FREGOSO, Nicolò

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)

FREGOSO (Campofregoso), Nicolò

Giustina Olgiati

Figlio di Spinetta (I) e della sua prima moglie, Benedetta di Enrico Doria, nacque probabilmente a Genova dopo il 1410. Alla morte del padre, nel 1425, non aveva ancora raggiunto i sedici anni, necessari per richiedere la venia etatis, il riconoscimento della maggiore età. Il 3 ag. 1425 la sua tutela veniva quindi assunta dallo zio paterno Tommaso.

Il F. trascorse gli anni successivi a Sarzana, feudo di Tommaso Fregoso, che affidò la sua educazione e quella del cugino Pietro di Bartolomeo all'umanista Giovanni Toscanella. L'ambiente colto dal quale venne circondato durante l'adolescenza lo influenzò profondamente tanto che, nonostante le vicende turbolente della sua vita, si guadagnò fama di protettore delle arti, ed ebbe la stima di umanisti come Antonio Astesano, Giovanni Mario Filelfo, Enea Silvio Piccolomini.

Al ritorno dello zio Tommaso al dogato, nel 1436, il F. si trovò coinvolto, insieme con il fratello maggiore Spinetta (II) e con i cugini Giano e Ludovico, nei conflitti che opponevano il nuovo doge a Filippo Maria Visconti, ai marchesi del Finale e ai ribelli fautori del partito dei Fieschi e degli Adorno. È in questo periodo che il F. dette prova di coraggio e di spirito di iniziativa. Il 25 luglio 1437 partì per Voltaggio con 200 balestrieri, per soccorrere il cugino Giano in procinto di attaccare il castello di Fiacone, al punto di sostituirlo nell'impresa; il doge Tommaso dovette frenarne l'irruenza, esortandolo ad astenersi dall'agire contro Fiacone e il castello di Ronco. Il 27 agosto l'incarico fu affidato a Ludovico Fregoso; successivamente il F. venne inviato, nel maggio 1438, alla difesa di Albenga.

Nel marzo 1439 gli venne assegnata la carica di capitano di 4 navi stipendiate in aiuto di Renato d'Angiò, pretendente al trono di Napoli, in guerra contro Alfonso d'Aragona. Tommaso Fregoso si garantì così il felice esito dell'impresa, dopo che il verificarsi di atti di ribellione, se non di un vero e proprio ammutinamento, avevano indotto il precedente capitano, Peregro di Promontorio, a rinunciare alla carica. Il 30 marzo il doge annunciava a Renato d'Angiò la nomina del F. e il suo prossimo arrivo, con preghiera di provvedere almeno alle sue spese.

Il 18 ag. 1439, di fronte alla notizia di trattative di pace tra Renato d'Angiò e Alfonso d'Aragona, Tommaso incaricò il F. di fare in modo che anche Genova fosse inclusa in un'eventuale tregua. Falliti i tentativi di giungere a un accordo tra le parti, il F. conseguì i più brillanti successi della campagna di Napoli, conquistando, nonostante l'intervento personale di Alfonso d'Aragona, la torre di S. Vincenzo e il Castel Nuovo.

Richiamato in patria a causa del peggiorare della situazione interna, si dedicò negli anni successivi alla difesa del Dominio genovese dai ripetuti attacchi dei fuorusciti. Nel 1441 al comando di due imbarcazioni, costrinse Raffaele Adorno a ripiegare da Pegli a Voltri. Mandato a contrastare Battista Adorno, con l'incarico di adunare armati in Val Polcevera e occupare il colle di San Cipriano, si unì alle truppe comandate dal cugino Ludovico e riportò all'obbedienza Voltri e Busalla. Nel 1442, in occasione della ribellione di Savona, si recò a Stella e ad Albissola con pochi fanti per indurre gli uomini del posto a interrompere i rapporti con la città ribelle; con l'aiuto della popolazione locale si fortificò nei pressi di Albissola e riuscì a respingere un attacco dei nemici. Nel dicembre dello stesso anno, allorché Tommaso venne deposto e imprigionato dalla fazione degli Adorno, il F. scelse di restare fedele al suo partito, invece di ritirarsi a Sarzana, governata dal fratello Spinetta. In un primo momento riparò a Napoli presso Aronne Cibo, uno dei consiglieri più ascoltati di Alfonso d'Aragona.

