NETTEZZA URBANA

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1979)

NETTEZZA URBANA (XXIV, p. 685)

Ruggero Squatriti

Natura del servizio. - L'oggetto dell'attività dei servizi di n. u. è per l'Italia quello specificato dall'art. 1 della l. 20 marzo 1941, n. 366. Tale legge, ancorché vecchia e in alcune parti desueta, è l'unico atto legislativo specifico sull'argomento, integrato dai regolamenti emessi dagli enti locali. In ogni caso i servizi di n. u. assumono significato e consistenza di tipo industriale solo nei centri abitati di una certa dimensione e nei paesi di un certo grado di sviluppo, e perciò ogni considerazione deve intendersi riferita a tali casi.

Quantità dei rifiuti. - In Italia attualmente la produzione di rifiuti solidi urbani varia da 500 ai 700 g al giorno per abitante, comprendendovi, oltre ai rifiuti domestici, anche quelli raccolti nelle strade, nei mercati e presso le industrie. In particolare a Roma la produzione è di 650 g al giorno per abitante (media annua 1976 riferita alla popolazione anagrafica) con un peso specifico sfuso di circa 0,16; le oscillazioni nei diversi centri abitati dipendono, oltre che da abitudini locali, dal reddito della popolazione. Nei paesi ad alto livello di sviluppo economico la produzione è maggiore; per es. a New York è tre volte quella di Roma.

Composizione dei rifiuti. - Essa varia enormemente da città a città, per cui è irrazionale fornire dati medi. A Roma, per es., tenendo conto delle oscillazioni stagionali, si stima che la carta sia il 19 ÷ 20%, la plastica il 4 ÷ 5%, il ferro il 3%, il vetro il 6%, la materia organica il 40%, e che il resto sia costituito da materiali ingombranti o da materiali minuti inqualificabili. Negli Stati Uniti si ha un contenuto di carta doppio, e uno di materia organica dimezzato: ferro e vetro sono molto più abbondanti, e compaiono percentuali significative di alluminio e di altri metalli non ferrosi.

Conferimento e raccolta dei rifiuti. - Le canne di caduta sono state in molti luoghi abbandonate per la difficoltà di mantenerne effettivamente pulite le pareti, e in alcuni casi sono state sostituite con speciali montacarichi. Ove ancora funzionano, le canne sono state direttamente collegate alla base con contenitori, sostituiti, man mano che si riempiono, sia a mano sia con sistemi automatici, non essendo più concepibile l'accumulo sul suolo e il successivo caricamento manuale. Ove le fogne e gl'impianti di depurazione delle acque possono sopportarlo, i rifiuti vengono immessi nell'acquaio e sminuzzati da un apposito trituratore. Avveniristico, e usato solo in complessi singoli di caratteristiche particolari (per es.: Roosvelt Island in New York), è il trasporto pneumatico dei rifiuti, sistema Centralsug, attraverso condotte che fanno capo a impianti di quartiere o di isolato.

Il travaso dei rifiuti dal recipiente casalingo in sacchi o bidoni a cura degl'inservienti della n. u è pressoché scomparso: sono stati invece adottati sacchi di carta kraft o di plastica a perdere (usati una sola volta e allontanati con i rifiuti con ovvi vantaggi igienici) sia unifamiliari sia multifamiliari (questi ultimi su apposito sostegno con coperchio e rete di protezione contro gli animali domestici) oppure cassoni di metallo o vetroresina su ruote da 1000 litri circa (meglio che bidoni da 100 litri) che vengono riempiti a cura dell'utente e poi avvicinati dagl'inservienti allo speciale automezzo provvisto di meccanismo che ne effettua il sollevamento, ribaltamento e svuotamento.

Convogliamento e trasporto dei rifiuti. - È stato abbandonato, perché troppo oneroso, il trasporto dei bidoni pieni da vuotare nel luogo di smaltimento e restituire poi, previo eventuale lavaggio, al luogo di produzione. Sono invece universalmenae adottati nelle città progredite autocarri, talora accompagnati da veicoli leggeri in funzione di satelliti per la penetrazione in strade strette o per il raggiungimento di utenti sparsi, capaci di comprimere il carico in modo di ottenere una portata elevata malgrado il basso peso specifico dei rifiuti sciolti, congiuntamente a un maggior decoro, e a economia di manovalanza nel carico.

