SCIARELLI, Niccolò

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 91 (2018)

SCIARELLI, Niccolò (Nicola)

Pietro Domenico Giovannoni

– Nacque a Siena il 4 gennaio 1731 da una modesta famiglia. Ordinato sacerdote il 3 aprile 1756, si laureò in utroque iure presso l’Università di Siena.

Già parroco della chiesa di Colonia Santa Regina, frazione di Siena, divenne professore nell’Ateneo senese e rettore del seminario e il 2 agosto 1780 canonico della cattedrale di Siena. Fu nominato per volontà del granduca Pietro Leopoldo vescovo di Colle Val d’Elsa il 16 dicembre 1782 e consacrato il 22 successivo dal cardinale Andrea Corsini. Fece il solenne ingresso nella cattedrale di Colle il 2 febbraio 1783. La sua nomina va collocata all’interno del progetto di una riforma organica della Chiesa toscana che Pietro Leopoldo portò avanti, con ritmi più serrati, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. Il prelato senese, di marcato orientamento agostiniano, antigesuita e rigorista, legato al circolo giansenista toscano che aveva in Scipione de’ Ricci, vescovo di Pistoia e Prato, il suo fulcro, era stimato amico del canonico Fabio de’ Vecchi, vicario dell’arcivescovo di Siena Tiberio Borghesi, su opposte posizioni e mal sopportato dal granduca. L’aver esercitato la cura pastorale ed essere stato responsabile della formazione del clero senese erano titoli più che meritevoli per assolvere il ministero episcopale. Entusiaste erano state le reazioni del gruppo giansenista toscano alla nomina di Sciarelli alla diocesi di Colle.

Succedeva a Luigi Buonamici, il cui ministero pastorale era durato pochi anni, dal 1776 al 1782, per poi essere trasferito alla sede di Volterra. Buonamici era subentrato a Ranieri Mancini, vescovo a Colle dal 1773 al 1776, per poi passare a Fiesole fino al 1809. A Sciarelli sarebbero succeduti invece prima Raimondo Luigi Vecchietti, titolare dal 1801 al 1805, e successivamente, dal 1805 al 1807, Niccolò Laparelli, poi vescovo di Cortona fino al 1821. Ossia due figure legate alla reazione antiricciana e di sicura fede ‘romana’: una scelta operata dal nuovo sovrano, Ferdinando III, in vista di una ‘normalizzazione’ dopo la tempesta riformista del vivace gruppo giansenista toscano che aveva visto protagonista a Colle Val d’Elsa Sciarelli.

Nella sua opera pastorale si mosse in linea con il gruppo giansenista che aveva in Scipione de’ Ricci il suo punto di riferimento. Avverso come il confratello pistoiese al culto del Sacro Cuore, dovette accettare nella propria diocesi il culto del Sacro Chiodo, che secondo la credenza popolare avrebbe trafitto il piede sinistro di Cristo in croce; un culto analogo dunque a quello che proprio Ricci si trovava a dover ‘gestire’ a Prato, ovvero il Sacro Cingolo della Madonna. Non stupisce dunque che Sciarelli sopprimesse la festa di Gregorio VII (25 maggio) o che inviasse lettere di comunione alla Chiesa di Utrecht.

Il suo profilo intellettuale e la sua sensibilità religiosa sono ricavabili da due fonti principali: le poche ma significative istruzioni pastorali e opere di dottrina e i carteggi, in parte disponibili a stampa, delle figure di spicco del giansenismo italiano. Il nome di Sciarelli ricorre spesso nel carteggio di Scipione de’ Ricci, in quello di Fabio de’ Vecchi, ma anche in quelli dei giansenisti liguri.

