ODONTOIATRIA

Enciclopedia Italiana (1935)

ODONTOIATRIA (dal gr. ὀδούς "dente" e ἰατρεία "cura")

Arturo Beretta

Dal fatto che i resti dell'uomo preistorico mostrano già sicure tracce di carie dentaria, di affezioni paradentali, di osteomielite mascellare, è logico pensare che sino dalle epoche più remote l'uomo, guidato da naturale istinto, abbia cercato sollievo al dolore fisico di origine dentaria e ne abbia poi per tradizione tramandate le pratiche curative ricavate dall'esperienza.

Come per tutta la medicina, anche per le malattie dei denti, queste pratiche primitive si confondono con la superstizione e il pregiudizio, ma poi, col progredire della civiltà, mostrano uno sviluppo di nozioni rudimentali empiriche medico-chirurgiche. In tutte le civiltà antiche, babilonese, egiziana, fenicia, incas, cinese, ebraica, abbiamo oggi le prove di elementari conoscenze di patologia e terapia dentale, giunte sino a noi attraverso le reliquie dell'arte, della letteratura e della legislazione. Tali il famoso papiro dell'Ebers, che porta anche numerose prescrizioni per le malattie della bocca e dei denti; tali le figure trovate sulle suppellettili delle tombe e sulle pareti dei templi indiani, dove sono rappresentati strumenti e scene pertinenti all'odontoiatria. Non altrimenti la prostesi dentaria ha un'origine remotissima. Da tombe fenicie ed etrusche sono venuti in luce apparecchi prostetici di non spregevole lavorazione, e interessanti perché di concezione e struttura analoga ai moderni lavori di prostesi fissa, come dimostrano quelli fra i più notevoli raccolti nei musei di Tarquinia e di Roma. Anche nella civiltà ebraica la prostasi doveva aver raggiunto notevole svilupp, se il Talmud permetteva alle donne di portare anche il sabato i loro denti artificiali d'oro e d'argento.

In Grecia già negli scritti d'Ippocrate si trovano anche nozioni mirabilmente esatte d'odontologia, mettendosi in chiara luce i rapporti con la medicina. Tra gli strumenti chirurgici, recipienti per farmaci ed ex-voto offerti ad Asclepio e a Igea per guarigioni ottenute, rinvenuti negli scavi, alcuni si riferiscono all'odontoiatria, tra i quali è noto l'odontagos, la grande tenaglia dentaria in piombo trovata nel tempio di Delfi, che per il materiale in cui è foggiata lascia ancor oggi incerto il suo significato e la sua funzione.

Appresa dagli Etruschi, vediamo la pratica dell'arte prostetica diffusa nell'antica Roma, tanto che già nelle leggi delle XII Tavole (De iure sacro) è proscritto l'oro dai funerali a eccezione di quello che collega i denti. In Roma imperiale l'odontoiatria assurge al più alto grado di sviluppo: si allarga l'osservazione empirica, si arricchisce l'istrumentario chirurgico di leve, forcipi e raschiatoi; si aumenta il presidio farmaceutico; si affina la tecnica demolitrice e conservatrice. Pur tra una massa di schiavi e di liberti esercenti l'arte dentistica senza particolare competenza, fiorisce la classe dei medici artifices dentium, mentre Celso, Plinio e Galeno raccolgono nelle loro opere larga masse di osservazioni sulle malattie dei denti e sulla loro terapia, elevando questo ramo della medicina a vera dignità scientifica.

In seguito la civiltà araba raccoglie e conserva nelle accademie di Cordova, Siviglia e Toledo il patrimonio medico del passato: Rhazes, Avicenna, Abulcasim, Serapione, Avenzoar tramandano nei loro scritti medici anche le cognizioni di odontologia del loro tempo. Anche la scuola salernitana (sec. XII) nel noto poemetto Regimen sanitatis raccoglie precise regole d'igiene e di terapia dentaria. Negli studî di Bologna, Padova, Napoli, Oxford, Parigi, Montpellier non disdegnano i dotti lettori di coltivare l'odontologia, che s'illustra dei nomi di Taddeo Alderotti, di Guglielmo da Saliceto, di Giovanni Gaddesden, di Guy de Chauliac, di Pietro d'Argelato (sec. XIII e XIV).

