Oratorio

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Religione

Secondo il Codex iuris canonici, luogo destinato, su licenza dell’Ordinario, al culto divino in favore di una comunità o di un gruppo di fedeli e al quale possono accedere anche altri fedeli con il consenso del superiore competente; sono considerati o. a tutti gli effetti anche le cappelle dei cimiteri appartenenti a qualche comunità o ceto di persone.

Tradizionalmente gli o. erano cappelle isolate, di piccole dimensioni, diffusi fin dai primi tempi del cristianesimo, attigui ai monasteri o alle chiese. I castelli feudali ebbero o. privati, ricetti più intimi per la preghiera. Gli o. ebbero grande sviluppo dopo la Controriforma: furono spesso costruiti nella parte superiore delle chiese o sopra una delle grandi sale del pianterreno dei conventi; confraternite e compagnie religiose gareggiarono nell’erigerne. Tra gli o. più noti vi furono quelli di S. Bernardino a Perugia (Agostino di Duccio), dei filippini a Roma (F. Borromini), di S. Lorenzo a Palermo (G. Serpotta). Casa dei padri dell’O. A Napoli, il monastero dei gerolamini, costruzione del 16° sec. con trasformazioni e aggiunte successive, fra le quali notevolissima è la biblioteca oratoriana, con ricca collezione di codici.

Istituto dell’O. di s. Filippo Neri Congregazione eretta nel 1575, derivata dal cenacolo di sacerdoti che si era raccolto attorno a s. Filippo nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini a Roma. Con sede nella chiesa di S. Maria in Vallicella (chiamata anche Chiesa Nuova), ebbe il riconoscimento di Paolo V nel 1617. S. Filippo non ebbe l’idea di creare un nuovo ordine, ma solo di provvedere ai bisogni del suo oratorio. Tuttavia, già quando era ancora vivo, sorsero molte case dell’O. costituite come la fondazione originaria, ma autonome. Solo nel 1942 con gli Statuti generali si è giunti a una specie di federazione delle varie congregazioni che, pur mantenendo la loro autonomia, convengono in un congresso decennale che nomina una commissione dalla quale dipende il procuratore generale. Gli oratoriani (detti anche filippini) non hanno voto né di povertà né di obbedienza, né sono obbligati all’osservanza delle loro regole e a restare tutta la vita nella congregazione. O. salesiano A imitazione di quello fondato a Torino da s. Giovanni Bosco come luogo di accoglienza di giovani sbandati ed emarginati, dal 1841 questo tipo di o. si è diffuso in tutto il mondo, con l’azione dei salesiani di don Bosco a favore dei giovani, secondo il sistema educativo caratterizzato dal programma: ragione-religione-amorevolezza.

Musica

Genere musicale drammatico o epico-narrativo a soggetto religioso, eseguito da voci soliste, coro e orchestra. Si sviluppò nella prima metà del Seicento nella Roma della Controriforma, per evoluzione dalle laudi spirituali intonate negli o., in particolare in quello di s. Filippo Neri. Tra i primi esempi la Rappresentazione di anima et di corpo eseguita all’o. romano della Vallicella con musica di E. de’ Cavalieri nell’anno 1600, e il Teatro armonico spirituale di G.F. Anerio (pubblicato nel 1619 per l’o. della Carità) che contiene dialoghi monodici uniti con polifonie. Accanto all’attività dei vallicelliani, derivata dalla lauda, si manifestava quella dei confratelli del Crocifisso presso S. Marcello in Roma, per la quale però era punto di partenza il mottetto polifonico. Prima grande sintesi dell’o. si ebbe nell’opera gigantesca di G. Carissimi, cui successe un decadimento sia nell’o. latino sia nel volgare, parallelo alla tendenza, che il secolo favoriva, verso gli effetti operistici. L’o. italiano diviene e resta nel 18° sec. ‘dramma sacro’. Autori, i più celebrati artisti del tempo, da A. Stradella ad A. Scarlatti, da L. Leo a G.B. Pergolesi e a N. Jommelli.

Diverse origini, forme e vicende ebbe l’o. protestante, nascente dalla riunione di scene liriche corali o solistiche con il corale di chiesa. Tra i più noti autori, H. Schütz, J.S. Bach, G.F. Händel. Capolavori del genere oratoriale sono quelli di F.J. Haydn, La creazione e Le stagioni, sacro il primo, profano il secondo; meno eseguito, il Cristo sul monte degli ulivi di L. van Beethoven. Il periodo romantico produsse interessanti lavori con F. Mendelssohn-Bartholdy, R. Schumann, H. Berlioz, F. Liszt e C.-A. Franck. I più celebri o. contemporanei recano la firma di E.W. Elgar, L. Perosi, A. Honegger, G.F. Malipiero, P. Hindemith, A. Schönberg.

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