OTRANTO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1996)

OTRANTO (Ύδροῡς, Hydruntum)

F. D¿Andria

L'insediamento antico, uno dei maggiori del Salento, sorge nel punto più orientale della penisola italiana ed è munito di favorevoli approdi sul canale che collega l'Italia ai Balcani, percorso dalle rotte marittime che dall'Egeo raggiungevano i porti dell'Adriatico settentrionale.

Rare sono le fonti letterarie su questo centro: Stefano Bizantino (s.v. Βίεννος) ne attribuisce la fondazione a un gruppo di Cretesi guidati da Biennos, che aveva abbandonato l'isola a causa della siccità, raggiungendo la Iapigia su suggerimento dell'oracolo. Le altre attestazioni contengono brevi indicazioni sulla sua posizione geografica, al confine tra i mari Ionio e Adriatico (Plin., Nat. hist., Ili, 1oo), dandone le distanze dagli altri centri (Strab., VI, 3, 5; Paus., VI, 19, 9; Itin. Anton., 115, 7; 323, 9; 329, 1).

Prima dell'inizio di ricerche archeologiche sistematiche, nel 1977, gli unici documenti che attestavano l'importanza del centro antico erano le due basi marmoree, con dediche iscritte a Lucio Vero, reimpiegate nel portale di Casa Arcella, nel centro storico (CIL, IX, 15-16). Gli scavi iniziati appena fuori della Porta Alfonsina, nella zona o della città, hanno permesso di recuperare dati che chiariscono problemi storici importanti soprattutto per l'Età del Ferro e per il periodo medievale. Nell'area del centro storico (chiesa di S. Pietro) e sui rilievi lungo l'insenatura orientale sono apparse notevoli tracce dell'insediamento dell'Età del Bronzo, con nuclei di capanne sparsi e con materiali delle fasi Recente e Finale, caratterizzate dalle importazioni micenee e dalla comparsa di una ceramica dipinta locale (Protogeometrico iapigio). L'insediamento si evolve nell'Età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.) quando le attestazioni sembrano ancora concentrarsi sull'insenatura orientale; in alcuni cantieri si sono riconosciute imponenti stratificazioni insediative caratterizzate dalla presenza precoce di ceramiche di importazione greca. Sulla base delle associazioni stratigrafiche rilevate in queste aree dell'abitato è stato possibile elaborare la tipologia delle produzioni locali di ceramica dipinta (matt-painted) del Geometrico iapigio. Nel terreno di livellamento delle diverse fasi insediative e in alcuni butti si sono rinvenuti varî frammenti di ceramica greca mediogeometrica (prima metà VIII sec. a.C.) che costituiscono un gruppo rilevante dal punto di vista quantitativo rispetto agli altri siti coevi dell'Italia. Si tratta di una documentazione che attesta precoci rapporti di scambio di quest'area con Corinto, a cui si può attribuire la maggior parte degli oggetti rinvenuti: a O. la frequentazione greca risulta quindi anteriore di varî decenni all'inizio della colonizzazione in Italia. Nella stessa fase, tra il IX e la prima metà dell'VIII sec. a.C., è attestata la presenza di vasi dipinti di tipo «devolliano», importati dall'area albanese, che attesta intensi rapporti di scambio tra le due sponde del Canale, fenomeno significativo per comprendere i processi di formazione delle etnie iapigio-messapiche a livello linguistico e culturale.

Nuovi dati sono ora venuti in luce sull'insediamento arcaico che pure appare concentrato nella zona orientale; in scavi recenti sono apparse le strutture di un fossato databile al VI sec. a.C., in parte scavato nella roccia e in parte rivestito da un muro a blocchi non squadrati molto simile a quello delle fortificazioni di Cavallino e dei Fani (Salve). Un tale apprestamento difensivo che doveva proteggere l'abitato sulla collina prospiciente l'insenatura orientale si collega al sistema viario che dall'approdo otrantino portava verso gli insediamenti interni come Muro Leccese e Vaste. Con O. queste città messapiche costituiscono un sistema di abitati, organizzati intorno a centri dominanti per sfruttare le risorse agricole e le possibilità di scambio che la favorevole posizione sull'Adriatico offriva. Tali attività sono attestate tra l'altro dagli oggetti rinvenuti nelle tombe di età classica che si concentrano nella zona occidentale, tra la Cattedrale e le mura aragonesi (cratere attico del Pittore di Pan con scena di palestra, ceramica corinzia e attica figurata, anfore commerciali).

