OSSO

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1998)

OSSO

V.H. Elbern

L'o. come materiale per la produzione di oggetti d'arte fu usato generalmente nel Medioevo come surrogato dell'avorio, materiale più raro, di più difficile reperibilità e quindi più prezioso; questa situazione specifica condiziona il relativo giudizio storico-artistico.L'o., che comprende parti ossee di diversi animali - equini, bovini, camelidi, cervidi, cetacei -, è spesso distinguibile solo con difficoltà dall'avorio, ma in genere la presenza di una parte interna porosa ne costituisce una caratteristica inconfondibile; altre particolarità possono essere la colorazione più opaca e la mancanza di venature. Prima di essere impiegato nella lavorazione di oggetti e figurazioni d'arte, il materiale era opportunamente tagliato per mezzo di una sega e spesso anche candeggiato.L'impiego in campo artistico dell'o. nel Medioevo risale direttamente alle tradizioni artigiane della Tarda Antichità. Il repertorio più ricco e meglio conservato di lavori in o. si trova in ambito copto-egiziano, anche se opere di questo tipo sono documentate in tutte le province dell'Impero romano. I manufatti conservati in numerose raccolte rispecchiano in modo chiaro le varie tecniche e i diversi usi del materiale. Queste tecniche vanno dalle prime scalfitture meccaniche, con l'aiuto del compasso, fino a incisioni di figure, da più rozze a più fini, che venivano praticate sulla superficie dell'o. appositamente tagliato in sottili placchette. Coloritura, tratteggio e altri modi di rigatura possono arricchire motivi geometrici, così come rappresentazioni animalistiche e antropomorfe.Un secondo gruppo di intagli in o. tardoantichi comprende lavori in rilievo in cui, in vario modo, vengono sfruttate le convessità delle ossa. In molti casi è facile determinare l'uso originario delle placchette - tagliate per lo più in forma allungata - come applicazioni e rivestimenti su mobili e cassette. Oltre a ciò, i lavori in o. servivano per molti altri usi quotidiani: per pissidi, recipienti per cosmetici e medicine, montature di specchi, pettini, manici di coltello, forcine e inoltre per amuleti, fibbie di cinture, pedine e teste di fusi (Cairo, Coptic Mus.; Berlino, Mus. für spätantike und byzantinische Kunst). Oggetti di pregio profani sono rari; un esempio isolato è rappresentato da un dittico consolare della metà del sec. 5° (Ostia, Mus. Ostiense).Nel Medioevo si continuarono a impiegare largamente lavori in o. decorati con incisioni e intagli. Nei primi secoli i tipi dei manufatti risultano dapprima limitati anche nella decorazione artistica. Fra i lavori più importanti vanno menzionati in primo luogo parecchi pettini decorati con incisioni e con figure di protomi animali (Tours, Mus. des Beaux-Arts; Stoccarda, Württembergisches Landesmus.; Mosonma gyaróvár, Hansági Múz.), poi fibbie di cintura (Issoudun, Mus. de l'Hospice Saint-Roch), impugnature di spade e di coltelli.Rilevante è l'impiego di contenitori con rivestimenti in o., destinati a oggetti di culto cristiano, prevalentemente reliquiari. L'esempio più antico è la cassetta di Heilbronn (Baden-Württemberg), proveniente da una necropoli alemanna (Stoccarda, Württembergisches Landesmus.). La decorazione consiste in ornati a compasso, òcchi di pernice' (decorazione a più cerchi concentrici con puntino centrale), intrecci o meglio fregi a corridietro, disegni a trafori puntiformi e, sul coperchio scorrevole, nel monogramma di Cristo a incisione. Fra gli altri pezzi precarolingi e protocarolingi - come per es. la cassetta di Weilbach (Wiesbaden, Mus. Wiesbaden) e due reliquiari a borsa