FERRUCCI, Nicodemo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 47 (1997)

FERRUCCI, Nicodemo

Sandro Bellesi

Figlio dello scalpellino Michelangelo di Bastiano, nacque a Fiesole (Firenze) nel "popolo" della Canonica il 23 genn. 1575 (1574 ab Incarnatione; Fiesole, Arch. capitolare, sez. XIX, Atti anagrafici parrocchiali, n. 5, c. 55v). Esigue risultano le notizie sulla sua formazione artistica, che avvenne all'inizio dell'ultimo decennio del sec. XVI nello studio del pittore D. Cresti, detto il Passignano, e che segnò il distacco del F. dalla tradizione familiare, orientata esclusivamente alla lavorazione del marmo e della pietra.

Nel 1593 egli ereditò, con i fratelli Andrea e Salvestro, un podere a Doccia presso Fiesole (Schottmüller, 1915) e il 18 ottobre dello stesso anno partecipò a un concorso di ammissione all'Accademia del disegno di Firenze (l'immatricolazione avvenne solo il 1º genn. 1596; Matteoli, 1973). Al 1598 risalgono le prime opere oggi documentate: un dipinto a grisaille con il Duca d'Alba che riprende il governo d'Italia, destinato a una serie di tele con Episodi della vita di Filippo II per l'apparato funebre del sovrano spagnolo allestito in S. Lorenzo a Firenze (Borsook, 1969), e una Crocifissione per la badia di S. Bartolomeo a Ripoli (Moreni, 1794).

Negli ultimi anni del Cinquecento affrescò, su commissione del conte L. Cattani da Diacceto, le Storie e la gloria di s. Romolo nella cattedrale fiesolana e intorno al 1600 dipinse il Sacrificio di Isacco e Melchisedech che offre il pane e il vino a Abramo nel coro della chiesa di S. Francesco a Fiesole (Giglioli, 1933). Entro il 1602 ultimò con il Cresti una parte della decorazione pittorica della badia di S. Michele a Passignano, eseguendo quasi interamente la figura di S. Marco in una falsa nicchia sulla parete laterale della cappella maggiore (Schiavo, 1955), e nel 1605 realizzò un ciclo di affreschi nella cappella dei Dieci nell'abbazia di Vallombrosa, oggi perduto e testimoniato parzialmente da due disegni settecenteschi con la Morte e un Miracolo di s. Giovanni Gualberto (Matteoli, 1973).

Il 28 genn. 1607 i monaci di S. Michele a Doccia ottennero una donazione di 250 scudi dalla contessa Camilla Miniati Concini, somma subito impiegata per la costruzione di un cenacolo e refettorio e per l'allogazione al F. di un affresco con l'Ultima Cena (Levi, 1909-1911). L'opera è l'unica del F. ancora conservata nell'ex complesso ecclesiastico oggi adibito ad albergo (risultano perdute, tra le altre tele, le pale d'altare con S. Francesco che riceve le stigmate, l'Adorazione dei pastori e i ss. Francesco e Salvi e la Tentazione di s. Antonio abate, quest'ultima realizzata nel 1599; Matteoli, 1973). Intorno al 1607 il F. eseguì inoltre il bel dipinto a fresco con la Madonna della Misericordia e i ss. Giovanni Evangelista, Nicola da Bari, Maria Maddalena, Caterina d'Alessandria e due santi carmelitani nel convento di S. Maria Maggiore a Firenze (Richa, 1755).

Nel 1609 il F. si recò a Roma con il Passignano (Baldinucci, 1681-1728) e, rientrato nel capoluogo toscano, nel 1610 partecipò, con altri artisti, alla realizzazione di un ciclo di monocromi per le esequie di re Enrico IV di Francia, celebrate nella basilica di S. Lorenzo (Borsook, 1969).

