NIPPUR

Enciclopedia dell' Arte Antica (1963)

Vedi NIPPUR dell'anno: 1963 - 1996

NIPPUR (sumerico Nibru; od. Nuffar)

C. A. Pinelli

Città sumerica, fu per circa 2500 anni il centro religioso e culturale della pianura mesopotamica. Essa si trovava proprio nel cuore della Babilonia, a 75 km S-E da Babilonia ed era divisa in due parti pressoché uguali da un'antica diramazione dell'Eufrate, chiamata Khebar o Kabaru ed ora nota come Shatt en-Nil.

L'agglomerato urbano vero e proprio (case d'abitazione, emporî, ecc.) si estendeva ad occidente del fiume, mentre la pianura ad oriente era occupata dal complesso delle costruzioni religiose, culminanti nel tempio sacro ad Enlil. Enlil (v.), il cui nome significa letteralmente Signore della tempesta, era una divinità a sfondo agrario che formava, insieme con An ed Enki, la triade cosmica dei Sumeri, prima che Marduk venisse posto da Hammurapi al supremo vertice del pantheon mesopotamico.

Gli scavi della zona furono intrapresi una prima volta dall'Università di Pennsylvania tra il 1889 ed il 1900 ed una seconda volta dalle Università di Pennsylvania e Chicago dopo il 1948.

Dai risultati emersi è stato possibile stabilire che N. non solo fu sicuramente abitata nel periodo di Gemdet Naṣr (inizî III millennio a. C.) ma ebbe forse uno sviluppo preistorico ancora precedente, parallelo a quello di Uruk. Comunque la città (di cui sono stati scavati venti strati successivi) raggiunse già in epoca pre-sargonica un'ampiezza perimetrale non inferiore a quella delle posteriori fasi accadica, babilonese e cassita.

Dopo un lunghissimo periodo di floridezza ebbe inizio, con il I millennio, la lenta ma inesorabile decadenza della città. Alla fine del IV sec. a. C. N., in pratica, aveva finito di rivestire un'importanza qualsiasi nel mondo babilonese.

Il tempio di Enlil, centro focale dell'antica metropoli, rimase per millenni il prototipo di ogni costruzione sacra mesopotamica. Costruito su pianta grosso modo quadrata, esso era formato da due cortili cintati da alte mura merlate, alle quali era stato posto il nome di Imgur-Marduk (= Marduk è favorevole).

Il primo cortile, cui si accedeva mediante un'imponente porta difesa da torri quadrate, pare contenesse gli altari delle 24 divinità tutelari della città. Nel secondo cortile si innalzava invece il santuario vero e proprio, chiamato Ekur o Duranld (= legame di cielo e terra). Esso era formato dalla casa del dio, composta da più ambienti collegati fra loro, e dall'alta torre a cinque scalini o ziqqurat.

Il tempio subì nel corso dei secoli, fino all'invasione macedone, un notevole numero di rifacimenti e restauri, i quali però si mantennero sempre fedeli, nelle linee generali, allo schema originario della primitiva, antichissima, elevazione sumerica.

Recenti scavi hanno messo in luce due monumenti a carattere religioso, siti rispettivamente a N ed a S-E del santuario di Enlil. Di questi il più importante è senz'altro il tempio dedicato a manna, dea della guerra e dell'amore, assimilata in seguito con Ishtar (v.).

La costruzione, di notevoli proporzioni, seguiva lo schema classico dei templi babilonesi ed articolava i suoi edifici entro due successivi cortili cintati da alte mura. Di particolare interesse, perché inusuali nell'architettura mesopotamica, sono i resti di un portico ornato da colonne di mattoni intonacati. La fondazione dell'edificio risale probabilmente al periodo dinastico antico (metà III millennio a. C.); esso subì però svariati rifacimenti da parte dei sovrani della III dinastia di Ur (Shulgi), dei Babilonesi (I dinastia), dei Cassiti ed infine degli Assiri che - per primi - ne mutarono radicalmente il piano originario. Nella zona dei templi - creduta dai primi scavatori un'unica, vasta necropoli è stato rinvenuto quello che può essere considerato come uno dei più antichi esempî di arco del mondo. Si tratta di un canale di drenaggio voltato a sesto acuto, probabilmente costruito in un periodo precedente la conquista sargonica.

Tanto nell'area delle costruzioni sacre (e specialmente nella cosiddetta Biblioteca del Tempio) quanto nel "quartiere degli Scribi" sono state trovate decine di migliaia di tavolette a caratteri cuneiformi che vanno dal periodo sumerico all'occupazione persiana. Le loro copiosissime e preziose testimonianze hanno avuto un ruolo determinante per la nostra conoscenza di tutto quanto formava il patrimonio religioso e culturale delle antiche civiltà mesopotamiche. Da qui infatti proviene circa l'ottanta per cento dei testi sumerici e babilonesi attualmente noti.