Nel giugno del 1446, a bordo di una nave capitanata dal cugino Giano Fregoso, si unì alla flottiglia di Benedetto Doria che aveva convinto gli equipaggi di alcune navi di grosso tonnellaggio, provenienti dall'Oriente, a ribellarsi al doge Raffaele Adorno. Sfuggiti alla flotta assoldata dall'Adorno, i ribelli si accordarono con il re di Francia Carlo VII cui Giano Fregoso promise il dominio su Genova in cambio di aiuti militari contro gli Adorno. Allorché Giano - che con le sue sole forze era riuscito, il 26 genn. 1447, a cacciare gli Adorno e ad ascendere al dogato - rifiutò di tenere fede agli accordi, Benedetto Doria, sulla cui nave era imbarcato anche il F., si rifiutò di tornare in patria. Nel febbraio Giano inviò un'ambasceria a parlamentare con il ribelle che, ancorato lungo le coste della Provenza, sembrava essere rimasto fedele al partito francese. Compito degli ambasciatori era anche quello di scoprire se il F., che in passato aveva partecipato in prima persona agli atti di pirateria del Doria, fosse rimasto sulla nave per propria scelta o come prigioniero.

L'accaduto non sembra peraltro avere compromesso a lungo i rapporti tra il F. e il nuovo doge: nell'estate del 1447 il F. partecipò alle campagne belliche iniziate da Giano Fregoso nell'Oltregiogo in seguito alla morte di Filippo Maria Visconti. Dapprima incaricato di arruolare truppe a Voltri, il F. fu quindi inviato come commissario in Lunigiana, per giungere a un accordo con Jacopo, marchese di Lusuolo. A questo periodo risale probabilmente la sua investitura del feudo di Gavi, del quale risulta signore in documenti posteriori al 1447.

Scoppiata il 25 nov. 1447 la guerra contro il marchese Galeotto Del Carretto per il controllo del Finale, il F. vi prese parte come commissario, dapprima insieme con i cugini Pietro e Ludovico, poi con incarichi di sempre maggior responsabilità; per buona parte del 1448 si trovò, infatti, a condurre da solo le operazioni sul fronte finalese. Il 17 giugno 1448 venne inviato, insieme con Pietro di Fo, sulla Riviera di Ponente, per costringere le Comunità del luogo a prestare i sussidi in denaro necessari al doge per la prosecuzione della guerra. Il successivo 18 luglio, nel contratto di vendita di Sarzana a Giano, Tommaso Fregoso gli destinava la cifra di 1.435 lire. Rimasto al comando dell'esercito del Finale anche nel corso del secondo dogato di Ludovico, il F. ricevette, nel 1449, il giuramento di fedeltà dei Finalesi e firmò la convenzione con i marchesi Del Carretto.

L'8 sett. 1450 il Gran Consiglio che elesse doge Pietro Fregoso, in sostituzione di Ludovico, elevò il F. al ruolo di capitano generale della Repubblica. Nel 1451 venne mandato a Roma come ambasciatore della Repubblica presso Federico III che si trovava nella città in attesa dell'incoronazione imperiale (15 marzo 1452). La fama guadagnata dal F. con l'impresa di Napoli, il suo ascendente sulle truppe e la sua fama di condottiero, uniti al possesso di Gavi e al legame di parentela da lui stretto con i Fieschi, lo resero un rivale pericoloso per Pietro Fregoso, giunto forse al potere con il suo aiuto. Ai primi di giugno del 1452, il doge decise pertanto di giustiziarlo non senza prima accordarsi con il fratello del F., Spinetta (II). Nelle lettere inviate, tra il 4 e il 6 giugno, ai cugini Lazzaro, Paolo Benedetto e Martino Fregoso, al duca di Milano, ai Dieci di balia di Firenze e a Giovanni Filippo Fieschi, Pietro addusse a motivo della decisione presa i ripetuti atti di ribellione intrapresi dal F., le cui prove, presentate dinanzi al suo stesso fratello Spinetta, avevano indotto perfino quest'ultimo a non opporsi all'esecuzione. Il F. venne giustiziato in Genova pochi giorni dopo.