con semplici incisioni colorate (Sion, tesoro della cattedrale; Namur, Mus. Diocésain et Trésor de la Cathédral Saint-Aubain) - emerge la c.d. cassetta franca da Werden (Essen, Schatzkammer der Propsteikirche St. Liudgerus), una delle più importanti opere altomedievali con applicazioni in o. intagliato e traforato, databile alla metà dell'8° secolo. Insieme alle placchette lavorate con le tecniche usuali menzionate, che ne rivestono molte parti, la cassetta di Werden presenta anche riquadri con figure intagliate e incise (Cristo fra angeli, Crocifissione, animali simbolici); essa, oltre che come reliquiario, serviva anche come altare portatile.Un secondo importante esemplare di cassetta con figure intagliate è il Franks casket (Firenze, Mus. Naz. del Bargello; Londra, British Mus.), datato intorno al sec. 8°, proveniente, secondo il parere degli studiosi, dalla Northumbria; vi compaiono scene in rilievo di argomento profano, tratte sia dalla mitologia antica sia da quella germanica. La cassetta è realizzata in o. di balena, che - insieme a quello di tricheco - era adoperato di preferenza nell'Inghilterra anglosassone e ancora durante il Romanico maturo.Cassette simili con intagli in o., realizzate in varie forme, continuarono a essere in uso durante tutto il Medioevo, soprattutto dal 10° al 12° secolo. La loro diffusione potrebbe essere stata influenzata anche dalle cassette bizantine a rosette, di cui gli esemplari meno pregiati e più tardivi mostrano sempre più spesso l'uso dell'o. accanto a quello dell'avorio; a partire dal sec. 12° l'o. fu addirittura prevalente.L'impiego di entrambi i materiali si incontra anche nel flabello carolingio di Tournus (Firenze, Mus. Naz. del Bargello), dove i due nodi d'o. del manico sono dipinti. Vari lavori in o. dell'Italia settentrionale, talvolta notevoli per le forme e con un repertorio di motivi particolarmente ricco, occupano una posizione di collegamento tra Bisanzio e l'Europa centrale. Uno degli esempi più interessanti è un reliquiario a borsa del sec. 10°, proveniente da St. Peter a Salisburgo (New York, Metropolitan Mus. of Art, The Cloisters), la cui connessione con l'Italia settentrionale è evidente. Affini appaiono anche una rilegatura con placche d'o. incise e traforate (Salisburgo, Stift St. Peter) e un altare portatile lavorato allo stesso modo (Seekirchen, Heimatmus.), opere entrambe provenienti da Salisburgo. Nell'ambito della stessa tradizione, anche se in un periodo di poco posteriore, rientrano alcune cassette a motivi animalistici (per es. Coira, Domschatz). In tale contesto si può individuare anche l'influenza dei centri siculoarabi dell'Italia meridionale, che si manifesta nei motivi ornamentali, tanto di tipo geometrico quanto di tipo vegetale e animale (per es. Vienna, Kunsthistorisches Mus.; Londra, Vict. and Alb. Mus.).Cassette in o. di forma più semplice con una decorazione più modesta erano diffuse nell'Europa centrale fino al sec. 12° e sono reperibili nei tesori di molte chiese. Per determinare l'epoca e il luogo di produzione esistono pochi punti di appoggio. Una semplice cassetta da Wunsdorf (Hannover, Niedersächsisches Landesmus.) include nella decorazione monete del sec. 10°; l'ornato rivela nuovamente un influsso orientale, come risulta dal confronto con una pisside yemenita (Colonia, St. Gereon). Molte altre fra le cassette in o. e in avorio giunte in Europa dall'ambiente islamico - per lo più con coperchio a spioventi - hanno le pareti lisce, talvolta ornate con motivi dipinti o dorati (Esztergom, Keresztény Múz.). Non mancano tuttavia cassette con decorazioni a traforo (Fritzlar, Domschatz und Mus. des