Questo materiale rivela inoltre gli stretti ed intensi rapporti che unirono per oltre 2000 anni il mondo dei sacerdoti con la vita industriale, commerciale e letteraria della comunità. Tra i testi più importanti venuti alla luce ricorderemo soltanto:

a) i frammenti dei codici di Ur-Nammu (circa 2050-2032 a. C.) e di Lipit-Ishtar (circa 186o-185o a. C.). Essi rappresentano le più antiche raccolte di leggi del mondo, precedendo di un paio di secoli il famoso Codice di Hammurapi.

b) Molte tavolette con esercizi graduali di scrittura, compiti grammaticali, traduzioni, ecc., incise dagli allievi di una scuola annessa alla Biblioteca del Tempio.

c) Un corpus di prescrizioni farmacologiche composte da uno sconosciuto medico sumero un poco dopo la fine del III millennio.

d) Inni a varî re e divinità. Tra questi l'inno all'Ekur.

e) L'archivio commerciale e la contabilità dell'ebreo Murashu e dei suoi figli, vissuti al tempo della prima dominazione persiana. Molte delle tavolette che lo compongono contengono, a fianco del testo scritto a caratteri cuneiformi, anche le tracce di un breve riassunto vergato a penna nell'allora più popolare alfabeto aramaico.

L'ambiente culturale della città tra il III ed il I millennio a. C., i suoi usi, i suoi costumi di vita giornaliera non soltanto ci sono giunti attraverso i racconti dei testi cuneiformi, ma sono anche posti in luce dai numerosi ritrovamenti di vasellame, di utensili di uso comune in metallo od in pietra, di monili, di statue e di statuette in bronzo, in argilla, o in gesso, di placche scolpite a carattere magico religioso, ecc.

La Nippur parthica. - La conquista parthica provocò in tutta la Mesopotamia un evidente anche se effimero risveglio. Sotto la spinta degli Arsacidi molte città da lungo tempo abbandonate e ridotte, in parte, a cumuli di macerie, semisepolte dalla sabbia furono ricostruite allo scopo di creare, ai limiti occidentali dell'impero, un'efficiente catena di centri fortificati da opporre alle velleità espansionistiche di Roma.

Anche i due templi principali di N., praticamente deserti da oltre un secolo, subirono radicali trasformazioni per essere adattati alle diverse esigenze politiche, militari e religiose della nuova colonia.

Così il tempio di Enlil assunse l'aspetto di un castello fortificato a pianta quadrata, difeso da una doppia cinta di mura con torri circolari agli angoli. Al centro dell'edificio la cittadella, a pianta cruciforme, si ergeva sulle imponenti rovine della ziqqurat.

Il santuario di manna mantenne invece il suo carattere sacro. L'antica costruzione, già modificata dagli Assiri, venne però totalmente distrutta e le sue macerie servirono per colmare in parte la piattaforma quadrata su cui fu innalzato il nuovo tempio. Tale tempio consisteva in due santuarî appaiati composti entrambi da un cortile cintato, da un'ante-cella e da una cella.

Sul lato O del Khebar sono state scavate le fondamenta di un palazzetto formato da un certo numero di stanze, metodicamente raggruppate intorno a due cortili abbelliti da colonnati.

L'attribuzione del monumento al periodo ellenistico-parthico, più che giustificata da un punto di vista stilistico ed architettonico, trova serî ostacoli nella stratigrafia e perciò non può essere accettata che con gravi riserve.

Coll'epoca arsacide comparve (o ricomparve?) l'uso di seppellire i morti entro la cinta urbana.

I Parthi usavano svariati tipi di sepoltura, essendo per indole facilmente recettivi degli usi religiosi incontrati nelle regioni conquistate.

I sarcofagi in argilla invetriata, trovati in grande quantità a N., sono molto importanti come esempî dell'arte e della tecnica fittile diffuse nella regione tra il Il sec. a. C. ed il Il d. C.

Essi si possono dividere in due gruppi principali:

a) sarcofagi a forma di vasca da bagno. Sono venuti alla luce oltre che a N., ad Assur, Kakzu, Susa. I Parthi ne derivarono l'idea dagli Assiri, ma vi aggiunsero il coperchio, l'invetriatura e la decorazione della superficie.

b) Sarcofagi a forma di pantofola. Presenti anche a Seleucia. Risalgono al primo periodo parthico e testimoniano un influsso egiziano (sarcofagi antropoidi) giunto in Mesopotamia attraverso la mediazione dei regni dei Diadochi.

Caratteristica del tipo è l'apertura ovale posta ad una delle estremità, in corrispondenza del volto del defunto. Entrambi i modelli mostrano decorazioni formate da figurine a stampo molto rozze, che rappresentano - in genere - gruppi di soldatini in costume iranico o immagini femminili nude i cui arti inferiori terminano, talvolta, in due curve ornamentali. Altri soggetti, impiegati più raramente (e ritrovati tutti a N.) sono: figure semisdraiate su un triclinio con coppa in mano; teste di donna; donne musicanti nude alternate con maschere; tori a testa umana.

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