DE GIOSA, Nicola

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 36 (1988)

DE GIOSA, Nicola

Bianca Maria Antolini

Nacque a Bari il 3 maggio 1819 da Angelantonio e da Lucia Favia. Iniziò la sua istruzione musicale con lo studio del flauto, prima sotto la guida del fratello Giuseppe, poi di E. Daniele; entrato nel 1834 al conservatorio S. Pietro a Maiella di Napoli, vi continuò lo studio del flauto con P. Bongiorno, e iniziò poco dopo lo studio della composizione, dapprima con F. Ruggi e N. Zingarelli, e in seguito con G. Donizetti, di cui fu uno degli allievi preferiti. Nel 1839 furono eseguite dagli allievi del conservatorio due sue composizioni, scritte per onorare la memoria del conte W.R. di Gallenberg, morto in quell'anno: Una lacrima sulla tomba del conte di Gallenberg, preghiera per soprano, coro e orchestra, e un Inno funebre a 4 voci, cori e orchestra. Contrasti sorti con il nuovo direttore del conservatorio, S. Mercadante, lo costrinsero ad abbandonare il conservatorio stesso prima della fine degli studi: ciò nonostante esordì con successo come operista nel luglio 1842 al teatro Nuovo di Napoli, con l'opera buffa La casa degli artisti (libretto di A. Passaro); sempre al Nuovo, l'11 maggio 1845, fu bene accolta l'Elvina (libretto di A. Spadetta), nata da una sfida con L. Siri che qualche anno prima aveva musicato lo stesso libretto senza successo. L'Omnibus (cfr. Gazzetta musicale di Milano, 1845, p. 100) vi rilevava "spontaneità, gusto e genio". Nella primavera del 1846 La casa degli artisti, con il nuovo titolo L'arrivo del signor zio, fu rappresentata al teatro Sutera di Torino con felicissima accoglienza, tanto che l'impresa del teatro d'Angennes commissionò al D. un'opera semiseria da mettere in scena nella stessa stagione; l'opera fu ripresa nell'estate dello stesso anno al teatro Re di Milano (dove tuttavia soffrì del confronto con i Due Foscari di G. Verdi e di una pessima esecuzione), nell'autunno al teatro Carlo Felice di Genova con buon successo, e nel gennaio 1847 al teatro Argentina di Roma, dove, però, non piacque. Negli anni successivi il D. continuò a comporre opere buffe, sempre con buon esito: Ascanio il gioielliere (libretto di G. S. Giannini, Torino, teatro d'Angennes, giugno 1847); Le due guide (libretto di M. D'Arienzo, Livorno, teatro degli Avvalorati, carnevale 1847-48); nel 1850 un successo straordinario riscosse il Don Checco (libretto di A. Spadetta, rappresentato l'11 luglio al teatro Nuovo di Napoli, replicata nello stesso teatro per novantasei sere per poi essere rappresentata nei successivi venticinque anni in numerosissimi teatri in Italia e all'estero). Nel 1851 il D. si cimentò con l'opera seria: il 22 gennaio andò in scena al teatro S. Carlo di Napoli Folco d'Arles (libretto di S. Cammarano tratto dal Ruy Blas di V. Hugo) con eccellente successo; mentre solo un successo di stima fu riportato dal Guido Colmar (libretto di D. Bolognese, rappresentato ancora al S. Carlo il 27 novembre 1852). Nel 1853 il D. ebbe l'incarico di comporre un'opera per la prima stagione del teatro Piccinni di Bari, su libretto di F. Rubino dal titolo Ida di Benevento; ma per disaccordi con il librettista vi rinunciò, e l'opera fu musicata da Nicola Ferri. Dopo l'insuccesso dell'Ettore Fieramosca (libretto di D. Bolognese, Napoli, teatro S. Carlo, 10 febbr. 1855), il D. tornò all'opera buffa, riportando un buon successo al teatro Nuovo di Napoli l'8 genn. 1857 con Un geloso e la sua vedova (libretto di E. Del Prete); non altrettanto felice fu invece l'esito di Isella la modista (libretto di L. Tarantini, Napoli, teatro del Fondo, 15 giugno dello stesso anno); tuttavia la Gazzetta musicale di Napoli (cit. in Gazzetta musicale di Milano, 1857, p. 214) attribuiva l'insuccesso soprattutto alla mediocrità del libretto. Negli anni successivi il D. si dedicò prevalentemente alla direzione d'orchestra: nel periodo 1860-67 si alternò con G. Puzone sul podio del teatro S. Carlo di Napoli, dirigendo tra l'altro le prime esecuzioni napoletane di Un ballo in maschera di G. Verdi, Il profeta di G. Meyerbeer, Faust di C. Gounod; nel 1867-68 fu direttore al teatro La Fenice di Venezia, e nel 1868-69 di nuovo al S. Carlo. Nel 1870-71 fu direttore d'orchestra di una compagnia d'opera italiana al teatro Vicereale del Cairo: sperava in questa veste di poter dirigere la prima esecuzione dell'Aida, ma si scontrò con la decisa opposizione di Verdi, che desiderava far dirigere l'opera da persona di sua fiducia. Rientrato a Napoli, il D. diresse nel 1872 al teatro Politeama; nel marzo dell'anno successivo partì per Buenos Aires, rimanendovi fino al novembre come direttore d'orchestra al teatro Colón; di nuovo a Napoli, nel 1875 diresse al teatro Sannazzaro una serie di spettacoli d'opera, fra i quali volle inserire una ripresa de Il Turco in Italia di G. Rossini, per dimostrare l'eccellenza dell'opera comica italiana. Nello stesso anno fu tra i direttori di alcuni concerti sinfonici organizzati al Politeama dalla Nuova Società orchestrale: al secondo di essi il D. presentò una composizione sinfonica inedita di Donizetti, lo scherzo sinfonico triangolo e tamburo. Rifiutati gli inviti dei teatri di Barcellona e di Genova, e del teatro del Fondo di Napoli, il D. concluse la sua carriera come direttore d'orchestra al S. Carlo nella stagione 1876. Il D. fu il primo ad introdurre a Napoli la concezione moderna del direttore d'orchestra; in questa sua attività fu sempre molto apprezzato per l'accuratezza nella concertazione e l'impegno profuso nel tentativo di comprendere e realizzare le intenzioni dei diversi compositori.

