PICASSO, Pablo Ruiz

Enciclopedia Italiana (1935)

PICASSO, Pablo Ruiz

Giorgio Castelfranco

Pittore, nato a Malaga il 23 ottobre 1881. Prese ben presto come nome d'arte il cognome della madre, Picasso. Dal 1900 al 1902 fu più volte a Parigi, dove si stabilì nel 1904. Precocissimo, subì sino verso il 1900 l'influenza dei divisionisti francesi; disegni suoi di quegli anni a linea sottile, senz'ombra (maniera di disegno a cui egli rimarrà quasi sempre fedele) sono però già assai fini e spiritosi.

I suoi primi successi cominciano con la période bleue, detta così per il colore predominante: opere assai schiette, sensibili e semplici di esecuzione, a figure leggermente abbreviate; i soggetti sono assai spesso gruppi di saltimbanchi gracili, in atteggiamenti stanchi, in una luce azzurra irreale.

La période bleue è stata in questi ultimi tempi la meno discussa e, generalmente, la più apprezzata.

Dal 1905 in poi P. cerca invece evidenza di masse, sommaria monumentalità, in colori prevalentemente rosacei (période rose); la deformazione si accentua; influssi esotici già si avvertono, sebbene ancora vagamente, nella sua pittura.

Con Les Demoiselles d'Avignon (1906-07) la sua deformazione comincia ad assumere spartiti e profili geometrici e a impiegare tipi imitati da statue e maschere negre. P. passa così, gradatamente, verso il 1908, a figure quasi completamente composte di solidi geometrici (Busto d'uomo, coll. Percier, 1908). In tale ricerca, oltre alla scultura negra, ha influenza su di lui la deformazione plastico-sintetizzatrice di Cézanne, influenza riconoscibile soprattutto nei paesaggi. Conosce Braque, diviene l'esponente più attivo del cubismo (v.). Via via attenua ogni apparenza veristica, sino a rinunciare, verso il 1911, al senso del volume e a giungere a puri arabeschi in superficie.

Nel 1915 ritenta forme naturalistiche; poi verso il 1920, inizia la période antique, a figure ispirate dalla pittura pompeiana, primitivizzate, pigre e pesanti, in colori prevalentemente rossastri, di una esecuzione semplice ed evidente. Ma dipinge ancora composizioni astratte, di tipo cubista, con nei particolari rapide, ma più chiare, figurazioni di oggetti reali (p. es., una finestra, il mare, strumenti musicali). Fa illustrazioni per le Metamorfosi di Ovidio a disegni a tratto continuo, di evidente eco classica. Dipinge (nel 1929) forme plastiche su sfondi di cielo, senza appoggio a elementi veristici, che intitola Les Métamorphoses.

Al nome del P. sono indissolubilmente legati due vasti movimenti artistici moderni: il cubismo e quello che potremmo chiamare "primitivismo plastico", ultimamente assai diffuso, che cerca evidenza plastica in un'accentuata e stilizzata semplificazione delle forme reali.

Anche per questo il nome del P., la cui produzione è assai copiosa, è notissimo nel mondo. Opere sue si trovano nella maggior parte dei grandi musei d'Europa e in molte collezioni private.

Ediz. illustr. da P. (fra altre): Ovide, Les Métamorphoses, Losanna 1931; H. de Balzac, Le chef d'øuvre inconnu, Parigi 1932.

Bibl.: M. Raynal, P. (Les Maîtres d. Cubisme), Parigi 1921; V. George, P., Parigi 1924; P. Reverdy, P. P. (coll. Peintres franç. nouv., 16), Parigi 1926; Ch. Zervos, P., ivi 1926; id., L'oeuvre complète de P., ivi 1932; id., P. P., Milano 1933; A. Bertram, P. (The world's masters), Londra 1930; W. Grohmann, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXVI, Lipsia 1932, (con ampia bibl.); P. du Colombier e R. Manuel, Tableau du XXe siècle (1900-1933). Les Arts, Parigi 1933; F. Olivier, P. et ses amis, Parigi 1933; E. d'Ors, P. P., Parigi 1933; L. Venturi, P., in L'Arte, XXXVI (1930), pp. 120-40; M. Guerrisi, La nuova pittura, Torino 1932, pp. 31-47; G. Castelfranco, La pittura moderna, Firenze 1934.