PIETRASANTA, Pagano di

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 83 (2015)

PIETRASANTA, Pagano di

Elisa Ester Occhipinti

PIETRASANTA, Pagano di. – Figlio di Pietro, fratello di Guido e Gabrio, padre di Guiscardo, nacque alla fine del XII secolo.

Sul suo aspetto fisico è stata tramandata un’immagine eloquente: «vir nobilis et magnificus civis mediolanensis, miles facundus, dives, facieque iocundus» (Annali genovesi, 1923, p. 62). Sulla base di accordi raggiunti nell’aprile 1223, nel febbraio dell’anno seguente – mentre il padre era a capo del Comune di Alessandria – assunse il primo incarico esterno, che lo vide impegnato in una importante sperimentazione istituzionale tra i comuni di Asti e Alba, di cui resse congiuntamente la Podesteria.

Patti di simbiosi tra due o più comuni caratterizzarono alcune fasi dell’età comunale in Piemonte, Romagna e Marche, e nel caso specifico si possono cogliere segni di precoce organizzazione popolare autonoma nel Comune di Asti. Venne deciso che Pagano di Pietrasanta avrebbe soggiornato in un primo periodo ad Asti, per spostarsi poi ad Alba: l’onere finanziario per il pagamento della sua retribuzione avrebbe gravato per due terzi sugli astigiani e per un terzo sugli albesi. A riprova della difficoltà a rispettare le linee del patto si può considerare l’alternarsi della denominazione di Pagano nella documentazione, ora indicato come podestà di Asti e Alba, ora soltanto come podestà degli albesi, con il prevalere della seconda denominazione nell’ultimo periodo, soprattutto dopo i contrasti per il possesso del castello di Neviglie, non lontano da Alba. Durante l’incarico podestarile astigiano-albese si servì, oltre che di collaboratori locali, dell’assistenza di milanesi come Matteo da Cortenuova, definito ‘giudice e vicario’ del podestà e il consanguineo Enrico Pietrasanta, ‘vicario’ e ‘gerente’ a nome di Pagano, già membro (1215) del consiglio del Comune milanese.

Rientrato a Milano, in virtù della competenza acquisita, Pagano assolse per il Comune incarichi diplomatici, come tra il febbraio e il giugno 1227, quando a Verona, in qualità di ambasciatore, presenziò alla solenne dichiarazione con cui il podestà locale, Ezzelino da Romano, si impegnò ad accettare l’arbitrato del collega milanese Lanfranco da Pontecarale a proposito delle discordie che lo opponevano al conte Rizzardo di S. Bonifacio e al Comune di Mantova; poi, nel Palazzo comunale di Mantova, quando il podestà milanese dettò le linee dell’arbitrato; infine sul ponte di Nogara, testimone del ‘bacio della pace’ tra il conte Rizzardo ed Ezzelino da Romano, volto a cancellare tutte le ingiurie e le azioni violente pregresse tra le due parti. Tra la fine del 1227 e l’inizio del 1228 la fama di amministratore efficiente e abile negoziatore portò Pagano a ricoprire il ruolo di podestà a Tortona, al tempo alleata di Alessandria e Alba contro Genova e Asti. Anche in tale occasione, per addivenire a una pacificazione tra quelle città, fu chiesto l’arbitrato del podestà di Milano in carica, Aliprando Fava, che impose ai genovesi di riconoscere ai tortonesi la legittimità del possesso del centro fortificato di Montiliario, con l’impegno a ricostruirne le parti distrutte. Alla fine del mese di marzo 1228 Pagano di Pietrasanta guidò la delegazione tortonese che in un campo appena fuori la località di Serravalle incontrò gli ambasciatori milanesi, presenti anche rappresentanti dei comuni di Alessandria e Genova: vennero rese note le stime dei danni subiti dai castelli di Montiliario e Murisasco, che i genovesi avrebbero dovuto provvedere a restaurare. Ancora, all’inizio di aprile, il podestà Pagano partecipò all’incontro, fissato dagli ambasciatori milanesi presso una chiesa sulla strada tra Gavi e Serravalle, per notificare a tortonesi, alessandrini e genovesi tutti i dettagli per addivenire alla pace. Probabilmente alla fine di aprile si concludeva il mandato podestarile a Tortona, se il 6 maggio seguente Pagano, presente nella sede del Comune di Milano per partecipare insieme ad ambasciatori genovesi e al podestà di Alessandria a una riunione convocata da Aliprando Fava per discutere della situazione complessiva dell’Oltrepò, venne indicato semplicemente come ‘dominus’, senza riferimenti a cariche ufficiali.

Negli anni immediatamente successivi Pagano fu podestà a Bologna (1230) e durante il corso del 1232 risulta in carica quale podestà di Genova. Tra i collaboratori più stretti era il giudice Matteo da Cortenuova e tra i milites della scorta il consanguineo Ruggero, successivamente residente e proprietario di beni ad Albairate, definito nobilis; con l’esperienza genovese paiono concludersi gli incarichi podestarili di Pagano. Nel 1237 fece parte del Consiglio generale del Comune di Milano, di cui risulta ancora membro nel 1246. Il padre era con certezza morto già nel 1229 e Pagano, unitamente ai fratelli Guido e Gabrio, ne aveva ereditato le vaste proprietà nei territori di Baranzate, Vialba e Vignate: è possibile che abbia preferito rinunciare a incarichi politici lontano da Milano e occuparsi della gestione del patrimonio fondiario familiare, che dopo la sua morte risultava ampliato nei territori di Incirano, Dugnano e Varedo.

