ORIENTALISMO

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

ORIENTALISMO (XXV, p. 537)

Luigi SUALI

Gli eventi dell'ultimo decennio hanno da un lato influito sfavorevolmente su questa come su ogni altra disciplina storico-filologica, interrompendo od ostacolando la libera ricerca, distruggendo centri e materiali di studio, rendendo difficili le comunicazioni, e sospendendo ogni iniziativa scientifica internazionale. D'altro canto, i profondi rivolgimenti politici e sociali causati dal conflitto mondiale hanno destato nuove correnti d'interessi per l'Oriente, o ravvivate e potenziate quelle già esistenti: interessi, s'intende, di natura prevalentemente politica ed economica, ma dei quali si avvantaggia anche la scienza disinteressata che, sotto la spinta di quei motivi pratici, si vede talora fornire larghezza di mezzi e insperate facilitazioni di lavoro. Un'altra caratteristica di questo più recente periodo è la sempre maggiore partecipazione degli stessi paesi orientali, assurti la più parte a indipendenza o autonomia nazionale, nell'indagine scientifica della loro storia e civiltà passata, con metodi di studio europei.

Egittologia. - Per gli scavi e studî egittologici, v. egittologia.

Semitistica (p. 539). - Grande sviluppo hanno avuto gli studî assiriologici e semitistici, coltivati ormai prevalentemente da Inglesi e Americani (W. F. Albright, C. H. Gordon, ecc.). Ad opera di questi, e di semitisti francesi (R. Virolleaud, De Langhe) sono stati illustrati nella lingua e nella storia politica e religiosa i testi di Ugarit (Ras Shamra), che costituiscono forse il maggior ritrovamento orientalistico dell'ultimo ventennio (v. epigrafia: Epigrafia semitica, in questa seconda App., p. 861). Importantissimi, per lo studio del manicheismo, i testi copti pubblicati da C. Schmidt e H. J. Polotsky (Manichäische Homilien), che ci han dato per la prima volta larghi scritti risalenti, sia pure in forma non diretta, alla predicazione del fondatore stesso.

La civiltà musulmana, e l'arabo, suo principale veicolo di espressione, occupano un posto di primo piano nell'orientalismo contemporaneo per il vasto campo cronologico e spaziale entro cui si distendono, collegandosi da un lato con l'eredità antica rivissuta e arricchita originalmente nel Medioevo, e giungendo d'altro canto sino ai nostri giorni. I modi con cui l'Antico è stato conosciuto e interpretato nel mondo arabo-islamico han costituito un favorito tema delle più recenti ricerche tra cui emergono le opere di P. Kraus (Jabir et la science grecque, Cairo 1942) e l'iniziata serie del Plato Arabus di Oxford; ricerche cui collaborano ormai, secondo il fenomeno accennato, anche studiosi orientali formatisi alla scienza europea, come il Badawī (Aristotele presso gli Arabi, 1947). Tra le più importanti opere generali del decennio sono da segnalare i tre Supplementbände alla Letteratura araba di K. Brockelmann (Leida 1937-42), le riedizioni scientifiche di classici arabi compiute o in corso al Cairo (Kitāb al-Aghānī, Giāḥiẓ, Ibn Bassām), il Répertoire d'Épigraphie arabe, la Histoire de l'Espagne musulmane e gli altri lavori storici di E. Lévi-Provençal, la grande Geschichte der christlichen arabischen Literatur di G. Graf (ne sono sinora usciti due volumi, Città del Vaticano, 1943, 1947), la Biblioteca filosofica araba, edita a Beirut, ecc. Ma non meno fecondo di indagini è l'interesse per la vita moderna dell'Islām, e dei paesi che parteciparono della civiltà musulmana, e che cercano sviluppare una propria vita nazionale. Lo studio della letteratura araba moderna, inaugurato da I. Krākovskij, è oggi coltivato da una schiera di arabisti francesi, inglesi, italiani, e così pure quello delle contemporanee letterature persiane e turca. Politica ed economia, ma anche storia e letteratura del Vicino e Medio Oriente sono oggetto, sull'esempio dell'Oriente Moderno italiano, tuttora in piena efficienza, del The Middle East Journal, organo dell'Istituto per il Medio Oriente, fondato a Washington nel 1947; non ultimo sintomo del vivo interesse americano, politico-culturale, per l'Oriente islamico.

Il ramo degli studî etiopici, in cui l'Italia con C. Conti Rossini ed E. Cerulli ha tuttora un assoluto primato, conta in questo decennio per opera di questi maestri ricerche fondamentali (Il libro dei Miracoli di Maria, Roma 1943, e gli Etiopi in Palestina, voll. 2, Roma 1943-47, del Cerulli; la Rassegna di Studi Etiopici, diretta dal Conti Rossini, ecc.).

