New trade theory

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

new trade theory

Ester Faia

Teoria del commercio internazionale elaborata da P.R. Krugman alla fine degli anni 1970. Mentre la teoria tradizionale del commercio internazionale faceva risalire i motivi per scambiare beni ai vantaggi comparati (➔ vantaggio) tra Paesi, la nuova teoria attribuisce le ragioni dello scambio alla preferenza di consumare un numero sempre maggiore di varietà diverse di beni.

L’approccio della teoria tradizionale

Tale indirizzo, che risale a D. Ricardo, asserisce che ogni Paese ha un vantaggio competitivo nella produzione di alcuni beni specifici: dato che non sarebbe efficiente produrre beni diversi da quelli su cui si ha un vantaggio comparato, allora conviene importarli. In questo modo la frontiera delle possibilità di produzione a livello internazionale si avvicina a quella efficiente. Sviluppi successivi della teoria del vantaggio comparato (➔ Heckscher-Ohlin, teorema di; Samuelson, Paul Antony) hanno portato a ipotizzare che ciascun Paese abbia un vantaggio comparato in termini di fattori di produzione (➔ fattore di produzione). Vi sono quindi Paesi in cui è più abbondante il lavoro e altri in cui è più abbondante il capitale. Ciascuno Stato si specializza, dunque, nella realizzazione di beni che richiedono come fattore di produzione quello che risulta più abbondante in quel Paese. Nella teoria tradizionale il vantaggio comparato viene introdotto nel modello in modo esogeno (➔ endogeno/esogeno).

Il contributo della new trade theory

La nuova teoria del commercio internazionale ha lo scopo di portare le determinanti del vantaggio comparato all’interno del modello teorico. Il primo modello formulato da Krugman nel 1979 prevede che ci siano due Paesi in cui i consumatori esprimono una preferenza per diverse varietà di beni. Data la presenza di economie di scala (➔ scala, economie di), da un punto di vista produttivo, sarebbe efficiente porre sul mercato un minore assortimento di generi di beni e quantità maggiori per ogni singola varietà. Tuttavia, questo confligge con le preferenze dei consumatori. Lo scambio internazionale consente a ciascun Paese di specializzarsi nella produzione di una certa gamma (limitata) di merci, sfruttando le economie di scala, e allo stesso tempo ai consumatori di accedere a varietà che sono prodotte in altri Paesi, aumentando quindi il loro benessere. In un articolo del 1991 Krugman ha esteso il modello, ipotizzando che i fattori di produzione, ossia capitale e lavoro, siano mobili. Vengono quindi aggiunti elementi di geografia economica, in quanto gli agenti, i lavoratori e le imprese compiono scelte di localizzazione (➔). Il modello, che si basa sugli effetti e le caratteristiche della formazione di network spaziali, possiede equilibri multipli: ci sono, infatti, molte possibili combinazioni di localizzazione ottimale per imprese, lavoratori e consumatori. Una caratteristica distintiva dei modelli della n. t. t. è la presenza di ritorni di scala crescenti, dovuti alle economie di scala, e della competizione monopolistica.