Seppure in misura meno rilevante, anche i fratelli Guido e Fabrizio presero parte alla vita pubblica sia in patria sia in altre sedi. Nel 1247, insieme al figlio di Pagano, Guiscardo, vennero fatti prigionieri dalle truppe di Federico II nel quadro del conflitto tra l’autorità imperiale e i comuni della seconda Lega lombarda; successivamente scambiati con dei bergamaschi detenuti a Milano, per interessamento delle autorità genovesi vennero riaccompagnati in patria. Gabrio rivestì la carica di podestà di Como nel 1251, dove qualche tempo dopo anche Guido fu a capo del Comune, mentre nel 1259 ebbe a Modena il medesimo incarico, passato l’anno successivo a suo figlio Pagano.

Nel 1258 Guido era stato tra i rappresentati di capitanei e valvassori per stipulare la cosiddetta pace di Sant’Ambrogio tra le fazioni cittadine. Alla stessa generazione di Pagano e dei suoi fratelli appartennero, oltre al citato Ruggero, anche i fratelli Pivione e Colombino, quest’ultimo membro del Consiglio comunale (1246) contemporaneamente a Pagano e tra gli ambasciatori milanesi presenti a Genova nel 1257 al giuramento da parte di Filippo della Torre di non tener conto dei torti subiti in quella città; e inoltre Guarnerio (console di giustizia nel 1256).

Pagano di Pietrasanta morì prima del 1254.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Archivio diplomatico, Pergamene per fondi, cart. 487, nn. 159, 242, 252; 488, nn. 264, 295, 296; 489, nn. 374, 375, 455; Codex Astensis qui de Malabayla communiter nuncupatur, II, a cura di Q. Sella, Roma 1880, 600, pp. 617 s.; 602, pp. 618 s.; 619, pp. 630 s.; 656, pp. 672-676; 657, p. 686; 671, pp. 692 s.; 688, pp. 728 s.; Il Rigestum comunis Albe, a cura di E. Milano, II, Pinerolo 1903, CCLXVI, pp. 49 s.; CCCCXXXI, p. 246; CCCCXXXVI, pp. 249 s.; CCCCXLII, p. 256; Appendice documentaria al Rigestum comunis Albe (secolo XI - 1377), a cura di F. Gabotto, Pinerolo 1912, CLXXVIII, p. 294; CLXXIX, p. 295; Gli atti del comune di Milano fino all’anno MCCXVI, a cura di C. Manaresi, Milano 1919, CCCLXXXVII, pp. 507-511; Annali genovesi di Caffaro e de’ suoi continuatori, III, a cura di C. Imperiale, in Fonti per la Storia d’Italia, XIII, Roma 1923, pp. 62, 175 s.; Gli atti del comune di Milano nel secolo XIII (1217-1250), a cura di M.F. Baroni, Milano 1976, CI, pp. 136-139; CIII, pp. 150 s.; CLXXV, pp. 253-257; CC, pp. 300-303; CCV, pp. 307 s.; CCVII, pp. 311-313; CCXI, pp. 316 s.; CCLXXXIV, pp. 407 s.; CCCLXVIII, pp. 533-539; CDLXIX, pp. 684-686; CDLXX, pp. 686-690; Gli atti del comune di Milano nel secolo XIII (1251-1262), II, 1, a cura di M.F. Baroni - R. Perelli Cippo, Ales-sandria 1982, IV, pp. 4-8; CCLIII, pp. 288-294; CCIX, pp. 241-244.

Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e campagna di Milano ne’ secoli bassi, a cura di G. Giulini, IV, Milano 1855, pp. 327, 419, 437 s., 532; E. Artifoni, La coniunctio et unitas astigiano-albese del 1223-1224. Un esperimento politico e la sua efficacia nella circolazione di modelli istituzionali, in Bollettino storico-bibliografico subalpino, LXXVIII (1980), pp. 105-126; E. Occhipinti, Vita politica e coesione parentale: la famiglia milanese dei Pietrasanta nell’età dei comuni, in Studi di storia medioevale e di diplomatica, VII, Milano 1982, pp. 25-42; E. Artifoni, Una società di ‘popolo’. Modelli istituzionali, parentele, aggregazioni societarie e territoriali ad Asti nel XIII secolo, in Studi Medievali, s. 3, XXIV (1983), passim; Id., I podestà itineranti e l’area comunale piemontese. Nota su uno scambio ineguale, in I podestà dell’Italia comunale. Reclutamento e circolazione degli ufficiali forestieri (fine XII secolo - metà XIV secolo), a cura di J.-C., Maire Vigueur, I, Roma 2000, p. 39; E. Occhipinti, Podestà ‘da Milano’ e ‘a Milano’ fra XII e XIV secolo, ibid., pp. 49, 57.

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