In questi anni ebbero la loro prima esecuzione alcune altre opere del D., frutto in molti casi della revisione di opere composte in anni precedenti: Il bosco di Dafne (libretto di M. A. Bianchi), composta nel 1853 con il titolo di Elena e rappresentata senza successo al S. Carlo il 16 apr. 1864; Silvia, rimaneggiamento del Guido Colmar, data al S. Carlo nello stesso anno; Il marito della vedova, rappresentata al teatro Nuovo di Napoli nel 1870; Il pipistrello (libretto di E. Golisciani), scritta già nel 1847 per l'Opéra-Comique di Parigi su libretto di A. des Forges e rappresentata il 28 genn. 1875 a Napoli, alla Società filarmonica di palazzo Cassano. Il 28 dic. 1876 il D. rinnovò il successo del Don Checco con la rappresentazione, al teatro Nuovo di Napoli, dell'opera giocosa Napoli di carnevale (libretto di M. D'Arienzo), che nel decennio successivo farà il giro di molti teatri italiani e stranieri. Ad essa seguirono Il conte di S. Romano (libretto di E. Golisciani), rappresentata al teatro Bellini di Napoli l'11 maggio 1878, e Rabagas, opera comica su libretto di Golisciani, tratta da un dramma di V. Sardou, rappresentata a Roma, al teatro Argentina, il 23 marzo 1882.

