PALIOTTO

Enciclopedia Italiana (1935)

PALIOTTO (antependium)

Cuniberto MOHLBERG
Emilio LAVAGNINO

È la denominazione data, nel tardo Medioevo, a quel rivestimento liturgico dell'altare, detto poi pallium, che nasconde la parte anteriore della mensa. Questo ornamento dell'altare viene nominato per la prima volta in Oriente da S. Efrem. Il Chronicon paschale parla di auree coperte che l'imperatore Costantino avrebbe regalate alla chiesa di S. Sofia a Costantinopoli. Documenti orientali del sec. VI sui paliotti sono la lettera di protesta del clero di Apamea al concilio di Costantinopoli (536) e la descrizione dell'altare di Santa Sofia di Paolo Silenziario. In Occidente i documenti cominciano con il sec. V: Aurelio di Arles nella sua regola (c. 27) proibisce ai monaci l'uso di pallae preziose, e per questo secolo vanno ancora menzionati la Genesi di Vienna e i musaici di S. Apollinare e di S. Vitale a Ramnna. A Roma il primo cenno a un rivestimento d'altare si ha nella vita di Benedetto II (684-85), il quale fece eseguire preziose coopertoria per la basilica di S. Valentino, per S. Maria ad Martyres, per S. Lorenzo in Lucina. Da Gregorio III (731-741) in poi troviamo spesso menzionato nel Liber pontificalis il rivestimento d'altare col nome di vestis; Zaccaria (741-52) fece eseguire una vestis ex auro texta per la basilica di San Pietro e un'altra per l'altare maggiore di S. Andrea. Documenti anche più copiosi sono gl'inventarî e i quadri. Più tardi poi abbiamo le ordinanze dei sinodi: S. Carlo Borromeo diede disposizioni particolareggiate nella sua instructio fabricae (in Acta ecclesiae Mediolanensis, 572, 625).

Arte. - Può essere considerato come un antependium il rivestimento in oro e argento dorato che abbellisce l'altare della basilica milanese di S. Ambrogio, il cosiddetto pallio ambrosiano, la più bella e ricca opera di oreficeria del sec. IX dovuta alla mano di Vuolvinius Magister Faber.

Interessantissimi sono anche i resti dell'antependium di Enrico II (secolo X-XI) che provengono dal duomo di Basilea e attualmente sono nel museo di Cluny a Parigi. È quasi integro quello decorato a formelle d'avorio con splendidi rilievi, opera di un artista campano del sec. XII, che si ammira nella sagrestia del duomo di Salerno.

Alla fine del sec. XIII appartiene il paliotto "laboratum cum acu ad aurum battutum cum Ymaginibus Crucifixi et Beate Virginis et in circuitu cum rotis et grifos et pappagallos" ricordato tra i doni fatti da Bonifacio VIII alla cattedrale di Anagni. Ed è bellissimo per i colori ancora vivi e armoniosi, e per il disegno robusto delle figure che fa pensare al Cavallini.

Tra i paliotti ricamati del sec. XV ricorderemo quello donato da Sisto IV alla basilica d'Assisi, adorno di magnifici ricami in Seta, e l'altro donato da Ludovico il Moro e da Beatrice d'Este in occasione delle loro nozze alla chiesa della Madonna del Monte sopra Varese; quest'ultimo è da considerare come uno dei più preziosi esempî dell'arte del ricamo nel ducato di Milano sul finire del Quattrocento.

Ricchissimi furono i paliotti che abbellirono gli altari durante il Cinquecento, ma lo sfarzo e la ricchezza maggiore apparvero durante l'età barocca, quando lo stesso carattere di vivace nota cromatica che il paliotto poteva conferire alla decorazione di una determinata zona del tempio faceva sì che esso talvolta divenisse il fulcro di un complesso organismo decorativo. Nella chiesa di S. Maria in Vallicella, per es., si conservano ancora decine e decine di questi paliotti dei più svariati colori e delle stoffe più preziose, e nella chiesa di S. Maria in Trastevere se ne conserva anche uno, ad arazzo, tessuto nella fabbrica che, per breve tempo, venne sostenuta in Roma dai Barberini.

Durante l'età barocca furono molto spesso eseguiti paliotti ove su un fondo di seta o velluto erano applicate decorazioni pittoriche o fregi in metallo e in legno dorato. Nel periodo neoclassico anche nei paliotti come in tutti gli altri arredi delle chiese apparve l'eco delle nuove mode artistiche; e anche attualmente non sono pochi e privi di significato gli indizî che lasciano sperare un rinnovamento del gusto nella scelta della stoffa e dei ricami usati nelle chiese.

V. tavv. XXXI e XXXII; e v. anche broccato, VII, tav. CXCVII.

Bibl.: Riproduzioni di paliotti ricamati in L. de Farcy, La broderie du XIe siècle jusqu'à nos jours, Angers 1890, Suppl. 1900; l'iconografia in E. v. Sydow, Die Entwicklung des figuralen Schmuckes der christlichen Altarantipendia u. Retabula bis zum 14. Jahrhundert, Strasburgo 1912. In generale: Braun, Der christliche Altar, II (1924), pp. 9-132.

TAG

Liber pontificalis

Paolo silenziario

Ludovico il moro

Beatrice d'este

Costantinopoli