Nilo

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Nilo

Katia Di Tommaso

Un fiume che ha fatto la storia

Il Nilo ha creato le condizioni di base perché si sviluppasse la grande civiltà egizia, ha permesso la fioritura culturale della città di Alessandria in epoca ellenistica, ha ospitato uno dei grandi centri della cultura islamica, ancora oggi sfama Stati tra i più popolosi dell’Africa.

Attirò decine di viaggiatori alla ricerca delle sue sorgenti, ancora ignote a metà Ottocento – risvegliando un interesse per l’Africa. Un corso lunghissimo, un bacino immenso e complesso, un sistema idrico delicato, che da sempre hanno affascinato e stupito gli uomini: tanto da considerarlo una divinità e il padre dell’Egitto

Il Fiume delle Montagne

Come tutti i più grandi fiumi del mondo, il Nilo è formato dalla confluenza di lunghi corsi d’acqua provenienti da regioni diverse ed è noto con nomi differenti nei suoi vari tratti; in arabo è comunemente detto el-Bahr «il Fiume» per antonomasia. Le sue sorgenti principali sono quelle del fiume Kagera, e si ritiene che il Nilo-Kagera (6.671 km) sia il fiume più lungo del mondo – anche se misurazioni recenti avrebbero stabilito che il Rio delle Amazzoni è in realtà un po’ più lungo.

Il Kagera nasce dai monti tra Ruanda e Burundi e si immette da ovest nel Lago Vittoria, diviso tra Uganda, Kenya e Tanzania. Il Lago Vittoria è il più vasto dell’Africa e il terzo al mondo (più di 68.000 km2), e ha un emissario a nord: il Nilo Vittoria, appunto, che poco dopo alimenta anche il Lago Kyoga, ne esce in direzione ovest e raggiunge l’estremità settentrionale del Lago Alberto. Dopo pochi chilometri ne esce di nuovo, prendendo il nome di Nilo Alberto e una direzione nord.

Fra Lago Vittoria e Lago Alberto, in territorio ugandese, il fiume scorre in montagna, al di sopra dei 1.000 m di altitudine, e forma alcune cascate; anche subito a valle del Lago Alberto attraversa una regione montuosa, tra Uganda e Sudan; poi, scendendo di quota, prende il nome tradizionale arabo di Fiume delle Montagne (Bahr el-Gebel) e continua a scorrere più o meno in direzione nord.

Il grande acquitrino

In questa regione di altopiano livellato il fiume scorre lentamente, spesso si impaluda e si divide in due rami: a occidente il Fiume o Nilo delle Montagne, a oriente il Fiume delle Giraffe (Bahr el-Zaraf). Per circa 400 km i due rami procedono distanti fra loro. In tutta questa regione si forma un acquitrino che in certe stagioni si estende e diventa immenso: il sudd. Non si tratta di un vero lago: il fondale è bassissimo e quasi tutto lo specchio d’acqua si riempie di vegetazione che impedisce la navigazione; attraversarlo a piedi, del resto, è impossibile e anche molto pericoloso, perché il Nilo è popolato da ippopotami, coccodrilli e altri animali.

Verso il margine settentrionale del sudd, il Nilo delle Montagne riceve da ovest il Fiume delle Gazzelle (Bahr el-Ghazal), formato dal Fiume degli Arabi (Bahr el-Arab) – lungo ma non molto ricco d’acqua, perché proviene da una regione di savana – e dal Jur, che ha una portata maggiore dato che attraversa una regione di foresta umida.

Il Nilo delle Montagne, poi, piega nettamente verso est, si riunisce con il Fiume delle Giraffe e poco dopo riceve anche il Sobat, il primo grande affluente dall’Etiopia. L’acqua del Sobat è bianchiccia perché è ricca di sodio: il grande fiume prende allora il nome di Nilo Bianco, torna a scorrere verso nord ed esce dalla regione delle paludi. Da qui fino alla foce il Nilo attraversa per qualche migliaio di chilometri una regione praticamente desertica. Grazie a questa serie di immissari e ai successivi, però, il Nilo mantiene una considerevole portata d’acqua.

«Caput Nili quaerere»

Nel tratto acquitrinoso, invece, il Nilo perde più di metà dell’acqua per evaporazione. Proprio in questo tratto si sta scavando un lunghissimo canale che dovrebbe accelerare la corsa del fiume ed evitare le inondazioni e la perdita d’acqua. Ma le popolazioni della regione non sono affatto d’accordo, e questo è uno dei motivi che alimentano, in Sudan, una guerra civile che dura da decenni.

L’area del sudd è veramente critica. Fra l’altro, ha impedito per secoli di risalire il fiume: gli Egizi ci provarono inutilmente, l’imperatore Nerone mandò una spedizione che si dovette fermare, e così successe poi per secoli a molti altri. «Caput Nili quaerere» («cercare le sorgenti del Nilo») a Roma diventò una specie di proverbio, per dire ‘volere una cosa impossibile’.

