Nicòla di Mira, santo

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Della sua vita nulla si sa di certo; la tradizione gli attribuisce atti e vicende di due distinti vescovi della Licia: N. di Mira (forse sec. 4º) e N. di Pinara (m. 564). Il culto e il racconto dei miracoli che ne fanno il taumaturgo per eccellenza (la dote alle tre fanciulle pericolanti; la tempesta sedata; i tre giovanetti tagliati a pezzi e risuscitati, ecc.) acquistarono grande importanza in Oriente col sec. 6º, e con il 9º in Occidente (Roma e Italia meridionale, Germania, Francia e poi Inghilterra). Il suo corpo fu rapito da mercanti che (1087) lo portarono a Bari (la leggenda dice che la nave approdò da sola) dove fu eretta la basilica; dalle sue ossa i canonici traevano un liquido oleoso ("manna di s. N.") contro le infermità. Il suo culto (patrono dei naviganti, delle fanciulle e degli scolari) raggiunse il culmine verso la fine del Medioevo, e le sue leggende furono celebrate in pitture e in sacre rappresentazioni (è sempre raffigurato in vesti episcopali, con varî attributi che ricordano i suoi miracoli). Nell'Europa centro-settentrionale e orientale la sua figura corrisponde a quella di Babbo Natale: per la sua festa (6 dicembre) si scambiano doni e, fin dal sec. 13º, si eleggeva in quel giorno, invece che in quello degli Innocenti (28 dicembre), il "vescovo dei fanciulli". Con la Riforma, questi usi furono per lo più trasferiti al Natale; e il nome Sanctus Nicolaus si corruppe in Santa Claus.

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