Orvieto

Enciclopedia Dantesca (1970)

Orvieto (Orbivieto)

Mario Sensi
Pier Vincenzo Mengaldo

Città dell'Umbria, rimasta tristemente famosa per l'accanimento delle sue lotte di Parte. D. nel canto VI del Purgatorio, lamentando l'anarchia successa in Italia, 'l giardin de lo 'mperio, per l'abbandono da parte degl'imperatori, si rivolge ad Alberto tedesco invitandolo a veder Montecchi e Cappelletti, / Monaldi e Filippeschi... / color già tristi, e questi con sospetti (Vv. 97, 105-108).

Gli scontri tra le fazioni opposte risalgono sin al principio del secolo XIII. Al tempo della composizione del Purgatorio le due Parti erano ancora in lotta fra loro: con sospetti, cioè timorose l'una dell'altra. Solo nel 1313 i Filippeschi, che avevano sperato nella presenza di Enrico VII per assumere stabilmente il potere, furono vinti in modo definitivo. I guelfi s'impadronirono del potere, istituendo un governo aristocratico formato da cinque signori, assistiti da un consiglio di ventiquattro tra i maggiorenti della loro fazione. La signoria monaldesca terminò nel 1354 allorché O., occupata dal cardinale Albórnoz, passò alla Chiesa come signoria personale del papa prima, come parte del patrimonio di s. Pietro poi (1443).

La città è menzionata in Fiore XCII 11, in cui è ricordata la morte di Sigieri di Brabante nella corte di Roma ad Orbivieto, e in VE I XIII 2 (v. oltre). A proposito di detto volgare, è da ricordare che alcuni esegeti, commentando le parole che Pluto grida contro D. (lf VII 1), hanno individuato in Aleppe un termine proprio del dialetto del contado di O.: ‛ aleppare ' nel senso di " affrettare ", " correre ", " far presto ". Sembra tuttavia che dette parole nell'intenzione di D. non abbiano alcun significato, ma siano segno della stoltezza cui l'avidità delle ricchezze conduce.

Quanto alla fortuna di D. in O. è doveroso ricordare l'influenza esercitata dal poeta su Luca Signorelli. Sulla fine del secolo XV (1499-1504?) Luca, ispirandosi a D. che chiama suo maestro, nella pittura del giudizio universale eseguita nella cappella di S. Brizio - eretta nel 1408 nel duomo di O. -, ci dava una delle più importanti opere del Rinascimento.

A O., o almeno dall'orvietano Francesco di Andrea, come sembra dalla soscrizione, fu esemplato il codice oggi alla bibl. Nazionale di Parigi (Ital. 75), datato 1389, contenente la Commedia col commento del cosiddetto " falso Boccaccio " (cfr. G. Petrocchi, Codici umbri e in Umbria della Commedia, in " Bull. Deputazione St. Patria Umbria " LXII [1965] 211-214).

Bibl. -L. Fumi, Codice diplomatico della città d'O., in Documenti di storia italiana, VIII, Firenze 1884; G. Rondoni, O. nel Medioevo, in " Arch. Stor. Ital. " s. 4, XVIII (1886) 258-282; XIX (1887) 383-402; L. Fumi, O. - Notizie storiche e biografiche, Città di Castello 1891; G. Brognoligo, Montecchi e Cappelletti nella D.C., Bologna 1893; G. Pardi, Dal Comune alla Signoria in O., in " Bull. Deputazione St. Patria Umbria " XIII (1907) 397-454; P. Perali, O., note storiche di topografia, note storiche d'arte dalle origini al 1800, Orvieto 1919; D. Waley, Mediaeval O. - The Political History of an Italian City-State, 1157-1334, Cambridge 1952.

Su tardi manoscritti d'interesse dantesco appartenenti alla biblioteca comunale: C. Ferri, Manoscritti di argomento dantesco nella biblioteca comunale di O., in " Bull. Ist. Stor. Artistico Orvietano " XXI (1965) 84-86.

Lingua. - O. fa parte delle città della fascia fra Toscana e Lazio, per D. verosimilmente appartenenti alla Tuscia (cfr. VE I X 7), i cui volgari vengono condannati sbrigativamente in XIII 2 (nichil tractare intendimus), per l'affinità che hanno con quelli, già bollati nel precedente capitolo XI, dei Romani e degli Spoletini. V. anche PERUGIA.

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