I meccanismi di alimentazione e di avanzamento dei rifiuti, che contemporaneamente provvedono alla compressione più o meno spinta, sono nei tipi più diffusi a moto alternativo - più spesso lineare, ma talora svolgentesi secondo traiettorie circolari o più complesse - con una piastra o un elemento che sospinge i rifiuti già introdotti per mezzo di quelli successivamente immessi (per es. Gar Wood, Leach, SITA, Rey, ecc.). Ben noti anche i meccanismi a moto rotativo con vite senza fine esterna (per es. Norba), che alimenta il cassone forzandovi il materiale dopo averlo frantumato, ovvero interna (per es. Haller) che distribuisce e comprime nel cassone, di cui occupa quasi tutta la lunghezza, i materiali introdottivi. Tra i sistemi rotativi ha largo impiego quello in cui l'intero seibatoio è rotante (fig. 1), e provvisto di risalti elicoidali sulla superficie interna destinati a convogliare, frantumare e comprimere. In alcuni casi si dimostrano pratici i cassoni, eventualmente provvisti di meccanismi del genere descritto, piazzati presso i grandi utenti e prelevati, con appositi autotelai attrezzati con speciali meccanismi per l'autocaricamento (per es. Multi lift), quando risultano riempiti.

Pulizia delle strade. - Le macchine spazzatrici-cordonatrici, che cioè formavano un cordone con la spazzatura, sono state sostituite da spazzatrici-caricatrici che prendono a bordo la spazzatura con sistemi meccanici (per es. Mobil, Wayne, ecc., figg. 2 e 3) o pneumatici (per es. Kuka, Schoerling, ecc.) e la trasportano allo scarico senza operazioni ausiliarie. Esse costituiscono un sistema molto efficace purché le strade siano sgombre da veicoli in sosta: in caso diverso occorre mantenere la spazzatura manuale.

Destinazione finale dei rifiuti (smaltimento). - Il gettito in mare o sui campi sono sistemi ancora usati ma non consentiti, mentre i sistemi di fermentazione anaerobica hanno ormai valore storico a causa della lentezza del processo; i mezzi consentiti e usati sono invece: a) l'interramento (scarico controllato, Sanitary landfill); b) la trasformazione aerobica accelerata in fertilizzante (compostaggio, composting); c) il riciclaggio (riutilizzazione, resource recovery); d) la combustione o scorificazione (incenerimento, incineration), con recupero o meno di energia sotto fomma di vapore o di elettricità. I procedimenti chimici non hanno avuto sviluppo: appare invece promettente la pirolisi, in forme che variano dalla distillazione distruttiva alla parziale combustione con deficienza di O2.

Il sistema dello scarico controllato (per es. Porto di Mare, a Milano) consiste nel disporre i rifiuti in strati relativamente sottili e nel ricoprirli con terra a fine giornata dopo averli compattati con appositi macchinari (per es. Tana-Hyster) o anche con normali mezzi cingolati. Esso viene applicato in modo particolarmente felice quando viene individuata un'area che può risultare valorizzata dalla colmata a fini agricoli o ricreativi: recentemente (Los Angeles) in vecchi scarichi sono stati praticati pozzi per l'estrazione del metano generato dalla trasformazione anaerobica della sostanza organica. Lo scarico controllato può essere migliorato adottando un processo preventivo di triturazione (mulini Williams, Hazemag, Gondard, Bühler, ecc.) e omogeneizzazione meccanica (tamburi Fermascreen, Rotorex, ecc.) dei rifiuti per ridurne il volume (talora a tal fine vengono compressi in balle parallelepipede retinate e bitumate all'esterno, sistema Tezuka), essendo sempre più difficile reperire aree adatte, cioè compatibili con la salvaguardia dell'ambiente e delle acque superficiali e sotterranee.