Indologia (p. 541). - Gli scavi fortunati eseguiti da John Marshall nella regione dell'Indo, a Harappa e a Mohenjo-daro, avevano attratto fin dal 1924 l'attenzione del mondo colto. Lo studio sistematico del materiale fu iniziato con l'opera monumentale dello stesso sir John Marshall, Mohenjo-daro and the Indus Civilisation, 3 voll., Londra 1931; i suoi collaboratori e continuatori, in primo luogo E. Mackay, proseguirono negli scavi, soprattutto a Amri e a Chañhu-daro; e mentre per qualche tempo si era parlato di "civiltà dell'Indo", oggi si distinguono almeno tre strati archeologici, che si pensa rispondano a tipi diversi di civiltà: vedasi: Majumdar, Explorations in Sind, Mem. of the Arch. Survey of India, n. 48, 1934; E. Mackay, Further Excavations at Mohen jo-daro, 2 voll., Nuova Delhi 1937-39; id., Chañhu-daro Excavations 1935-36, New Haven 1943. Del Mackay va pure ricordato, come libro d'intelligente divulgazione (si cita la traduzione francese, la prima apparsa sul continente) La civilisation de l'Indus, Parigi 1930.

Gli studî storici, intesi nel più ampio senso, e rivolti finalmente a delineare la struttura dello stato, le condizioni sociali ed economiche, l'amministrazione e la politica interna, avevano avuto un nuovo impulso dalla pubblicazione dell'Arthaçāstra di Kauţilya, a opera di R. Shama Sastri 1a ed., Mysore 1909, 2a ed. Mysore 1919; traduzione inglese dello stesso, Bangalore 1915. Il periodo d'interpretazione filologica del difficile testo può considerarsi concluso con la traduzione di J. J. Meyer, Das altindische Buch vom Welt- und Staatsleben, Lipsia 1926. Lo studio dell'Arthaçāstra fu posto sulle sue vere basi da B. Breloer, che esaminò l'opera dal punto di vista giuridico, economico, amministrativo. I risultati delle sue ricerche sono raccolti sotto il titolo generale di Kautalīya Studien, di cui sono comparsi tre volumi: I. Das Grundeigentum in Indien; II. Altindisches Privatrecht; III. Finanzverswaltung und Wirtschaftsführung, Bonn 1927-28-34.

Di non minor valore, e tali che segnano un rinnovamento nelle ricerche intorno alla storia economica dell'India, sono i tre volumi di W. H. Moreland: India at the death of Akbar; From Akbar to Aurangzeb; The agrarian system of Moslem India, i primi due usciti a Londra 1920 e 1923, il terzo a Cambridge 1929. Gli studî storici, estesi anche all'esplorazione e alla pubblicazione del materiale d'archivio, registrano, in questo ultimo ventennio, una più intensa collaborazione di ricercatori indiani non meno che europei. Di particolare interesse è: S. H. Hodīvalā, Studies in Indo-Muslim History, a critical commentary on Elliot and Dawson's History of India as told by its own Historians, Bombay 1939. Delle storie d'insieme si ricordano: The Cambridge shorter history of India, di J. Allan, Sir T. Wolseley Haig, H. H. Dodwell, Cambridge 1934; L. Suali. Storia moderna dell'India, 2 voll., Milano 1941.

Nel campo della storia delle religioni e della filosofia, vanno segnalati i due lavori di Helmuth von Glasenapp: Unsterblichkeit und Erlösung in den indischen Religionen e Entwicklungsstufen des indischen Denkens, Halle 1938, 1940, che vogliono, specialmente il secondo, dimostrare la continuità di un pensiero religioso-speculativo che risale al periodo vedico. L'opera magistrale di S. Dasgupta, A history of Indian philosophy, Cambridge 1940, è giunta al 30 vol. e tratta delle diverse scuole vedantiste. W. Schubring, Die Lehre der Jainas, Berlino-Lipsia 1935 (Grundriss d. indo-arischen Phil. und Altertumskunde, III, 7), dà un manuale prezioso per lo studio del jainismo, benché l'elemento speculativo non vi sia adeguatamente sviluppato. Ma l'opera più originale, più profonda e più innovatrice per lo studio della filosofia indiana, resta quella di Th. Šerbatskij, Buddhist Logic, 2 voll., Leningrado, I 1932, II 1930.

La pubblicazione dei documenti scoperti nel Turkestan orientale ha continuato ad attrarre l'attività degli studiosi; oltre ai testi in tocario e in sogdiano, sono da ricordare quelli in sanscrito, interessanti particolarmente il buddismo: la bella raccolta dei Kleinere Sanskrit-Texte (Kön. Preuss. Turfan Expeditionen) è giunta al 50 fasc. con H. Hoffmann, Bruchstücke des Ātānāṭikasūtra, Lipsia 1939. Per quanto riguarda il pracrito, vanno ricordate le edizioni di testi curate da L. Alsdorf, importantissimo fra tutti Harivamçapurāṇa, Amburgo 1936, e i lavori di Luigia Nitti Dolci, dei quali si ricorda, per il suo carattere più generale, Les grammairiens prakrits, Parigi 1938.