Nei secoli XV e XVI l'odontoiatria progredisce per opera di una schiera di ricercatori quasi tutti italiani, fra i quali i più famosi sono Giovanni d'Arcoli che inventa il pelicano e impiega l'oro per l'otturazione dei denti; Alessandro Benedetti che descrive gli effetti nocivi del mercurio sull'apparato dentale e osserva le ipoplasie dello smalto; Andrea Vesalio, che per primo illustra la minuta anatomia dei denti e si diffonde sulla difficile eruzione del dente della saggezza; Leonardo da Vinci, che studia i seni mascellari e frontali, la muscolatura della faccia e della bocca, e ne stabilisce i rapporti di armonia con le altre parti del corpo; Giovanni Andrea della Croce, che nella sua Chirurgia universale tratia estesamente della terapia stomatologica, mentre Gabriele Falloppia reca importanti contributi all'embriologia dentale. Giulio Cesare Aranzio si occupa delle epulidi e delle parulidi; Ambrogio Paré pratica il trapianto dei denti, costruisce otturatori metallici per le aperture congenite del palato, arricchisce notevolmente lo strumentario odontoiatrico; Bartolomeo Eustachi pubblica il suo famoso Libellus de dentibus (1564), mirabile raccolta di cognizioni che sembrano dei nostri giorni; Girolamo Fabrici d'Acquapendente disciplina nel suo trattato di chirurgia (del 1617) le conoscenze del suo tempo sulla terapia stomatologica.

Ma al tempo stesso una folla di ciarlatani, di flebotomi, di barbieri gettano il ridicolo sulla pratica dell'odontoiatria.

Nel Settecento la Francia diventa in questo campo maestra di progresso. All'inizio del secolo un decreto di Luigi XIV aveva creato la professione dello chirurgien dentiste, le scuole private sostituiscono il tirocinio individuale del cavadenti medievale. I Francesi sono soliti datare la rinascita dell'odontoiatria dal 1728, anno nel quale P. Fauchard pubblicò Le chirurgien dentiste, in cui è raccolto tutto lo scibile odontoiatrico allora noto. Il perfezionamento tecnico delle cure odontoiatriche segna in questo secolo rapidi progressi e s'irradia dalla Francia alle altre nazioni. C. Mouton nella sua Odontotechnie (1746) parla per la prima volta delle corone d'oro; il Lecluse perfeziona gli strumenti da estrazione (1750), P. Pfaff, caposcuola tedesco, usa i primi modelli in gesso dopo impronte fatte in cera (1756), Dubois de Chemant costruisce nel 1786 i primi blocchi dei denti in porcellana, l'italiano Fonzi porta importanti perfezionamenti a quest' invenzione e la rende attuabile in pratica (1808); in Inghilterra il medico John Hunter con la sua Natural history of the human Teeth (1771) diventa uno dei fondatori dell'odontoiatria scientifica moderna, incompreso dai suoi contemporanei, dato il carattere prettamente tecnico, non medico, assunto dall'odontoiatria.

Il periodo nuovo dell'odontoiatria s'inizia con la fondazione di scuole odontoiatriche pubbliche e con l'ordinamento legale della professione del dentista, dei suoi diritti e doveri.

Anche nell'Ottocento l'odontoiatria continua a orientarsi in un primo tempo verso un indirizzo puramente pratico, che l'allontana sempre più dalla medicina, benché da medici fossero state gettate le sue basi scientifiche. Quest'evoluzione tecnica empirica manuale raggiunge il suo culmine in America, dove nel 1839 sorge il Baltimore College of Dental Surgery, nel 1840 la American Society of Dental Surgeons e nel 1841 l'American Journal of Dental Science. Forte di questo triplice primato, l'odontoiatria americana prende uno splendido sviluppo.