Per il catechismo Sciarelli adottò l’Educazione ed istruzione cristiana, o sia Istruzione generale sulle verità cristiane in forma di catechismo ad uso delle città e diocesi di Pistoia e Prato, stampato da Ricci a Pistoia nel 1782. Si trattava in realtà della ristampa dell’edizione veneziana (1781) del catechismo di Pierre-Étienne Gourlin, a sua volta ristampa dell’edizione napoletana (1776-1780). Nella lettera pastorale che Sciarelli dedicò al catechismo, tradotta e recensita positivamente dalle Nouvelles ecclésiastiques (23 gennaio 1786, pp. 13-16), sono evidenti i suoi orientamenti teologici e pastorali. D’altra parte, sempre a favore di Ricci, il presule di Colle dette alle stampe nel 1786 un’apologia della lettera pastorale con cui il vescovo di Pistoia aveva adottato il catechismo di Gourlin. Nel 1786 tradusse e pubblicò l’Istruzione sulla grazia di Gesù Cristo e sulla predestinazione di Louis-Antoine de Noailles, arcivescovo di Parigi. Risale invece al 1787 la pubblicazione del Breve catechismo sulle indulgenze, in gran parte ripreso dal Trattato storico-dogmatico delle indulgenze di Vincenzo Palmieri apparso nel tomo undicesimo dei ricciani Opuscoli interessanti la religione (Pistoia 1786). La breve opera di Sciarelli venne inserita nell’Indice dei libri proibiti con decreto del 9 dicembre 1793 e del 6 settembre 1824.

Secondo l’erudito locale ottocentesco Luigi Biadi nel 1784 il rettore del seminario, un certo Tosi di San Gimignano, e tutti i docenti rassegnarono le dimissioni. Sciarelli lo sostituì con l’aretino Mandau, canonico teologo di Colle, e provvide al rinnovamento del corpo docente. Il gruppo dimissionario era legato al vescovo Ranieri Mancini che aveva riaperto il seminario nel 1775. L’episodio tuttavia andrebbe ricostruito criticamente e potrebbe gettare luce su un versante non secondario della sua azione pastorale. Dal 1787 il seminario poté contare sulle rendite dei soppressi conventi di S. Domenico di San Gimignano, di cui incorporò anche la biblioteca, e di S. Francesco di Colle. È indubbio lo sforzo che Sciarelli fece per migliorare le condizioni economiche del seminario, raggiungendo così l’obiettivo di garantire un curriculum studiorum completo agli ordinandi. Per la predicazione degli esercizi spirituali ai seminaristi e al clero diocesano si avvalse, come Antonio Martini a Firenze, dei padri della Missione.

Per il sinodo diocesano, la cui convocazione era prevista per il 16 aprile 1787, si rivolse a Ricci per assicurarsi la presenza di validi teologi quali Giovan Battista Zanzi, lettore presso l’Accademia ecclesiastica di Pistoia, Giovanni Guglielmo Bartoli, priore della chiesa dello Spirito Santo a Pistoia, Francesco Ghezzi, pievano di Collina, Ferdinando Domenico Panieri, rettore del seminario pratese, e di Antonio Longinelli, direttore delle scuole di S. Leopoldo di Firenze. Anche l’auspicio che gli atti del sinodo pistoiese fossero pubblicati per far da guida ai vescovi toscani denota come Sciarelli riponesse in Ricci completa fiducia e come interpretasse la sua azione pastorale esemplare.

Alla vigilia dell’assemblea dei vescovi del maggio 1787, che segnò la fine del progetto di un’organica riforma ecclesiastica in Toscana, Sciarelli confidava a Ricci di considerare di vitale importanza tre questioni: il primato del papa e la sua estensione, la sua infallibilità e i modi e i contenuti del giuramento dei vescovi al papa nell’atto della loro consacrazione. Nei lavori dell’assemblea si posizionò costantemente sul fronte del cosiddetto partito teologico, ormai ridotto, a queste date, ai presuli appunto di Colle, Ricci di Pistoia e Prato e Pannilini di Chiusi e Pienza.

Dopo la condanna del sinodo pistoiese con la bolla Auctorem fidei del 28 agosto 1794, Sciarelli rispose alla S. Sede, solo l’11 gennaio 1796 adducendo motivi di salute. La missiva, oltre a manifestare l’attaccamento del presule alla S. Sede, palesava il rigetto dei «sentimenti diabolici» condannati nel sinodo; un segno di ripensamento certo, attestato anche dai contatti con il senese Antonio Felice Zondadari, membro della commissione di cardinali che esaminò il sinodo pistoiese e arcivescovo di Siena il 1° giugno 1795. E tuttavia la lettera di Sciarelli non esprimeva un’adesione piena alla condanna, quasi a dire, come nell’annoso caso dell’Augustinus di Cornelio Giansenio, che le ‘eresie’ condannate da Roma erano di diritto condannabili, ma non contenute di fatto nel testo del sinodo pistoiese.

