Nicòla di Verdun

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Orafo (seconda metà del sec. 12º - principio del 13º). Sebbene le attribuzioni delle sue opere non siano state accettate da tutti, e in parte si debbano riferire a lavori di scuola o variamente connessi all'arte del maestro, non è dubbio che nelle due opere datate e firmate, N. si riveli un artista, lontano da qualsiasi forma di bizantinismo e molto in anticipo sui suoi tempi. La pala dell'altare di Klosterneuburg e il reliquiario di Tournai sono opere monumentali per l'insieme, per i colori e per il disegno.

Vita e opere

Per quel che riguarda la sua formazione non si possono fare che congetture; infatti, niente ci prova che egli sia stato allievo di Godefroy de Claire orafo operoso nei paesi renani nel secolo XII. L'ambone di Klosterneuburg, presso Vienna, che nello stato attuale (trittico con 51 scene) risale alla ricomposizione e trasformazione successiva all'incendio del 1330, è la prima opera datata (1181) e firmata di N. e, nelle sue 45 scene originali con la storia dell'umanità ante legem, sub gratiam e sub legem, presenta, pur nella unitarietà e maturità stilistica, un lieve passaggio dallo stile tardo romanico a uno stile più complesso nelle movenze e nei gesti, segnati con maggiore dinamicità, e un certo classicismo nella resa dei drappeggi. Nelle storie che vi sono disposte con grande semplicità di spartinenti e di composizione, le figure spiccano sullo smalto azzurro intensissimo del fondo tratteggiate sulla superficie d'oro, con un disegno non lontano da quello di un Villard de Honnecourt. Questo trapasso dal tardo romanico al primo gotico è anche presente nell'altra opera datata e firmata, il cosiddetto reliquiario di Maria (ma dei ss. Piato e Nicasio) a Tournai (1205), che dovrebbe essere l'ultima opera del maestro. Restaurato male nel secolo XVIII e XIX, lascia tuttavia intravedere le caratteristiche dello scultore nelle figure a tutto tondo di larga modellazione. Tra queste due opere sicure si collocano i reliquiari di Annone a Siegburg, di Albino a S. Pantaleone di Colonia e dei Re Magi nel duomo di Colonia, che nella struttura architettonica, nei motivi geometrici, nelle decorazioni in oro e azzurro, presentano forti affinità con le opere firmate di Nicola. Nel più notevole e meglio conservato dei tre, quello del duomo di Colonia, progettato nell'insieme da N., ma iniziato e interrotto in vari periodi (1191-98 e 1206-20), le figure robuste dei profeti vivamente aggettanti al di là della cornice, ormai libere dall'antica soggezione medievale alla nicchia o ad altro spazio chiuso, sono tra le opere più alte di N. per vigore ed espressività, con le quali N. conclude l'altissima scuola degli orefici della Mosa. Il «candelabro Trivulzio» del duomo di Milano, attribuito a N., è oggi ritenuto di un artista più giovane, e datato intorno al 1210-20; secondo altri, potrebbe essere di un lombardo influenzato dall'arte del Nord.

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