Fra le scoperte di questo periodo non possiamo passare sotto silenzio una delle maggiori benemerenze dell'odontoiatria verso la umanità sofferente, cioè la scoperta della narcosi per inalazione dovuta ai dentisti H. Wells (gas esilarante, 1844), e W. Morton (etere, 1846). Ricordiamo inoltre l'introduzione dell'arsenico per necrotizzare la polpa dentaria (Sh. Spooner, 1834), la costruzione di pinze da estrazione di forma anatomica (J. Tomes, 1840), la scoperta dell'oro coesivo per otturazioni dentarie (A. Westcott, 1840), la vulcanizzazione del caucciù e il suo uso in prostesi dentaria (Ch. Goodyear, 1855), l'invenzione della diga di gomma contro la saliva (S. Ch. Barnum, 1864), del trapano dentario (N. Morrison, 1870).

Verso la fine dell'Ottocento, questo primato americano susseguito a quello italiano e poi francese, comincia a diventare meno netto per la sempre maggiore affermazione di una scuola odontoiatrica europea. In Europa, anzitutto in Germania, Austria, Ungheria, Italia, si erano da tempo riconosciuti i limiti e i pericoli di uno sviluppo puramente pratico empirico dell'odontoiatria, e uomini come G. Carabelli, H. Albrecht, E. Magitot, J. Árkövy, W. D. Miller, A. L. Coulliaux, C. Platschick, O. Walkhoff cominciano a ricostruire dalle fondamenta le basi scientifiche della moderna odontoiatria, con ricerche anatomiche, istologiche e batteriologiche sulla fisiologia e patologia dell'organo dentale.

In questo periodo, che va fino alla guerra mondiale, fra i progressi il passaggio dall'antisepsi all'asepsi, l'applicazione dell'anestesia locale (C.L. Schleich, 1895), l'uso dei raggi Röntgen nella diagnosi delle malattie dei denti e delle mascelle (O. Walkhoff, 1894), l'introduzione di nuovi metodi operatorî (ad es. apicectomia, C. Partsch, 1896); nel campo dell'odontoiatria conservatrice un sistema razionale nella preparazione delle cavità dentali (G. V. Black, 1886) e il metodo dell'otturazione a intarsio; nell'ortopedia dentaria la creazione di un sistema diagnostico e terapeutico per opera di E. H. Angle (dal 1889); nella prostesi l'applicazione pratica degli studî sull'articolazione dei denti (A. Gysi, dal 1898) e l'introduzione del metodo della fusione a cera perduta (W. H. Taggart, 1907).

La guerra mondiale, con la necessità di procedere alla cura di un numero enorme di feriti della bocca e della faccia, contribuisce notevolmente ad allargare e ad approfondire il campo della chirurgia dentale e orale, assegnando a essa tutta la traumatologia delle ossa mascellari e facendo raccogliere preziose esperienze sulle operazioni plastiche, sui trapianti ossei e su altri interventi prima riservati ai chirurghi generali.

Dalla guerra mondiale in poi si delinea sempre più evidente l'ultima fase, tuttora operante, nell'evoluzione dell'odontoiatria: il suo ritorno in seno alla medicina. L'odontoiatria che più non si limita a studiare e a curare il solo dente, ma comprende nel proprio ambito tutti gli organi della bocca diventa "stomatologia" (dal gr. στόμα "bocca") e, come tale, una specialità della medicina esercitata da medici laureati e specializzati.