Qualcuno, però, anticamente, riuscì in qualche modo a raggiungere il Nilo Alberto e raccontò che usciva da due laghi (Alberto e Kyoga) dai quali si vedevano grandi monti coperti di neve (forse il Ruwenzori e l’Elgon), battezzati Monti della Luna; i geografi arabi diffusero quest’idea di due o tre laghi da cui uscivano le sorgenti del Nilo ai piedi di un arco di monti. L’idea di monti con la neve all’Equatore pareva talmente assurda che tutto venne creduto una favola, mentre l’informazione era un po’ abbellita dalla fantasia ma in fondo esatta.

Trovare le sorgenti non era uno sfizio dei geografi, ma una questione fondamentale per l’Egitto, che viveva grazie al Nilo e voleva assicurarsene tutto il corso: gli antichi Egizi veneravano il Nilo come un dio e chiamavano l’Egitto «dono del Nilo».

All’inizio dell’Ottocento la ricerca delle sorgenti riprese, finché (nel 1860) si scoprì che il Nilo usciva dal Lago Vittoria. Poco dopo si scoprì anche il Kagera.

Le inondazioni e il limo

Dopo essere diventato Nilo Bianco, il fiume raggiunge Khartum, dove riceve un affluente, il Bahr al Azraq (detto anche Nilo Azzurro, perché anticamente fu creduto il ramo principale del fiume e pertanto chiamato anch’esso «Nilo»), che proviene dall’Etiopia come anche l’Atbara, ultimo affluente del Nilo. Nella stagione delle piogge gli immissari etiopici portano nel Nilo un’enorme quantità di acqua. L’arrivo improvviso di tanta acqua provoca le famose piene del Nilo, cioè quelle inondazioni che irrigavano i terreni ai lati del fiume, soprattutto in Egitto. Le acque di questi fiumi sono anche cariche di una fanghiglia sottilissima (il limo) e fertile, che si depositava sui campi e li concimava.

A sud di Khartum, il Nilo perde tutti gli aggettivi e le specificazioni (anzi, in arabo, come si è detto, viene chiamato semplicemente «il Fiume»), disegna una grande S ed è interrotto da sei cateratte (vale a dire delle rapide) che ostacolano la navigazione – ugualmente praticata in tutto il Sudan. Nel tratto egiziano il fiume è tutto navigabile, disegna piccole anse e, proseguendo sempre verso nord, bagna Il Cairo e tutte le città egiziane importanti – l’Egitto è come una grande oasi fluviale: tutta la popolazione vive attorno al Nilo – fino al grande delta che sfocia nel Mediterraneo orientale. L’area del basso Nilo, cioè il delta e il tratto subito a monte, è una delle regioni più fittamente popolate e coltivate della Terra.

Il Nilo addomesticato

Oggi le piene e il limo sono solo ricordi, perché il Nilo è stato sbarrato dalla diga di Assuan, che forma il Lago Nasser, tra Sudan ed Egitto. Quando arrivano le piene, il Nilo non inonda più i campi: il livello del lago si innalza un po’ e il limo si deposita sul suo fondo. In compenso, l’acqua del lago serve a irrigare una superficie enormemente più vasta di prima e a mantenere costante il livello del fiume, e poi le centrali idroelettriche della diga producono una straordinaria quantità di energia. Ma ci sono altri effetti collaterali negativi: per esempio il limo costruiva il delta del fiume, depositandosi alla foce; da quando la quantità di limo è diminuita il delta non cresce più e, al contrario, il mare lo sta smantellando. Il fango, inoltre, conteneva sostanze nutritive per i pesci, che erano abbondanti nel delta e nel mare vicino: oggi la pesca si è molto ridotta, anche se si può pescare nel Lago Nasser. L’irrigazione dei nuovi terreni, infine, sta facendo concentrare troppi sali nel suolo, e servono sempre più prodotti chimici artificiali per conservare produttiva la terra.

Da qualche anno l’Egitto sta scavando un Nilo bis, un canale più o meno parallelo al fiume ma più a ovest, che servirà a irrigare altri terreni e ad aumentare la produzione agricola e lo spazio utile disponibile. Del resto, quasi mai i deserti sono terre sterili: non producono vegetazione solo perché manca l’acqua. Il deserto egiziano, però, è anche molto caldo, e si teme che l’acqua del canale evapori quasi tutta.

Effettuare interventi per addomesticare la natura e ricreare poi un equilibrio artificiale è sempre un’operazione molto complicata. Da 7.000 anni circa – da quando consentì l’introduzione dell’agricoltura in Egitto – il Nilo sorregge la vita di vari paesi e di centinaia di milioni di persone: la gestione del suo sistema idrico è una questione delicatissima da tutti i punti di vista.

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