St. Petri-Domes, già Coll. Brummer).In Europa centrale, nell'epoca romanica, per la maggior parte le cassette in o. venivano impiegate come reliquiari. Si sono conservati ancora molti esemplari dei diversi tipi, da quelli piccoli di forma rettangolare a coperchio piatto o a spioventi con semplici motivi incisi (Darmstadt, Hessisches Landesmus.; Zug, Historisches Mus.; Conques, Trésor de l'Abbaye), fino a recipienti di grandezza considerevole, molti dei quali decorati esclusivamente con incisioni e trafori talvolta colorati (Liegi, Mus. d'Art Religieux et d'Art Mosan; Karlsruhe, Badisches Landesmus.). Saltuariamente nell'apparato decorativo compaiono inserzioni di vetro.Cassette in o. con coperchio piatto, per lo più decorate con borchie di metallo, erano usate di preferenza nella zona di Colonia, dove sono ancora più frequenti (Colonia, Schnütgen-Mus.; St. Andreas; St. Ursula; Essen, Münsterschatzmus.; Cellettes, dip. Loir-et-Cher, parrocchiale; York, Yorkshire Mus.). Il più significativo esemplare della serie è il reliquiario di s. Gereone, nell'omonima chiesa di Colonia, finemente lavorato; una cassetta più rozza con coperchio a spioventi si trova a Esztergom (Keresztény Múz.). Questo gruppo di opere può difficilmente risalire a prima dell'11° e si colloca prevalentemente nel 12° secolo. Dal punto di vista iconografico è notevole in esse, fra l'altro, la frequente presenza di trafori - in forma di croce, disco, chiavi - attraverso i quali erano rese visibili ai fedeli le reliquie; altra caratteristica sono le borchie decorative in metallo. Cassette in o. simili compaiono anche in Inghilterra, nel periodo romanico maturo, talvolta con decorazione vegetale a rilievo; di foggia affine è inoltre una rilegatura da Winchester, datata alla metà del sec. 12° (Londra, Vict. and Alb. Mus.).Un reliquiario integralmente realizzato in massicce placche d'o., databile intorno al 1100 (Berlino, Staatl. Mus., Pr. Kulturbesitz, Skulpturengal.), riprende la tradizione delle cassette in o. altomedievali con scene figurate. Sul coperchio piatto è rappresentata l'Ascensione e sui lati figura un ampio ciclo cristologico. Un secondo esempio di questa tipologia è la cassetta datata ipoteticamente intorno al Mille e proveniente, secondo il parere degli studiosi, dalla Spagna (Bryn Athyn, Pitcairn Coll., già New York, Demotte Coll.).Opere con scene figurate provenivano anche, in età tardoromanica, dalle botteghe di Colonia: reliquiari a forma di scrigno o di torre, talvolta di grandi dimensioni e ricchi di figure, paragonabili ai coevi reliquiari eseguiti in metallo (per es. Darmstadt, Hessisches Landesmus.; Fritzlar, Domschatz und Mus. des St. Petri-Domes; Parigi, Louvre; Stoccarda, Württembergisches Landesmus.).Accanto alle cassette in o. dei diversi tipi, con o senza scene figurate, erano in uso in tutta Europa, fino alla fine del Medioevo e oltre, anche altre suppellettili: croci, pastorali (Siena, Mus. dell'Opera della Metropolitana), sigilli e oggetti di uso quotidiano. Proprio verso la fine del Medioevo l'intaglio in o. tornò a essere impiegato per la realizzazione di lavori di lusso. In quest'ambito bisogna menzionare in primo luogo le selle da parata destinate a personaggi di rango principesco. Le placche di o. intagliate - per lo più con rappresentazioni profane, quali scene di amore cortese, di argomento eroico o mitologico, di caccia, allegoriche - venivano applicate direttamente sulle sagome in legno dipinto di tali selle. Per la maggior parte le ca. venti selle da parata di questo tipo che si sono conservate (Vienna, Kunsthistorisches Mus.; Londra, Tower of London; Vict. and