Osso

Enciclopedia Dantesca (1970)

osso

Luigi Blasucci

Parola occorrente quasi esclusivamente nella Commedia (dodici volte contro una delle Rime; una anche nel Fiore). Al plurale si registra sempre la forma ‛ ossa '. Nel significato proprio: If XX 91 Fer la città sovra quell'ossa morte; XXXIII 78 co' denti / che furo a l'osso, come d'un can, forti; cfr. anche Pg III 127, VII 6. In Pg XXIII 24 da l'ossa la pelle s'informava, ossia " prendeva forma dalle ossa ", la frase vuol rendere lo stato di estrema consunzione dei golosi, ridotti appunto a pelle e ossa (con lontani riecheggiamenti biblici: cfr. Ps. 101, 6 " adhaesit os meum carni meae "; Iob 19, 20 " Pelli meae, consumptis carnibus, adhaesit os meum ").

Caratteristico è l'uso di o. in congiunzione con ‛ polpa ' o carne ', a formare una locuzione divenuta proverbiale nella letteratura del tempo, per indicare il corpo umano nella sua interezza: Rime CIV 86 questo foco m'àve / già consumato sì l'ossa e la polpa; If XXVII 73 Mentre ch'io forma fui d'ossa e di polpe (l'anima è principio informatore del corpo); Pg XXIX 124 l'altr'era come se le carni e l'ossa / fossero state di smeraldo fatte. Quando il secondo termine (‛ polpa ', ‛ carne ') è introdotto per sottrazione, la locuzione sta a significare una condizione di estrema magrezza: Pg XXXII 123 in tanta futa / quanto sofferser l'ossa sanza polpe (detto della volpe simbolica che d'ogne pasto buon parea digiuna, v. 120); cfr. anche Fiore LV 13 no lle dimorrà sopr'osso carne.

La forma plurale può essere impiegata a designare per sineddoche il corpo, le membra: lf XXXI 60 La faccia sua mi parea lunga e grossa / ... e a sua proporzione eran l'altre ossa (è però vero che " l'impalcatura ossea è quella che dà le dimensioni fondamentali del corpo umano ", Porena); Pd XX 107 l'una de lo 'nferno, u' non si riede / già mai a buon voler, tornò a l'ossa, allusione all'anima di Traiano che, secondo la leggenda, risuscitò dall'Inferno. In Pg XX 60 la forma plurale sta a indicare senz'altro la persona: mio figlio... dal quale / cominciar di costor le sacrate ossa, ossia le persone dei re Capetingi, consacrate dall'arcivescovo di Reims (ma il Lombardi, dando a sacrate il valore di " esecrande ", osservava che " nelle maledizioni sono le ‛ ossa ' quella parte che più si suole nominare "; mentre il Del Lungo, pur accettando il significato di " consacrate ", chiosava sottilmente: " consacrazione che rimanesse, anche dopo morti, nelle ‛ ossa ' loro ").

La parola può anche designare la materia di cui eran fatti oggetti come fibbie, pettini, ecc.: Pd XV 113 Bellincion Berti vid'io andar cinto / di cuoio e d'osso.