Come ricompensa dell'appoggio dato al doge in tale delicata questione, Spinetta Fregoso otterrà la carica di capitano generale della Repubblica e il feudo di Gavi; per meglio favorirlo, lo stesso Pietro impedì alla vedova del F., Bianca di Ludovico Fieschi, di allontanarsi da Genova fino all'avvenuta presa di possesso del feudo.

Dall'unione tra il F. e Bianca Fieschi erano nati Teodora, Alfonso, Francesco e Caterina.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova, Arch.segreto, Diversorum, reg. 545 cc. 62r-63v; Instructiones, 2707A, nn. 133, 269; Litterarum, 1784, nn. 1233, 1461-1462, 1486-1488; 1790, n. 470; Genova, Bibl. Franzoniana, ms. Urbani 127: F. Federici, Abecedario della nobiltà ligustica, II, c. 118v; G. Bracelli, Epistolario, a cura di G. Balbi, Genova 1968, pp. 8, 73; G.M. Filelfo, La guerra del Finale (1447-1452), a cura di Pinea, Genova 1979, pp. 44, 53 s., 80 ss., 89, 96, 133, 145 s., 148; A. Giustiniani, Castigatissimi Annali, Genova 1537, cc. CCrv; N. Battilana, Geneal. delle fam. nob. di Genova, Genova 1825, I, s.v. Campofregoso; U. Foglietta, Elogio degli uomini chiari della Liguria, Genova, 1860, pp. 160 s.; A. Neri, Inventario di Spinetta da Campofregoso, in Giornale ligustico, IX (1884), pp. 352 s.; F. Gabotto, A proposito di una poesia inedita di G.M. Filelfo a Tommaso Campofregoso, in Atti della Soc. ligure di storia patria, XIX (1888), pp. 501 s.; C. Braggio, G. Bracelli e l'umanesimo dei liguri del suo tempo, ibid. pp. 75 s.; P. Vayara, Epistole di A. Astesano a Genovesi, in Giornale ligustico, XVII (1890) pp. 239 s.; A. Pesce, Alcune notizie intorno a G.A. del Fiesco ed a Niccolò da Campofregoso (1443-1452), in Giorn stor. e letter. della Liguria, V (1905), pp. 388-407; F. Poggi, Lerici e il suo castello, Genova 1909, II, pp. 300, 320-381; A. Pesce, Sulle relazioni tra la Repubblica di Genova e Filippo Maria Visconti dal 1435 al 1447, I, Torino, 1921, pp. 155, 167 s. 172; L. Levati, I dogi perpetui della Repubblica di Genova, Genova 1928, pp. 364 s.; G. Salvi, Galeotto 1° del Carretto marchese di Finale e la Repubblica di Genova, in Atti della Soc. ligure di storia patria, n.s., LXVI (1937), pp. 138, 140 s., 184 s., 212, 219, 222 s., 288 s., 302 s.; A. Borlandi, Ragione politica e ragione di famiglia nel dogato di Pietro Fregoso, in La storia dei Genovesi, IV, Genova 1984, pp. 355, 366 s.; G. Olgiati, Genova, 1446: la rivolta dei "patroni" contro il dogato di Raffaele Adorno, in Nuova Rivista storica, LXXII (1988), 3-4, pp. 409, 445, 449; Id., L'alleanza fallita: il trattato del 7 nov. 1447 tra Alfonso d'Aragona e Giano Campofregoso, in La storia dei Genovesi, X, Genova 1990, p. 323; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v.Fregoso, tav. IV.

CATEGORIE