Alb. Mus.; Parigi, Louvre; Berlino, Staatl. Mus.; Kunstgewerbemus; Boston, Mus. of Fine Arts; Milano, già Coll. Trivulziana; Modena, Gall. e Mus. Estense; Bologna, Mus. Civ. Medievale; Firenze, Mus. Naz. del Bargello) dovrebbero essere originarie dell'area del Tirolo, come si può desumere dai motti, che, oltre che in tedesco, sono redatti in latino e in italiano; tale elemento ha fatto pensare anche a Venezia come possibile luogo di produzione.Alla fine del Medioevo l'intaglio in o. è caratterizzato da una concentrazione in determinati centri di produzione di artigianato artistico, fatto che comportò l'uniformarsi sia degli aspetti tecnico-stilistici sia del repertorio iconografico.Nel periodo intorno al Quattrocento va menzionata soprattutto la bottega degli Embriachi, nella quale l'intaglio in o. medievale conobbe un'ultima grande fioritura. Più ancora che nelle cassette e nelle selle da parata, in questo ambito si venne determinando una componente di artigianato artistico preindustriale, non da ultimo per la commistione fra intaglio in o. e tecnica a intarsio. La famiglia degli Embriachi, attiva prima a Firenze e poi a Venezia, è stata variamente influenzata nella sua ricchissima produzione da motivi locali. I suoi lavori comprendono, in ambito profano, numerosi articoli suntuari: cornici di specchi, cassette, cassette da gioco di forme diverse e talvolta bizzarre. Il repertorio iconografico varia dalle scene d'amore ai temi tratti dai romanzi e dalla mitologia, come per es. nella cassetta di Giasone, proveniente dalla Sainte-Chapelle di Parigi (Londra, Vict. and Alb. Mus.). Due cassoni da cerimonia, oggi smembrati, furono ordinati dai Visconti per la certosa di Pavia (Milano, palazzo Cagnola). Le opere più note furono eseguite per uso di culto, dai reliquiari fino ai grandi rivestimenti d'altare, fra cui per es. un dossale per l'abbazia di Poissy (dip. Yvelines), dono di Jean de Valois, duca di Berry (Parigi, Louvre). La più imponente realizzazione degli Embriachi, dovuta a Baldassarre, il più importante membro della famiglia, è il dossale per la certosa di Pavia: a seguito delle opere eseguite per questa ricca abbazia l'arte degli Embriachi è stata talora definita 'alla certosina'. Si tratta di una grande pala composta da tre scomparti ad arco acuto coronati da ghimberghe, posti su un massiccio zoccolo e inquadrati da grossi contrafforti. Le campiture racchiudono sessantasei formelle a rilievo - dove sono rappresentate scene di storia sacra - fra cui compaiono singole figure entro nicchie. Caratteristico è il modo di composizione: sottili lame d'o. verticali sono accostate per il lato lungo, come nei menzionati reliquiari tardoromanici delle botteghe di Colonia. La particolarità del materiale impiegato comporta una trattazione tecnica rimasta costante nel tempo.Nell'arte degli Embriachi e nel contemporaneo passaggio dalla singola opera d'arte alla produzione in serie si manifestò la decadenza dell'intaglio in o., che perse, contemporaneamente all'intaglio in avorio, il ruolo di genere artistico autonomo.Meno considerati nel contesto europeo sono infine gli intagli in o. nella scultura di piccole dimensioni della Russia, dal 15° all'inizio del 16° secolo. Come esempi caratteristici bisogna menzionare le grandi croci d'altare ricche di figure (Zagorsk, Zagorskij gosudarstvennyij istoriko-chudožestvennyij Muz.; Vologda, Vologodskij Kraevedčeskij muz.), così come un Heptáptychon della Déesis (Berlino, Mus. für spätantike und byzantinische Kunst). Dato il loro carattere medievale, essi costituiscono un'eco dell'intaglio in o. di questo periodo.

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