Il D. partecipò attivamente alla vita musicale napoletana oltre che come operista e direttore d'orchestra, anche impegnandosi a favore dei giovani musicisti: fu presidente della giunta per l'incoraggiamento ai giovani compositori, istituita in occasione del primo congresso musicale italiano che ebbe luogo a Napoli nel 1864, e dell'Associazione dell'arte musicale italiana, fondata a Napoli nel 1869 con lo scopo, fra gli altri, di aiutare i giovani artisti. Svolse anche attività didattica (fu maestro di N. van Westerhout); nel 1871 concorse, ma senza successo, al posto di direttore del conservatorio di Napoli, vacante per la morte di S. Mercadante.

Il D. passò l'ultimo periodo della sua vita a Bari, dove morì il 7 luglio 1885.

Oltre alle opere citate, il D. scrisse alcune arie per un compagno di collegio, il cantante Molinari, da inserire nell'opera di P. Raimondi Il biglietto del lotto stornato (Napoli, teatro Nuovo, 1846), e il prologo nell'opera di diversi autori La rivista (ibid., 1872); compose inoltre alcune opere che non vennero rappresentate e di cui si conserva la partitura manoscritta nel fondo Nicola De Giosa della Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti Volpi di Bari: Seudan di Bari, da identificare, secondo A. Giovine, con Ida di Benevento (p. 12); Lo zingaro, scritta per il teatro S. Carlo di Napoli; La cristiana, composta nel 1858per il teatro La Fenice di Venezia; La schiava polacca, tragedia romantica in 4 atti, su libretto di E. Golisciani; Il capitano Mario, commedia in 4 atti. Secondo il Fétis (p. 385), il D. avrebbe composto anche un'opera dal titolo Satana; inoltre la Gazzetta musicale di Milano (p. 359) annunciava alla fine del 1868 che era in attesa di rappresentazione l'opera del D., Valentino Borgia. Il D. è autore anche di molti brani di musica sacra, fra cui una Messa da requiem per G. Donizetti, di musica sinfonica, di cantate d'occasione (per il matrimonio del duca di Calabria, Francesco, con Maria Sofia di Baviera, Bari 1859, per il santo patrono di Acquaviva delle Fonti, 1864) e di numerose raccolte di romanze, e di canzoni napoletane per voce e pianoforte, che ebbero grande successo nei salotti dell'epoca, e costituirono il modello per i compositori della generazione successiva; in esse il D. riuscì ad esprimere al meglio la sua facile vena melodica. Come operista, il D. si inserisce in quella schiera di compositori napoletani che per tutto l'Ottocento tentarono di mantenere in vita la tradizione dell'opera buffa, rifacendosi fino alla fine del secolo a moduli rossiniani e donizettiani. In questo ambito le opere più riuscite del D., Don Checco e Napoli di carnevale, rivelano una vena melodica fluida e gradevole, anche se troppo spesso convenzionale e, nell'ambito ristretto della farsa popolaresca, una comicità efficace e briosa. Nel campo, a lui meno congeniale, dell'opera seria, il D. è considerato un imitatore di Donizetti e Verdi. D'altra parte, il rinchiudersi nell'ambito della tradizione italiana si manifestò anche in altri aspetti dell'attività del D.; l'avversione, dichiarata in lettere e articoli giornalistici (il D. collaborò al periodico tradizionalista Napoli musicale), per la musica tedesca e per R. Wagner, in particolare, lo spinse a rifiutarsi di dirigere, nei citati concerti del 1875, l'ouverture del Tannhäuser; mentre la composizione di Napoli di carnevale ebbe origine dal desiderio del D. di contrastare il successo delle operette francesi, che ormai facevano furore anche al teatro Nuovo, tempio dell'opera buffa napoletana.