Alla città romana e al suo porto, a cui si collegava, proveniente da Brindisi, il tratto finale della Via Appia-Traiana, appartiene il complesso sepolcrale del cantiere n. 1 (Via Vittorio Emanuele) che ha restituito sepolture allineate lungo la strada di ingresso alla città con corredi del I sec. a.C.-I sec. d.C. (vetri, oggetti in osso, gioielli, monete, ceramica) e cippi iscritti che menzionano la gens Cornelia, attestata anche a Brindisi. Lungo l'insenatura orientale (cantiere n. 2) si sono messi in luce alcuni ambienti rettangolari che, per la posizione prossima al porto, possono essere interpretati come depositi di merci. La ceramica africana e orientale e le anfore da trasporto attestano la vivacità degli scambi tra V e VI sec. d.C., quando anche l'entroterra otrantino mostra una vitalità notevole per la presenza di numerosi impianti agricoli. Il periodo successivo alla guerra greco-gotica non interrompe queste attività che gli scavi attestano durante tutti i secoli dell'Alto Medioevo, quando la città rappresenta la roccaforte occidentale dell'impero bizantino e appare al centro di una rete complessa di scambi tra occidente, Costantinopoli e mondo islamico.

Nel VII e nell'VIII sec. d.C. venivano prodotte anfore da trasporto per olio e vino, secondo moduli analoghi a quelli delle produzioni orientali. Recenti scoperte in un'area non lontana dal porto hanno messo in luce un articolato impianto artigianale con fornaci, spazi per la lavorazione della ceramica, case a pianta molto semplice destinate agli artigiani, grandi buche in cui erano scaricati gli scarti di cottura. oltre alle anfore da trasporto, nelle officine di O. si producevano anche ceramiche acrome di uso comune, come brocche, scodelle, pentole di varie forme, che attestano strettissimi rapporti tipologici con le contemporanee serie ceramiche dei centri bizantini in Grecia, particolarmente di Corinto.

Alle fasi tardoantiche è databile anche l'edificio scoperto nel corso dei restauri pavimentali della Cattedrale, a cui appartengono i mosaici a decorazione geometrica attribuiti a una più antica chiesa, sulla quale fu costruito il famoso edificio romanico, che probabilmente aveva già nel V sec. funzione di sede episcopale. In una vasta zona cimiteriale extraurbana, lungo l'asse della via romana, in direzione di Lecce, è stata scavata un'altra chiesa a una sola navata con pozzetto nella zona presbiteriale in corrispondenza dell'altare, in cui si è rinvenuto un prezioso reliquiario d'argento contenuto in un piccolo sarcofago di marmo proveniente dall'Asia Minore. Di enorme importanza sono anche i rinvenimenti di età medievale, in particolare concentrati nel cantiere n. 1, dove sono apparse le fortificazioni normanno-sveve anteriori all'assedio turco del 148o. La città medievale, che aveva una maggiore estensione, dopo la conquista cristiana venne racchiusa in una cinta più limitata corrispondente alle attuali mura aragonesi.

La ceramica, i vetri, i metalli, rinvenuti negli scarichi, nei pozzi e negli strati di livellamento hanno fornito un quadro completo delle intense relazioni commerciali che facevano capo a Otranto. Questa documentazione costituisce ora un riferimento essenziale per gli studi sull'Adriatico medievale, in cui emergono o si affermano nuovi centri come Venezia. Alle ceramiche graffite bizantine, di importazione, si affiancano le produzioni locali, a decorazione lineare e quelle invetriate, sino alla «protomaiolica», una delle più tipiche manifestazioni artistiche della Puglia federiciana. I rapporti con il Settentrione sono attestati dalla presenza di pietra oliare e da oggetti metallici come il candelabro di bronzo di fattura lombarda, mentre ben più numerose sono le ceramiche islamiche provenienti dai più diversi siti del Mediterraneo: Asia occidentale, Egitto, Maghreb.

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(F. D’Andria)

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