NICOLA MARIA da Borgo Sansepolcro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 78 (2013)

NICOLA MARIA da Borgo Sansepolcro

Dario Busolini

NICOLA MARIA da Borgo Sansepolcro. – Nacque a Sansepolcro il 14 novembre 1700, figlio di Eulalia e Girolamo Sergiuliani, esponente della nobiltà locale.

Avviato dai genitori agli studi e alla vita religiosa entrò a vent’anni nel noviziato cappuccino di Montemalbe, presso Perugia, ed emise i voti il 9 agosto 1721, completando la formazione con l’apprendimento delle discipline teologiche e l’esercizio della predicazione. Avendo chiesto di diventare missionario, nel 1731 fu inserito nel gruppo di sei cappuccini, guidato da padre Fabiano da Lubiana, destinato da Propaganda Fide a rinforzare i religiosi della missione in Russia, trasformata in Prefettura apostolica il 2 luglio di quello stesso anno.

Attiva dal 1720 al 1747, la missione cappuccina in Russia, derivata da quella in Georgia, aveva giurisdizione su un territorio enorme, esteso dalla Lapponia alla Siberia e abitato da popolazioni cristiano-ortodosse, musulmane e animiste. I frati, cui era permesso solo assistere i cattolici e vietato operare conversioni tra gli ortodossi, risiedevano stabilmente a Mosca e ad Astrachan’ e avevano cominciato a operare, non senza limitazioni e sospetti di spionaggio, subentrando agli espulsi gesuiti (accusati di essere spie al soldo dell’impero asburgico), grazie alle aperture verso i cattolici di rito latino fatte dallo zar Pietro I quando, impegnato nella guerra contro la Svezia, aveva cercato l’alleanza della Polonia e dell’Austria.

La spedizione missionaria partì per la Russia nel 1732, quando il Prefetto di Propaganda Fide, card. Vincenzo Petra, e i nunzi a Vienna e Varsavia, Domenico Silvio Passionei e Camillo Merlini Polucci, ottennero tutti i documenti necessari. Arrivati insieme nella capitale polacca, i cappuccini si divisero in due gruppi di tre persone ciascuno, il primo diretto a San Pietroburgo per compiere atto d’omaggio alla corte imperiale per poi andare da lì ad Astrachan’, e il secondo – con il prefetto e Nicola Maria – a Mosca, attraverso la Lituania e Smolensk.

Oltre che a Mosca, Nicola Maria svolse il suo apostolato in varie altre regioni della Russia: dall’Ingria all’Ucraina, alla Livonia, ai territori cosacchi, fino ad Azov e in Crimea, dove arrivò al seguito dell’armata russa del Don, impegnata dal 1735 nella guerra contro gli ottomani e condotta dal feldmaresciallo cattolico irlandese Peter Lacy. Rimase in Russia, dove poté celebrare messe e amministrare i sacramenti tanto in case private di cattolici – stranieri o russi – quanto in pubblico, di fronte ai soldati di Lacy, fino al 1° giugno 1738, quando ottenne il permesso di rientrare nella sua provincia di origine a causa di una malattia. Arrivato in Italia, scrisse un Breve ragguaglio della missione di Russia, che presentò alla fine di febbraio 1739 alla Congregazione di Propaganda Fide a Roma.

