto caprino, «e lo chiamarono Pan (in greco «tutto») perché a tutti l’animo aveva rallegrato». Ma questa etimologia del nome Pan non è ritenuta attendibile dagli studiosi, che preferiscono collegare il nome ad altri termini, di origine indoeuropea, che indicano l’attività della pastorizia, come per esempio il latino pascere «far pascolare».

Tuttavia l’etimologia che accosta Pan all’aggettivo «tutto» è piuttosto diffusa nell’antichità, ed è anzi all’origine della trasformazione religiosa che il dio subisce in età tardo-antica e cristiana. Pan diviene una divinità naturalistica che simboleggia il mondo intero e la natura nei suoi aspetti più incontaminati, il ‘tutto’ universale a cui l’uomo tende a unirsi.

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