Nel gennaio 1611 fu pagato per due quadri raffiguranti la Crocifissione e l'Incontro di Anna e Gioacchino (Arch. di Stato di Firenze, Guardaroba Medicea, n. 311, c. 14d), destinati alla famiglia granducale e al momento non identificati; nello stesso anno dipinse una Pietà, firmata e datata, passata sul mercato antiquario (Dipinti e arredi, Farsetti Arte, Prato 9-16 aprile 1994, n. 399). Tra il 1615 e il 1616 eseguì l'unico dipinto profano oggi noto: Gli artisti fiorentini che studiano le opere di Michelangelo. La tela, conservata nella raccolta di Casa Buonarroti a Firenze, fu realizzata a pendant di opere di A. Ciampelli, di T. Titi, di F. Curradi e di S. Coccapani allusive alla fama e all'epopea michelangiolesca (Procacci, 1967; Vliegenthart, 1974).

Tra il 1616 e il 1624 il F. eseguì cinque lunette con Storie di s. Francesco nel chiostro di S. Salvatore in Ognissanti a Firenze (S. Francesco che dona il saio indossato quando ricevette le stigmate al conte Guido Barbolani di Montauto, La nobildonna Iacopa de' Settesoli assiste con i figli e con il seguito alle ultime ore di s. Francesco, I frati scoprono le stigmate di s. Francesco, il Miracolo della guarigione del gregge, la Morte di s. Francesco). A questa serie di episodi, eseguita contemporaneamente ad alcune pitture di Giovanni Mannozzi da S. Giovanni, di I. Ligozzi, di F. Tarchiani e di G. Ghidoni, seguirono altri affreschi nello stesso ambiente: S. Domenico e s. Francesco e la Profezia dell'abate Gioacchino (Amonaci, 1989). Tra i dipinti d'altare del tempo possono essere ricordati la Madonna e s. Carlo che meditano sui misteri della Passione, già in S. Verdiana e oggi dispersa, datata tradizionalmente 1615 0 1625 (Matteoli, 1973) e il S. Francesco che riceve le stigmate nella chiesa d'Ognissanti (Giusti, 1990).

Nel 1620-21 il F. collaborò alla decorazione a fresco della facciata di palazzo dell'Antella in piazza S. Croce, sovrintesa da Giovanni da San Giovanni. Erede universale del fratello Andrea (Bellesi, 1989), il F. acquisì la cittadinanza fiorentina nel 1632: in questo anno è documentato con la moglie Maddalena, con i figli e con due serve in un'abitazione nel quartiere di S. Spirito (Poligrafo Gargani, sec. XIX). La richiesta di opere del F. continuò con ritmo incalzante, raggiungendo l'apice all'inizio del quarto decennio. Intorno al 1630 realizzò gli affreschi con la Madonna e i ss. Simone e Giuda, il Martirio di s. Simone, il Martirio di s. Giuda e Due profeti nella chiesa di S. Simone a Firenze: all'interno dell'edificio era conservata anche la pala con l'Immacolata Concezione, oggi dispersa (Matteoli, 1973).

Con Giovanni da San Giovanni e I. Confortini il F. collaborò tra il 1631 e il 1633 all'esecuzione di un gruppo di pitture a fresco nel refettorio del convento di S. Trinita a Firenze. In questo ambiente realizzò vari busti di santi e beati, alcuni putti e le lunette con Cristo servito dagli angeli, l'Ultima Cena, la Moltiplicazione dei pani e dei pesci, Cristo che appare agli apostoli dopo la Resurrezione, la Cena in Emmaus e Cristo e la samaritana al pozzo (Matteoli, 1973; Thiem, 1977). Contemporaneamente al ciclo di S. Trinita, che costituisce il momento più alto della sua attività, egli eseguì per l'ospedale di Bonifacio l'affresco con S. Caterina d'Alessandria e alcunefanciulle, ritenuto perduto (Matteoli, 1973), ma tuttora in loco (Acidini Luchinat, 1988),e la tela con la Madonna del Rosario, oggi nel convento delle oblate a Careggi (Acidini Luchinat-Francolini, 1988).