Il Ragguaglio è un documento interessante per la storia della missione cappuccina in Russia e per le osservazioni sulla storia, le religioni e la cultura degli abitanti di quelle regioni. Derivato da una più ampia e perduta relazione scritta da Nicola Maria per il procuratore generale dei cappuccini, lo scritto iniziava con una descrizione geografica della Moscovia, basata sulla cartografia contemporanea, al tempo dell’imperatrice Anna Ivanovna, impegnata a governare «la terza parte di tutta la terra» (Francesco da Vicenza, 1950, p. 99) espandendo anche nei suoi territori asiatici «le regole di un buon governo» e favorendo la crescita della popolazione e delle città. La forza del potere imperiale si imponeva su quello ecclesiastico, privato dell’autorità patriarcale dallo zar Pietro I che nel 1721 l’aveva sostituita con un santo sinodo facilmente manovrabile dalla corte. Di conseguenza, la «religione scismatica Ruthena» (ibid., p. 100) versava in uno stato «miserabile» con abusi, simonie e vizi molto comuni tra il clero e diffusi anche fra la gente comune, che pure era «tenacissima» nell’ortodossia e molto devota alla Vergine e a s. Nicola. Al contrario, l’imperatrice e il suo favorito Ernst Johann Biron proteggevano i luterani, la cui influenza era molto forte tra l’aristocrazia e nelle province baltiche. Nondimeno il cappuccino lodava la relativa libertà di religione concessa in Russia e criticava il fatto che di tale libertà avessero abusato i gesuiti, tornando in Russia, e i francescani osservanti, aprendo una nuova missione, col risultato di creare divisioni fra i cattolici anziché favorire l’unione tra questi e gli ortodossi. A suo parere l’utilità della missione in Russia consisteva soprattutto nell’assistere i pochi che già erano cattolici poiché le conversioni erano rare tra i residenti stranieri, che dal cattolicesimo non traevano alcun vantaggio, e impossibili per i russi che, convertendosi, avrebbero perso ogni diritto civile e provocato l’espulsione dei missionari. La missione di Mosca, inoltre, era molto povera e i frati non avevano i mezzi per recarsi in tutti i luoghi in cui risiedevano famiglie cattoliche, né per assistere i bisognosi, pubblicare libri di formazione o apologetica o pagare maestri di lingua russa, il cui difficile e lento apprendimento ostacolava in maniera significativa il lavoro dei missionari. L’insieme di questi motivi spingeva dunque il cappuccino a chiedere a Propaganda Fide la destinazione di maggiori risorse alla missione in Russia, pur riconoscendo che le speranze di progresso erano poche per l’influenza protestante da una parte e il diffuso anticattolicesimo popolare dall’altra. Se tuttavia si fosse riuscito ad avvicinare al cattolicesimo lo zar, l’unione delle due Chiese sarebbe stata possibile e persino facilitata dalle alleanze politiche presenti. A tal fine Nicola Maria raccomandava di preparare bene i nuovi missionari, facendo studiare loro di più la storia e la dogmatica dell’Oriente cristiano e istruendoli alla prudenza, affinché non si facessero espellere per eccesso di zelo. Chiedeva inoltre l’istituzione di un collegio e una stamperia per i cattolici russi, istituto che la Chiesa romana creò solo due secoli dopo (il Pontificio Istituto Orientale fu fondato da Benedetto XV nel 1917). Ricordando l’opera in Russia del gesuita Antonio Possevino – mediatore nella pace di Iam Zapol’skij (1582), che pose fine alla guerra livone tra Polonia-Lituania e Russia, e autore dei Commentarii dellaMoscovia (Ferrara 1592; 1ª ed. latina, Vilna 1586) – Nicola Maria concludeva che l’unione della Russia con Roma sarebbe stata anche la migliore via per espandere il cattolicesimo in Asia e riportarlo nell’Europa del Nord.

Dopo il 1739 non si allontanò più dalla provincia cappuccina umbra, dove visse fino alla morte, avvenuta il 9 ottobre 1762 nel convento della sua città natale.

Fonti e Bibl.: Francesco da Vicenza, Una relazione inedita del cappuccino p. N. M. da Borgo San Sepolcro sulla missione in Russia (1739), in Collectanea Franciscana, XX (1950), pp. 93-114; S. Saccone, Un cappuccino in terra di Moscovia: fra’ Gabriele da Bologna (1699-1738), in Miscellanea di storia delle esplorazioni, XV, Genova 1990 («Studi di storia delle esplorazioni» 26), p. 220.

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