Nicola Pisano

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Nicola Pisano

Manuela Gianandrea

Il rinnovatore della scultura italiana

Abbandonando lo stile romanico, Nicola Pisano trasformò i caratteri della scultura italiana della seconda metà del Duecento attraverso una rappresentazione più naturalistica e realistica della figura e dello spazio. Le sue opere, frutto di una bottega in cui lavorava insieme al figlio Giovanni e ad Arnolfo di Cambio, sono talmente innovative da far considerare Nicola il Giotto della scultura

Un pugliese diventa pisano

L’artista, il cui nome farebbe pensare a un’origine pisana, ha in realtà una storia molto controversa che riguarda non solo la sua terra natale, ma anche i suoi primi anni di attività. Infatti due documenti, redatti dallo stesso notaio nel 1266, indicano Nicola Pisano come «de Apulia», ossia originario della Puglia. Gli studiosi hanno quindi pensato che Nicola fosse nato nell’Italia meridionale tra il 1210 e il 1220 e possa essersi formato artisticamente all’interno dei cantieri scultorei che lavoravano allora in Puglia per l’imperatore Federico II di Svevia.

Giunto in Toscana, Nicola avrebbe esordito come architetto, intervenendo nel Battistero di Pisa, nella Cattedrale di Siena e forse nella chiesa di S. Trinita a Firenze.

Un attento osservatore dei capolavori antichi

Nel 1260 Nicola completa uno dei suoi capolavori, il pulpito per il Battistero di Pisa. Il pulpito, che era il luogo da dove erano letti i testi sacri o da dove il predicatore parlava ai fedeli, era un monumento molto importante nelle chiese medievali e aveva una lunga tradizione alle spalle. Nicola innanzitutto ne rinnova la forma: non più una cassa quadrangolare poggiata su colonne, ma esagonale con il parapetto riccamente ornato da cinque lastre scolpite. I rilievi raccontano le Storie di Cristo, dalla Natività all’Adorazione dei Magi, dalla Presentazione di Gesù al Tempio alla Crocifissione fino al Giudizio Universale.

La grande novità di Nicola è proprio nel modo di rappresentare le figure e lo spazio circostante: i personaggi hanno forme solide, tanto che sotto le pieghe morbide e plastiche degli abiti si avverte la volumetria dei corpi; questi emergono poi con forza dal piano di fondo e si muovono con naturalezza entro uno spazio rappresentato in maniera razionale; i volti sono espressivi e caratterizzati a livello fisionomico, per creare una comunicazione con lo spettatore. Inoltre tutta la composizione è immersa in un’atmosfera pacata e solenne, tipica dell’arte di Pisano.

Il punto di partenza del rinnovamento di Nicola sono indubbiamente la conoscenza e l’osservazione diretta di opere antiche, come i molti sarcofagi romani conservati nel Camposanto di Pisa, da cui deriva il naturalismo delle figure e la solennità delle scene. Addirittura in alcuni casi, come nella figura della Madonna della Presentazione al tempio, è stato trovato il modello diretto: la Fedra di un sarcofago romano del 2° secolo d.C., tuttora visibile nel monumentale cimitero pisano.

L’eredità di Nicola

Dal 1265 al 1269 Nicola lavora al suo secondo capolavoro: il pulpito per il Duomo di Siena. Alla realizzazione dell’opera collabora la bottega dello scultore, formata da artisti di altissimo livello, come Arnolfo di Cambio e Giovanni Pisano, figlio di Nicola, che presto prendono una strada autonoma, raccogliendo gli insegnamenti del maestro. Nelle Storie di Cristo del pulpito senese Nicola si apre verso il linguaggio della scultura gotica francese, imprimendo alle scene maggiore drammaticità e conferendo ai personaggi più dinamicità.

Insieme al figlio Giovanni, Nicola realizza intorno al 1278 anche la Fontana Maggiore a Perugia: formata da due vasche di marmo concentriche e una terza in bronzo, la fontana è decorata con un ricco programma che va dai Mesi, ai Segni zodiacali, alle Arti fino alla Storia di Roma. Si tratta della più antica fontana pubblica italiana, primo monumento italiano collegato con il potere comunale, e a Nicola spetta non solo l’onore di averla realizzata, ma anche il diritto di incidere per sempre sul marmo il suo straordinario elogio: «Nicola, famoso nell’arte, gradito per tutte le sue opere, fiore degli scultori…».

Non si conosce la data di morte dell’artista, che presumibilmente va collocata tra 1278 e il 1287.

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