Il 25 marzo 1796, durante la celebrazione mattutina del Venerdì santo, fu colpito da ‘sincope’ rimanendo infermo; inabile al ministero pastorale si vide associato come coadiutore con diritto di successione Raimondo Luigi Vecchietti, priore della basilica di S. Lorenzo di Firenze, consacrato vescovo in partibus di Erythrum il 24 luglio 1796.

Trasferitosi a Firenze, Sciarelli vi passò gli ultimi anni della sua vita e morì il 26 gennaio 1801.

Opere. Lettere pastorali e opere di dottrina: Nicolaus Sciarellius Dei, et apostolicae sedis gratia episcopus Collensis, 24 dicembre 1782, Romae [1782]; Istruzione pastorale al clero e popolo della città e diocesi di Colle sulla necessità di studiare e la maniera d’insegnare la religione, Colle 1785; Niccolò Sciarelli, per la misericordia di Dio vescovo di Colle, a suoi venerabili fratelli i parochi e rettori di chiese della città e diocesi, salute e benedizione dal supremo pastore Gesù Cristo, Circolare del 28 febbraio 1785 [sulla delega ai parroci per confessare i casi riservati], Colle 1785 (anche in Annali Ecclesiastici, n. 38, 17 settembre 1785); Difesa di alcune ortodosse e giustissime espressioni che si leggono alla pagina XVII dell’istruzione pastorale di monsignor Scipione de’ Ricci vescovo di Pistoia e Prato e che il medesimo unì al catechismo (del Gourlin) che adottò per la sua diocesi l’anno 1782, fatta dal vescovo di Colle, Colle 1786; Istruzione sulla grazia di Gesù Cristo e sulla predestinazione ricavate nella maggior parte dall’istruzione pastorale di monsignore cardinale di Noailles arcivescovo di Parigi e proposta al suo dilettissimo clero, Colle 1786; Breve catechismo sulle indulgenze secondo la vera dottrina della Chiesa proposto dal vescovo di Colle ai suoi parochi per servirsene d’istruzione ai loro popoli, Colle 1787; Lettera pastorale di monsignore Niccolò Sciarelli vescovo di Colle per la convocazione del sinodo diocesano di Colle, Colle 1787; Sentimenti che debbono aversi per ottenere da Dio il dono e gli effetti della grazia cristiana, ai quali si uniscono diverse preghiere e pratiche di devozione. Il tutto tradotto dal francese nell’idioma italiano da un paroco cortonese [Pasquale Argentini], Colle 1787; Officium domenicae a clero saeculari et regulari in civitate et diocesi Collensi recitandum, juxta decretrum illustriss. et reverendiss. D.D. Nicolai Sciarelli episcopi Collensi, Pistorii 1788.

Fonti e Bibl.: Colle Val d’Elsa, Archivio diocesano, Serie I, Bollario e raccolta di pergamene: B. Galganetti, Istoria dei Vescovi di Colle (1813), coll. 1211, II, pp. 52-55, ora in V. Consumi, Storia dei vescovi di Colle di Val d’Elsa 1592-1986, a cura di G. Masoni Petrone, Siena 1995, pp. 45-90 (testo di un contemporaneo condizionato dalle posizioni ideologiche dell’autore); Archivio di Stato di Firenze, Segreteria di Gabinetto, f. 41, Vescovi Toscani, 3. Vescovo di Colle; f. 48, Diversi Sinodi di Toscana 1786; Carte Ricci, ff. 74, 1-130, Progetto di Sinodo Diocesano compilato da N. S. vescovo di Colle; Carte Ricci, Epistolario, ff. 72, 74.

