NEVIODUNUM

Enciclopedia dell' Arte Antica (1963)

NEVIODUNUM

B. Saria

Città romana nella Pannonia Superiore. La posizione della città è accertata da numerosi ritrovamenti, fra cui anche alcune iscrizioni. Essa era situata nella pianura di Gurk (Krka) presso il moderno villaggio di Drnovo, 6 km a S della città di Krško nella repubblica iugoslava di Slovenia.

Nelle antiche fonti essa è nominata soltanto dai geografi (Ptolom., ii, 14, 4; Itin. Ant., 259; Tab. Peut. e Geogr. Rav.).

Il nome è celtico e significa nuova città (nevio, antica forma di novio; per cui v. noviodonum in Romania). Ciò offre una indicazione sulla fondazione di questa colonia. Sull'orlo della pianura di Gurk vi è una serie di colonie preistoriche e già dell'Età del Bronzo. Intorno alla pianura vi sono bastioni circolari hallstattiani: Roviše presso Krško, Vinji vrh, St. Jernei, Vel. Malence, Libno e ancora, lungo l'antica strada di comunicazione che conduce attraverso l'Ucraina (B. Saria, Sùdost-Forschungen, xv, 1956). La pianura stessa sembra essere stata solo debolmente colonizzata. Qui i celti Latobici si arrestarono, nella loro penetrazione dalla Carnia orientale e, come il nome indica, fondarono una nuova città. Non si può determinare la data precisa della fondazione. Alcune iscrizioni (C. I. L., iii, 3925 e 10804), nelle quali la città è espressamente indicata quale municipium Latobicorum, permettono di dedurre con sicurezza che furono i Latobici a fondare la città e che essa era probabilmente il capoluogo. Essa ricevette sotto i Flavi il diritto municipale e fu assegnata alla tribù Quirina. Nel 200 d. C. N. ottenne, come nodo stradale importante, un posto ria prima iscrizione datata degli appartenenti a questo posto risale all'anno 232 d. C. Dalla strada militare Aquileia-Emona-Siscia-Sirmium si diramava una strada, accertata mercè pietre miliari e avanzi di ponti, che raggiungeva Celeia attraversando le valli della Sava e della Sann. Inoltre, una strada conduceva al S, attraverso la valle del Corcoras verso il Karst. Una iscrizione (C.I.L., iii, 3915 = 10798) proveniente dalla regione di N. è una consacrazione di Aelii Carni Cives Romani all' imperatore Adriano. Doveva trattarsi di un nucleo di abitanti della Carnia trapiantati ivi, poichè si esclude assolutamente che fosse carnico l'intero territorio. N. stessa era una colonia aperta e civile.

Nel periodo tardo-antico fu eretto, ad oriente di N., sulla cosiddetta "porta di Rann" un più grande accampamento fortificato: esso era situato su di un altipiano relativamente basso, donde si dominava uno dei passi del Gurk e poggiava su di un bastione circolare hallstattiano. In esso si distinguono chiaramente due periodi di costruzione: il più antico mostra un muro di cinta composto in massima parte di lastroni regolarmente tagliati, mentre nel secondo periodo esso fu rafforzato mediante contrafforti e torri erette trasversalmente sull'antica base. Si riscontrano due porte; quella meridionale è difesa da due torri, contenenti due stretti vani con gli accessi ai camminamenti difensivi. La porta occidentale è priva di torri. Due brevi ali di muro sporgono verso l'esterno, mentre nell'interno troviamo gli analoghi piccoli vani con gli accessi ai posti di difesa, come nell'altra torre. Oltre a queste due torri delle porte, furono erette, nel secondo periodo della costruzione, 12 torri sul lato meridionale e una sul lato settentrionale. La muraglia si piegava tutta verso il terreno e quindi aveva un'andatura irregolare. La fortezza misurava nel senso longitudinale m 400, e circa m 300 nel punto maggiore della sua larghezza. Ad eccezione di una chiesa cristiana, l'interno è privo di costruzioni stabili e quindi era forse occupato solo saltuariamente. La chiesa risale al secondo periodo di costruzione (per la datazione: B. Sana, in Atti del V Congresso Int. di Studi bizantini, i, p. 313 ss.). Probabilmente questa fortificazione apparteneva anche alle ὄχτρώματα ἐπὶ Παννονίας, le piazzeforti della frontiera pannonica, che Giustiniano cedette ai Longobardi nel 546 (Procop., De bello Gothico, iii, 33, 10). Una brocca di argilla rinvenuta presso la porta meridionale sembra di origine germanica.

Non sono stati finora eseguiti scavi sistematici sul territorio della città di Neviodunum. Unicamente, in una delle necropoli, furono intrapresi vari scavi, nel 1883 e negli anni Seguenti. Molti scavî clandestini sono stati eseguiti da contadini locali, e gli oggetti sono stati messi in commercio a Zagabria. Avanzi architettonici sull'antica sponda della Sava presso Drnovo indicano l'esistenza di costruzioni più grandi dell'epoca romana. Da N. proviene una statuetta in bronzo nel Kunsthistorisches Museum di Vienna, nella quale E. Reisch vorrebbe riconoscere una copia della assistente nel tempio di Nikomachos (Banko, Ost. Jahr., xix-xx, 1919, p. 296 ss., con annotazioni di E. Reisch, p. 229 ss.). Solo l'acquedotto romano è sistematicamente stato oggetto di ricerche; esso parte da una ricca sorgente sotto il Weiler Izvir. È contrassegnato principalmente dalla muraglia insolitamente solida del castellum aquae (5, 15 m) (B. Sana, Serta Hoffilleriana, p. 249 ss.).

Bibl.: Th. Mommsen, C.I.L., III, p. 496; B. Saria, in Pauly-Wissowa, XVII, 1936, c. 152 ss.; R. Lozar, Glasnik muzejsjega drustva za Slovenijo, XV, 1934, p. 73 ss.; Saria-Hoffiller, Antike Inschriften aus Jugoslavien, I, p. 108 ss.; A. v. Premerstein - S. Rutar, Röm. Strassen und Befestigungen in Krain, Vienna 1899, p. 28 ss.