Orticaria

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Manifestazione morbosa caratterizzata soprattutto dall’eruzione cutanea di elementi rilevati, più o meno fugaci e pruriginosi, detti pomfi. Più che una vera e propria malattia, va considerata come una reazione cutanea, generalmente di natura allergica, a sostanze o stimoli assai diversi: alimenti, medicamenti, corpuscoli sospesi nell’aria, prodotti endogeni (derivati del metabolismo intermedio, ormoni), sostanze agenti per contatto (lana, pelli, ciprie), fattori fisici (per es. termici e luminosi). Nel meccanismo patogenetico dell’o. (nella maggior parte dei casi di origine immunitaria) il momento culminante è rappresentato dalla liberazione, da parte dei tessuti, di istamina e di sostanze istamino-simili. Tale fenomeno sembra verificarsi anche in forme di o. in cui non sono direttamente in causa sostanze allergizzanti, bensì fattori fisici (come nell’o. da freddo o urticaria a frigore o nella cosiddetta urticaria factitia). Il quadro clinico dell’o. è caratterizzato da manifestazioni cutanee, e talora mucose, quasi sempre pruriginose, che di regola scompaiono in breve tempo senza lasciare reliquati. Elemento fondamentale è il pomfo, che in taluni casi può presentare infiltrazione emorragica (o. emorragica), oppure pigmentarsi (o. pigmentata), o trasformarsi in bolla (o. bollosa). Oltre ai pomfi, o in sostituzione di essi, possono comparire eritemi oppure edema circoscritto (o. gigante, o edema angio-neurotico di Quincke: ➔ angioedema). La profilassi dell’o. consiste nel sottrarre l’organismo alle cause allergizzanti, quando queste siano note; la cura è soprattutto antiallergica e desensibilizzante.

L’o. pigmentosa costituisce una rara malattia cutanea, contrassegnata da chiazze brunastre persistenti che, sottoposte a uno sfregamento, si tumefanno assumendo per breve tempo un aspetto orticarioide.

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