Per una panoramica sul riformismo ecclesiastico leopoldino: F. Scaduto, Stato e chiesa sotto Leopoldo I granduca di Toscana (1765-1790), Firenze 1885 (ed. anast. Livorno 1975); A. Wandruszka, Pietro Leopoldo. Un grande riformatore, Firenze 1968; F. Diaz - L. Mascilli Migliorini - C. Mangio, I Lorena dalla Reggenza agli anni rivoluzionari, Torino 1997. Sulla storia di Colle Val d’Elsa e sulla sua diocesi: L. Biadi, Storia della città di Colle in Val d’Elsa, Firenze 1859; G. Cappelletti, Le chiese d’Italia dalla loro origine ai nostri giorni, XVII, Venezia 1862; Colle di Val d’Elsa: diocesi e città tra ’500 e ’600, Atti del Cnvegno..., Colle Val d’Elsa... 1992, a cura di Pietro Nencini, Castelfiorentino 1994; Il Settecento a Colle, Atti del Convegno... 2011, a cura di F. Casprini, Colle Val d’Elsa 2013. Su Sciarelli in particolare: Le carte dei seminari. Gli inventari degli archivi storici dei seminari vescovili di Colle Val d’Elsa e di Montalcino (1615-1989), a cura di M. Livraga, Siena 2005, ad ind.; M. Macini, Il vescovo N. S. e le sue opere, in Il Settecento a Colle, cit., pp. 21-30. Per l’inquadramento di Sciarelli nel giansenismo italiano: A.C. Jemolo, Il giansenismo in Italia prima della rivoluzione, Bari 1928, ad ind.; E. Codignola, Carteggi di giansenisti liguri, I-III, Firenze, 1941, ad ind.; Id., Il giansenismo toscano nel carteggio di Fabio de’ Vecchi, I-II, Firenze 1944, ad ind.; Id., Illuministi, giansenisti e giacobini nell’Italia del Settecento, Firenze 1947, ad ind.; E. Passerin D’Entreves, La politica dei giansenisti in Italia nell’ultimo Settecento, in Quaderni di cultura e storia sociale, II (1953), 10, pp. 359 s.; Id., L’istituzione dei patrimoni ecclesiastici e il dissidio fra il vescovo Scipione de’ Ricci ed i funzionari leopoldini, in Rassegna storica toscana, I (1955), pp. 6-27; M. Rosa, Riformatori e ribelli nel ’700 religioso italiano, Bari 1969, ad ind.; M. Rosa, Il giansenismo in Italia. Collezione di documenti, a cura di P. Stella, I, 2, Piemonte, Zürich 1970, ad ind., I, 3, 1974, ad ind.; Settecento religioso. Politica della Ragione e religione del cuore, Venezia 1999, ad ind.; P. Stella, Il giansenismo in Italia, Roma 2006, II, Il movimento giansenista e la produzione libraria, ad ind., III, Crisi finale e transizioni, ad ind.; M. Rosa, La contrastata ragione. Riforme e religione nell’Italia del Settecento, Roma 2009, ad ind.; Id., Il giansenismo nell’Italia del Settecento. Dalla riforma della Chiesa alla democrazia rivoluzionaria, Roma 2014, ad indicem. Su Scipione de’ Ricci e il Sinodo pistoiese vedi: Atti e decreti del Concilio Diocesano di Pistoia dell’anno 1786, I-II, a cura di P. Stella, Firenze 1986 (in particolare il volume secondo che contiene l’introduzione storica e documenti inediti); Lettere di Scipione de’ Ricci a Pietro Leopoldo, I, 1780-1785, II, 1786-1788, III, 1788-1791, Firenze 1990-1992; Il Sinodo di Pistoia del 1786. Atti del Convegno..., Pistoia-Prato... 1986, a cura di C. Lamioni, Roma 1991; P. Stella, Il giansenismo in Italia. Collezione di documenti, II, 1, Roma, a cura di P. Stella, Roma 1995. Per l’opera dei vescovi toscani nel secondo Settecento vedi: M. Pieroni Francini, Un vescovo toscano tra riformismo e rivoluzione. Mons. Gregorio Alessandri (1776-1802), Roma 1977; C. Fantappiè, Riforme ecclesiastiche e resistenze sociali. La sperimentazione istituzionale nella diocesi di Prato alla fine dell’antico regime, Bologna 1986; Lettere di vescovi e cardinali a Scipione de’ Ricci (1780-1793), a cura di C. Lamioni, Pistoia 1988; B. Bocchini Camaiani, I vescovi toscani nel periodo lorenese, in Istituzioni e società in Toscana nell’età moderna, II, Roma 1994, pp. 681-716; F. Sani, Collegi, seminari e conservatori nella Toscana di Pietro Leopoldo. Tra progetto pedagogico e governo della società, Brescia 2001; P.D. Giovannoni, Fra trono e cattedra di Pietro. Antonio Martini arcivescovo di Firenze nella Toscana di Pietro Leopoldo (1781-1790), Firenze 2010.

TAG

Leopoldo i granduca di toscana

Chiesa dello spirito santo

Indice dei libri proibiti

Louis-antoine de noailles

Antonio felice zondadari