Tra le opere del F. prive di dati cronologici certi dovranno essere menzionate la Natività della Vergine in S. Bartolomeo a Cutigliano (Pistoia), esemplata su modelli del Cresti e del Cigoli (Contini, 1989), la Crocifissione e i ss. Francesco e Girolamo, già in S. Maria degli Angeli e oggi presso le oblate a Careggi, e Abramo e i tre angeli della collezione Corsini, siglato "NF" (ibid.). A queste dovremo aggiungere ancora i bozzetti con la Cena in Emmaus e Santi e Padri della Chiesa nelle raccolte degli Uffizi (Baldini, 1952), la Vocazione di s. Matteo delle Gallerie fiorentine (Contini, 1989), una serie di affreschi nel palazzo arcivescovile di Firenze (Richa, 1757) e la S. Teresa d'Avila e l'angelo, già in S.Michele a Doccia, ascritta all'Empoli (Levi, 1909-1911) e poi all'ambito di G. Pagani (Matteoli, 1973), ma autografa del F. (per questa proposta si veda anche Guerri, 1897). Ulteriori dipinti, oggi perduti, erano documentati nell'oratorio di S. Giacomo Maggiore a Fiesole, in palazzo Giugni e nel palazzo arcivescovile, in S. Pier Maggiore e in S. Maria degli Angeli a Firenze (Matteoli, 1973).

Incerta è l'attribuzione della bella tela con S. Maria Maddalena penitente nella chiesa di S.Margherita de' Cerchi, ascritta tradizionalmente al F. (Richa, 1755)e poi attribuita a F. Mati (Matteoli, 1973).

Estranee al catalogo del pittore risultano invece l'Assunzione della Vergine in S. Girolamo a Fiesole (Giglioli, 1933), ascrivibile a G. D. Cerrini (Chiarini, 1978), e la S. Francesca Romana e l'angelo, già in S. Michele a Doccia, riferita al F. (Levi, 1909-1911) e poi alla maniera di Pagani (Matteoli, 1973), ma attribuibile a F. Curradi. Aliene dallo stile dell'artista risultano altresì alcune opere nella cattedrale di Fiesole (ibid.) e nella Compagnia delle Stigmate in S. Lorenzo (A. M. Petrioli Tofani, in Prospettiva, IV [1979], 19, pp. 82 s.).

Il F. morì a Firenze e il 15 marzo 1650 (stile comune) fu inumato nella chiesa di S. Maria del Carmine (Arch. di Stato di Firenze, Ufficiali poi Magistrato della Grascia, n. 195, cc. n.n.).

Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. naz., Poligrafo Gargani n. 804 (ms., sec. XIX), cc. n.n.; Ibid., Necrologio Cirri (ms., sec. XIX), cc. 513-516; F. Bocchi -G. Cinelli, Le bellezze della città di Firenze, Firenze 1677, pp. 223, 357, 391, 491; F. Baldinucci, Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua [1681-1728], a cura di F. Ranalli, III, Firenze 1846, pp. 446 s., 539-540; F. Del Migliore, Firenze città nobilissima illustrata, Firenze 1684, pp. 331 s.; P. A. Orlandi, Abcedario pittorico, Bologna 1704, p. 328; G. Richa, Notizie istor. delle chiese di Firenze divise ne' suoi quartieri, I, Firenze 1754, pp. 40, 144, 248-250; II, ibid. 1755, pp. 138, 204, 226; III, ibid. 1755, p. 287; IV, ibid. 1756, pp. 266, 287; V, ibid. 1757, p. 327; VI, ibid. 1757, p. 353; VIII, ibid. 1759, p. 171; V. Follini-M. Rastrelli, Firenze antica e moderna illustrata, III,Firenze 1791, pp. 114 s.; IV, ibid. 1792, pp. 80, 323 s.; V, ibid. 1794, pp. 91, 147-149; VI, ibid. 1795, pp. 42, 225; VII, ibid. 1797, pp. 186, 201; D. Moreni, Notizie istor. dei contorni di Firenze, III,Firenze 1792, pp. 172 s., 188, 205; V, ibid. 1794, p. 220; VI, ibid. 1795, pp. 111s.; F. Fantozzi, Nuova guida ovvero Descriz. storico-artistico-critica della città e contorni di Firenze, Firenze 1842, pp. 190, 226, 268 s., 275, 282, 304, 385 s., 444, 489, 546, 550, 574, 750; D. Macciò, Nuova guida della città di Fiesole, Volterra 1869, pp. 31, 39, 45-47, 53; A. Guerri, Fiesole e il suo comune, Firenze 1897, pp. 51, 68 s.; R. Razzoli, La chiesa di Ognissanti di Firenze, Firenze 1898, pp. 54-56, 67 s., 96; E. Levi, A history of the suppressed convent of S. Michele alla Doccia sotto Fiesole, Firenze 1909-11, pp. 76, 84 s., 100, 152, 160-163; F. Schottmüller, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, Leipzig 1915, p. 494; D. E. Colnaghi, A Dict. of Florentine painters from the 13th to the 17th centuries, London 1928, pp. 99 s.; Catal. delle cose d'arte e di antichità, O. H. Giglioli, Fiesole, Roma 1933, pp. 97, 99, 107 s., 136 s., 148, 152 ss., 174; W. Paatz-E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, I, Frankfurt am Main 1940, pp. 399 s., 402 n. 31, 404 n. 49; III, ibid. 1952, pp. 87, 90 n. 15, 122, 124, 139 nn. 74 s., 141 n. 98, 629, 647 n. 87; IV, ibid. 1952, pp. 20, 47 n. 78, 420, 444 n.61; V, ibid. 1953, pp.108-110, 113 n. 14, 125 nn. 28 e 35, 304, 377 n. 311, 401 s., 403 n. 15, 404 n. 22; U. Baldini, in Bozzetti delle Gallerie di Firenze (catal.), Firenze 1952, p. 31 n. 54; A. Schiavo, Notizie riguardanti la badia di Passignano estratte dai fondi dell'Archivio di Stato di Firenze, in Benedectina, IX(1955), p. 54; U. Procacci, La Casa Buonarroti a Firenze, Firenze 1967, pp. 12, 176, 221; E. Borsook, Art and politics at the Medici court: funeral decor for Philip II of Spain, in Mitteilungen des kunsthistorischen Institutes in Florenz, XIV(1969), p. 102; Id., ...: funeral decor for Henry IV of France, ibid., p. 207; Id., Addendum to the funeral of Philip II, ibid., p. 249; D. Heikemp, Die Arazzeria Medicea im 16. Jahrhundert. Neue Studien, in Münchner Jahrbuch der bildenden Kunst, XX (1969), p. 71; A. Matteoli, Intorno a N. F., I, Un catalogo (provvisorio) delle opere, II, Testimonianze di affreschi perduti, in Commentari, XXIV (1973), pp. 98-113; A. W. Vliegenthart. La Galleria Buonarroti. Michelangelo e Michelangelo il Giovane, Bologna 1974, pp. 74, 76, 83, 158-162; C. Thiem, Florentiner Zeichner des Frühbarock, München 1977, pp. 321-324; M. Chiarini, Aggiunte al Cerrini, in Antologia di belle arti, 1978, nn. 7-8, p. 280;G. Cantelli, Repertorio della pittura fiorentina del Seicento, Fiesole 1983, p. 77, tavv. 321-327; C.Acidini Luchinat, in Bonifacio in San Gallo. Dallo spedale alla questura, Firenze 1988, pp. 187, 189-191;C. Acidini Luchinat - S. Francolini, ibid., pp. 223 s., 227;A. Amonaci, Per una ricostruzione della storia del primo chiostro del convento di S. Salvatore di Ognissanti di Firenze, in Archivum franc. historicum, LXXXII (1989), pp. 93, 102; S. Bellesi, Precisazioni sulla vita e sull'attività dello scultore fiorentino Andrea di Michelangelo Ferrucci, in Antichità viva, XXVIII (1989), 1, pp. 50, 52, 53 n. 17, 55 n. 54; R. Contini, in La pittura in Italia. Il Seicento, II,Milano 1989, p. 737;B. Santi, in Il chiostro di Ognissanti a Firenze. Restauro e restituzione degli affreschi del ciclo francescano, Firenze 1990, pp. 84-90, 98 s.; A. Amonaci, ibid., pp. 91 s.;L. Conigliello, ibid., pp. 94 s.; A. Giusti, ibid., pp. 111 s.

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