NIKIAS. - 1

Enciclopedia dell' Arte Antica (1963)

NIKIAS (Νικίας)

E. Paribeni

1°. - Ceramista attico, figlio di Hermokles, attivo circa gli ultimi anni del V sec. a. C. che firma un cratere a campana del British Museum con patronimico e menzione del demo attico natale. Esso dà nome al "Pittore di N." la cui figura artistica si inserisce in quella corrente di pittori "ornati" di cui l'esponente più noto e centrale è il Pittore di Meidias. Dipinge crateri a campana e hydrìai con scene varie e complesse, con figure manierate e artificiose, cariche di ornati e fregi nelle vesti e nelle armi. All'atmosfera e agli atteggiamenti di uno svaporato languore si accompagna un segno spesso duro e arido che ne rende più meccanici e faticosi gli effetti. Caratteristiche alcune sue opere per l'estremo decorativismo, sottolineato a momenti da elementi in colore aggiunti. Singolare è nel Pittore di N. la scelta dei temi delle sue figurazioni. In piena antitesi all'ambiente del Pittore di Meidias a cui in un primo tempo J. D. Beazley lo aveva avvicinato, l'artista sembra ispirato piuttosto da motivi e figure di decisa virilità. In luogo del consueto ambiente afrodisiaco con ninfe, Eroti e languori, s‛incontrano nelle sue figurazioni figure atletiche come nelle scene di lampadodromìa e hoplitodromìa. E i nudi stessi appaiono squadrati e pesantemente scanditi con una solidità di struttura che ricorda il Pittore di Fauvel. La stessa austerità egli porta anche nel trattamento di temi più facilmente dominati da suggestioni erotiche, quali il giudizio di Paride, che egli ripete due volte. Mentre una intensa preoccupazione per una religiosità riservata ed oscura è alla radice delle scene di sacrificio, di Dioniso Chthonios-Prometeo e di altre che non sappiamo intendere. Una clausola mordente e spietata alla sua opera è rappresentata dalla oinochòe del Louvre con un assurdo Eracle caricaturale tratto da una quadriga di malinconici centauri.

Bibl.: W. Klein, Griech. Vasen mit Meistersignaturen, Vienna 1887, p. 111; H. B. Walters, History of Ancient Pottery, Londra 1905, I, 446; II, 258; J. C. Hoppin, Red-fig., II, 218; E. M. W. Tillyard, The Hope Vases, Cambridge 1923, p. 89; E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung, Monaco 1923, p. 592; J. D. Beazley, Red-fig., p. 847; W. Johannowski, in Boll. d'Arte, XLV, 1960, p. 202 ss.