Orientalistica

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Il complesso delle discipline linguistiche, filologiche, archeologiche, storiche e religiose, rivolte allo studio scientifico delle antiche e moderne civiltà dell’Oriente, includendo in questo termine la costa dell’Africa settentrionale, l’Egitto e l’Etiopia, e i paesi asiatici, dall’Asia Anteriore al Giappone.

Lo studio di alcune fra queste lingue e civiltà orientali risale al Medioevo: ebraico e arabo furono studiati fin dal 13° sec. sia per motivi pratici sia per interessi teologici, esegetici e missionari. Al 1311 risale la fondazione, con un decreto di Clemente V, delle prime cattedre di lingua araba, ebraica e caldaica (aramaico biblico) nelle università di Roma, Parigi, Oxford, Bologna e Salamanca. Gli studi biblici e arabi continuarono a essere coltivati in sussidio della teologia e delle missioni fino al 18° sec., quando se ne iniziò la fase più propriamente scientifica.

L’indianistica ebbe la sua grande fioritura alla fine del 18° e per tutto il 19° sec. e costituì, soprattutto in Francia e in Germania, uno dei coefficienti culturali più importanti del movimento romantico. L’iranistica sorse alla fine del 18° sec. con la scoperta e versione dell’Avesta a opera di A.-H. Anquetil-Duperron, e proseguì attraverso la decifrazione delle iscrizioni achemenidi, lo studio del mediopersiano e del pehlevico, e quello del neopersiano. La turcologia assunse autonomia scientifica nella seconda metà del 19° secolo. Sinologia e iamatologia ebbero i primi impulsi fin dal 16° e 17° sec., a opera di missionari (tra cui M. Ricci), e forma scientifica nel 19° secolo. L’egittologia fu gloria dell’orientalismo francese e tedesco del 19° sec., mentre in Italia ha avuto il maggiore sviluppo nel 20° secolo. L’assiriologia è anch’essa specializzazione ottocentesca, seguita alla decifrazione dei caratteri cuneiformi (G. Fr. Grotefend e H.C. Rawlinson); particolare sviluppo ha avuto in essa lo studio della cultura sumerica. Oltre all’egittologia, la berberistica e l’etiopistica, affermatesi scientificamente tra la fine del 19° sec. e l’inizio del 20°, studiano lingue e culture esclusivamente africane.

Nel linguaggio dell’o., è definito Oriente cristiano l’insieme delle culture, e in particolare delle letterature, cristiane nazionali sviluppatesi nel Vicino Oriente fin dai primi secoli del cristianesimo. Rientrano nella denominazione la cultura e la letteratura aramaica (in primo luogo la siriaca), l’egiziana o copta, l’etiopica, l’armena, la georgiana, nonché, data la loro origine, le culture delle comunità cristiane sorte in India, nell’Asia centrale e in Cina per l’opera missionaria dei nestoriani. Elemento comune di queste culture è una reazione all’azione livellatrice dell’ellenismo e il riaffermarsi in veste cristiana di elementi propri del mondo orientale antico. Si assiste così da un lato all’ampio assorbimento di fattori greci, dall’altro alla creazione di motivi originali, specie nell’ascesi e nella mistica, nella cristologia, nella formazione e nello sviluppo della gnosi.

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