Il nuovo indirizzo medico assunto dalla stomatologia non tarda a manifestarsi non solo nella chirurgia dentale e orale con metodi diagnostici e operatorî sempre più perfezionati, ma anche in tutti i rami della specialità, sostituendo alla mentalità meccanica del vecchio dentista quella biologica del medico stomatologo. Si riconosce che da focolai settici dentali (denti a polpa morta non razionalmente curati) possono derivare infezioni generali (sepsi, endocardite, nefrite, reumatismo, ecc.) con pericolo per la salute e per la vita del paziente (Oral sepsis, E. C. Rosenow, 1920); la sopravalutazione del singolo dente è sostituita da un maggiore senso di critica e di responsabilità nella cura radicolare del dente pur continuamente affinata e migliorata dai più severi controlli sperimentali; la carie dentaria non è più considerata un processo puramente locale, ma è posta in rapporto con fattori generali costituzionali (A. Beretta, dal 1926); la piorrea alveolare è oggetto di accurati studî istologici (B. Gottlieb, dal 1918) e di metodi terapeutici efficaci; il sistema rigidamente meccanico di E. H. Angle nella regolarizzazione dei denti cede il passo all'uso di forze più moderate, ad azione fisiologica (J. V. Mershon, dal 1917), le anomalie ortodontiche non vengono più classificate schematicamente, ma distinte in malattie; si crea la profilassi ortodontica, dopo avere organizzato la profilassi contro la carie (A. Kantorowicz, dal 1918); persino la prostesi dentaria risente del nuovo indirizzo biologico, i vecchi metodi prostetici subiscono profonde modificazioni al fine di meglio assicurare l'integrità della polpa dentaria e dei tessuti peridentarî, la prostesi fissa viene in parte sostituita da quella mobile o semimobile con utilizzazione di materiali nuovi (oro elastico, acciaio inossidabile) e con concetti costruttivi originali; il fattore estetico è sempre meglio salvaguardato, la prostesi ceramica prende nuovo sviluppo (corona in porcellana, a giacca).

La stomatologia - la reincorporazione dell'odontoiatria nella medicina - che una volta sembrava utopia e che fu sostenuta con tenacia, fra altri, da A. Jourdain, Ch. Hunter, G. Carabelli, E. Magitot, J. Árkövy, L. Cruet, W. D. Miller, J. Scheff, O. Aguilhar, A. L. Coulliaux, C. Platschick, R. Weiser, H. Moral, escludendo i viventi, è oggi avviata verso la sua completa e generale realizzazione non solo nella scienza, ma anche nella professione e nella legislazione. In questa più recente tappa dell'evoluzione dell'odontoiatria un posto di prim'ordine spetta all'Italia, la quale per prima fra le grandi nazioni, con la legge emanata dal governo fascista nel 1926, ha riconosciuto che l'odontoiatria è in tutto e per tutto equiparata alle altre specialità mediche, che essa non può essere esercitata che da medici e deve esser conosciuta, almeno nei suoi elementi, da ogni medico. Con tale legislazione, giustamente additata ad esempio, l'Italia ha riconquistato un primato nel progresso dell'odontoiatria, dai tempi classici e medievali in poi non più posseduto.

Bibl.: G. Carabelli, Geschichtliche Übersicht der Zahnheilkunde, Vienna 1830; G. P. Geist-Jacobi, Geschichte der Zahnheilkunde, Tubinga 1896; P. Lemerle, Notice sur l'histoire de l'art dentaire, Parigi 1900; A. Godon, L'évolution de l'art dentaire, ivi 1901; V. Guerini, A History of Dentistry, Filadelfia 1909; H. Sudhoff, Geschichte der Zahnheilkunde, Lipsia 1921; B. De Vecchis, Tratt. di odontoiatria, Napoli 1925; K. Salomon, Zeitscheiden in einer pragmat. Geschichte der Zahnheilkunde, in Vierteljahrschrift für Zahnheilk, 1926, fasc. 2; W. Geier, Versuch einer Entwicklungsgesch. d. Zahnheilkunde, ibid., 1931, fasc. 3.

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