Della grande edizione critica del Mahābbābhrata, che è iniziata da V. S. Sukthankar, si hanno alcuni nuovi volumi: Aranyakaparvan, Poona 1932; Viraṭaparvan, ivi 1936; Udyotaparvan, ivi 1940; Sabhāparvan, ivi 1944. Un'edizione critica del Rāmāyana, adeguata alle esigenze scientifiche moderne, manca tuttora: buon lavoro preparatorio è quello di W. Ruben, Studien zur Textgeschichte des Rāmāyana, Stoccarda 1936.

Iranistica (p. 542). - Nel campo iranistico i grandi scavi di Persepoli sono stati interrotti dalla guerra, ma i risultati delle campagne precedenti sono stati pubblicati da E. Herzfeld (Archaelogische Mitteilungen aus Iran, e Altpersische Inschriften, Berlino 1938; v. epigrafia: Epigrafia iranica, in questa seconda App., I, p. 861) e discussi da H. H. Schaeder e da R. Kent; mentre gli studî pehlevici sono soprattutto coltivati da H. W. Bailley, E. Benveniste e, in Italia, da A. Pagliaro.

Turcologia (p. 543). - Gli studî turcologici continuano ad essere intensamente coltivati da orientalisti russi (discepoli di V. Bartold e A. Samojlovič) e turchi.

Sinologia e iamatologia (p. 543). - Nell'ultimo decennio lo studio della civiltà cinese ha avuto in occidente uno sviluppo imponente. Ad esso corrisponde il movimento intellettuale che agita tutta l'Asia orientale, ed in modo più impressionante la nuova Cina. I sinologi europei hanno continuato nei maggiori centri di Parigi, Londra, Leida, ecc., studî accurati e specializzati. A Londra è stata creata una cattedra di storia dell'arte cinese, ad Oxford un insegnamento di filosofia cinese, ecc. A Parigi, Bruxelles, Francoforte, sono sorti istituti superiori di studî cinesi. Negli Stati Uniti le maggiori università hanno ciascuna una decina di corsi sulla Cina; in complesso un centinaio di nuove cattedre. Le biblioteche cinesi di Parigi, Londra, Washington, si arricchiscono di parecchie migliaia di opere, di manoscritti, calchi di iscrizioni.

Tra le opere pubblicate si segnalano: The History of the former Han Dynasty, di Pan Ku, con traduzione di H. H. Dubs, Londra 1938, primo tentativo di traduzione degli storici cinesi, con testo a fronte, con la collaborazione di studiosi cinesi, edito a cura dell'American Council of Learned Societies; A. W. Hummel, Eminent Chinese of the Ch'ing Period (1644-1912) edito dalla Library of the Congress, Washington 1943-45. In Italia da segnalare Indo-Tibetica di G. Tucci, 7 voll., Roma 1932-36, e la grande opera Tibetan Scrolls di G. Tucci, primo studio che rivela la storia e lo sviluppo della pittura tibetana, Roma 1948; le numerose opere del P. Pasquale d'Elia, Fonti Ricciane, 1942-48.

Il cenno delle pubblicazioni periodiche che segue può dare un'idea delle migliaia di nuove pubblicazioni. Alle antiche riviste T'oung Pao di Leida, Bulletin de l'École Française d'Extrême Orient di Hanoi, Bulletin of the School of Oriental Languages di Londra, ecc. se ne sono aggiunte altre assai importanti, come il Harvard Journal of Oriental Studies, di cui sono già pubblicati 11 volumi; il Museum of Far Eastern Antiquities, di Stoccolma, che è al suo 17° volume; Yenching Journal of Chinese Studies, di Pechino; Mélanges Chinois et Bouddhiques, dell'Institut belge de Hautes Études Chinoises di Bruxelles, giunti al 6° volume; Sinologische Arbeiten, del Deutschland Institut di Pechino, 3 voll., 1943-45; Monumenta Serica, 7 voll., Pechino.

I Cinesi hanno preso parte notevole a queste pubblicazioni di nuove collezioni, con riviste in lingue europee e prevalentemente in inglese: T'ien Hsia, Shanghai (10 voll.); Studia Serica, pubblicati a Cheng-tu dalla West China Union University durante la guerra, 6 voll., 1940-1947, e varie monografie. Tra le numerose pubblicazioni dell'Academia Sinica, è notevole il Bulletin of the National Research Institute of History and Philology, Pechino 1930-1943. Meritano infine di essere segnalati: Quarterly Bulletin of Chinese Bibliography, della Bibl. nazionale centrale di Pechino, nuova serie, vol. I, 1940, in doppia edizione cinese e inglese; Philobiblon, A Quarterlv Review of Chinese Publications, della Biblioteca centrale nazionale di Nanchino (1946-47) con ricche bibliografie di opere cinesi ed europee.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

TAG

Turkestan orientale

Civiltà dell'indo

Periodo vedico

Medio oriente

Orientalisti