Fonti e Bibl.: Gazzetta musicale di Milano, 1845, p. 100; 1846, pp. 214, 238; 1848, p. 185; 1850, pp. 20, 129, 150, 168; 1851, p. 24; 1852, p. 227; 1853, p. 150; 1854, p. 122; 1855, pp. 14, 22, 62; 1857, pp. 31, 206, 214; 1858, pp. 7, 23; 1859, p. 129; 1867, pp. 93, 131, 308; 1868, pp. 16, 102, 359; 1869, pp. 110, 300, 385; 1871, pp. 169, 235, 252, 299, 323; 1872, pp. 29, 49, 1874, p. 210; 1875, pp. 62, 81, 106, 148, 335, 373 ss.; 1877, pp. 21, 57; Il Pirata, XI (1846), pp. 356 s., 361; XII (1846), pp. 22 ss., 31, 161 s.; E. Colombani, Catalogo della collezione d'autografi lasciata alla R. Acc. filarm. di Bologna dall'Acc. Masseangelo Masseangeli, Bologna 1881, p. 91; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli, III, Napoli 1882, pp. 148, 386-92; IV, ibid. 1881, pp. XX, 198, 202, 214, 220, 228, 324, 326, 334, 398, 436, 472; Acuto, N. D., in Gazz. music. di Milano (1885), pp. 331 s., 339 s., 345 s.; Mostra intern. di musica in Bologna, Catalogo degli autografi e documenti di celebri e distinti musicisti posseduti da E. Succi, Bologna 1888, p. 63; G. Gaspari, Catalogo della Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, III, Bologna 1893, p. 299; M. Incagliati, N. D. e il genio musicale di Puglia, Bari 1923; U. Morini, La R. Accademia degli Immobili ed il suo teatro La Pergola (1644-1925), Pisa 1926, p. 24; G. B. Vallebona, Il teatro Carlo Felice, Genova 1928, pp. 95, 101, 135, 152, 180; A. Cametti, Il teatro Tordinona poi di Apollo, Tivoli 1938, II, p. 490; Catalogo generale delle edizioni G. Ricordi e C., Milano s.d., pp. 107, 280, 326, 329, 571, 721, 727, 1081 s., 1178, 1188, 1193, 1214, 1234, 1304 ss., 1428, 1433, 1478; Catalogo della Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, V, U. Sesini, Libretti d'opera in musica, Bologna 1943, p. 143; J. Napoli, Il tramonto dell'opera buffa, in Cento anni di vita del teatro di S. Carlo (1848-1948), Napoli 1948, pp. 63 s.; A. Procida, I direttori d'orchestra, ibid., pp. 133 s.; G. Zavadini, Donizetti. Vita. Musiche. Epistolario, Bergamo 1948, pp. 504, 565, 781; G. Pannain, Ottocento musicale italiano, Milano 1952, pp. 132 ss., 137; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, pp. 300 s.; F. Abbiati, Giuseppe Verdi, III, Milano 1959, pp. 226, 357, 407, 449 s.; S. Di Massa, Storia della canzone napoletana, Napoli 1961, pp. 263 s.; F. De Filippis-R. Arnese, Cronache del teatro di S. Carlo, Napoli 1961, I, pp. 81 ss., 87, 151 s.; II, pp. 15, 30; I Bremini, Cronologia degli spettacoli, in Il Comunale di Trieste, Udine 1962, pp. 167, 202; A. Giovine, N. D., Bari 1968; E. De Mura, Enc. della canzone napol., I, Napoli 1969, pp. 247 s.; A. Basso, Storia del teatro Regio di Torino, II, Torino 1976, p. 307; V. Terenzio, La musica italiana nell'Ottocento, Milano 1976, pp. 305 s., 368, 675, 714; M. Rinaldi, Due secoli di musica al teatro Argentina, II, Firenze 1978, pp. 819, 884, 1014, 1098, 1103, 1110; C. Sartori, L'avventura del violino, Roma 1978, pp. 122, 133; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, Suppl., a cura di A. Pougin, I, pp. 384 s.; Encicl. dello Spett., IV, coll. 337 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, III, coll. 94 ss.; Storia dell'opera [UTET], Torino 1977, I, 2, pp. 397, 417 s.; III, 2, p. 267.

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