Il sistema della trasformazione in fertilizzante deve tendere ad accelerare in modo decisivo il normale processo di fermentazione biologica della materia organica che avviene naturalmente e inevitabilmente, ma con lentezza tale da comportare giacenze enormi, al tempo stesso bandendo o ponendo sotto controllo gli aspetti sgradevoli o igienicamente pericolosi della trasformazione, che a tal fine dev'essere prevalentemente aerobica. La forma più semplice per ottenere lo scopo è il windrowing, cioè la formazione di cumuli o cordoni di rifiuti bruti di mole limitata, periodicamente rimaneggiati con pale meccaniche; tale operazione ha successo molto maggiore se si provvede a una macinazione od omogeneizzazione preventiva dei rifiuti, con i macchinari accennati nel paragrafo precedente, in quanto il materiale sminuzzato ha una molto maggiore superficie di contatto con l'aria. I sistemi più completi di compostaggio (per es. impianto Dano di Roma) comportano la permanenza dei rifiuti per qualche giorno in apparecchiature che possono essere genericamente chiamate "digestori", in cui sono assicurate le condizioni di temperatura, umidità e aerazione ideali per lo sviluppo batterico e per la fermentazione aerobica più rapida e completa. Si hanno digestori discontinui (per es. Thompson), caricati e scaricati a intervalli di tempo e provvisti o no di meccanismi atti a rimuovere la massa o a insufflare aria, vapore o acqua. Si hanno poi digestori a carico e scarico continui (per es. Dano, Earp Thomas) in cui la massa dei rifiuti procede automaticamente attraverso le varie parti dell'apparecchiatura, in condizioni di umidità, temperatura e aerazione controllate, completando il ciclo di trasformazione primaria in 3:5 giorni, per presentarsi alla fine, dopo ulteriore maturazione in aia e separazione degl'inerti, come un terriccio bruno - il compost - pastorizzato dalla prolungata permanenza alle temperature di 50° ÷ 60 °C sviluppate dalla fermentazione, e utile in agricoltura soprattutto come ammendante del terreno, cui apporta preziosa materia organica, presente in proporzioni del 60 ÷ 70% sul secco.

La selezione meccanica, che sostituisce la cernita manuale non più ammissibile e la conseguente riutilizzazione (riciclaggio) dei materiali costituenti i rifiuti, rappresenta un sistema di smaltimento particolarmente valido ai fini della conservazione delle risorse naturali, perché tali componenti, una volta selezionate dalla massa, non sono più rifiuti, ma vengono a costituire un materiale omogeneo che può trovare un mercato presso industrie (cartarie, mangimistiche, siderurgiche, ecc.) che ne fanno oggetto di un'ulteriore trasformazione economicamente utile e igienicamente corretta. Uno stabilimento di riciclaggio (per es., impianti di Roma) deve disporre di un complesso di macchinari che sfruttando le varie proprietà fisiche dei materiali, perviene a una selezione altamente meccanizzata, e tale da ridurre al minimo l'intervento diretto di mano d'opera, che è la sola fase del procedimento che potrebbe essere suscettibile di critica dal punto di vista igienico; alla selezione deve seguire una depurazione e qualificazione dei materiali ottenuti, al fine di renderli perfettamente idonei all'inserimento nei cicli produttivi dell'industria e dell'agricoltura.

Tali principi sono applicati negl'impianti So.R.A.In. (Società Riutilizzazione Agricola Industriale) di Roma ove si trattano 1500 t/giorno di rifiuti, recuperando carta in pasta e in balle, film di plastica, mangime zootecnico in cubetti, barattolame pressato e combustibile solido. Numerosi sono poi gl'impianti, generalmente statunitensi, ancora in costruzione, che si pongono l'obiettivo di recuperare solo il combustibile solido da destinare a non lontane centrali termoelettriche.

L'incenerimento dei rifiuti con o senza apporto di combustibile ausiliario è un sistema igienicamente ineccepibile anche se di alto costo di costruzione e di esercizio, purché naturalmente si provveda a un'adeguata depurazione dei fumi e a un'idonea destinazione delle scorie (30 ÷ 40% del peso iniziale compresa l'acqua di spegnimento), che normalmente non trovano utilizzazione pratica. L'incendio di cumuli di rifiuti sul terreno è un metodo di distruzione lento e inquinante: con gli appositi forni si deve invece conseguire il duplice scopo di controllare la combustione, accelerandola, e l'emissione dei fumi, depurandoli. I moderni forni sono normalmente ad alimentazione continua (figg. 4, 5 e 6). Molto diffusi i tipi a griglie mobili (fig. 4) che fanno avanzare i rifiuti in strati sottili assicurandone anche il rimescolamento (Plibrico, Von Roll, Velund, Martin, Detroit, ecc.). Essi comunque non differiscono sostanzialmente nelle loro componenti essenziali, dai tipi di forno adottati già qualche decennio addietro. Regolando l'alimentazione dei rifiuti e dell'eventuale combustibile, e l'immissione dell'aria (sempre in forte eccesso) primaria e secondaria, si deve mantenere la temperatura intorno ai 900 °C, superiore cioè alla "soglia degli odori" al disotto della quale i fumi risultano maleodoranti, e inferiore alle temperature di fusione delle scorie e di resistenza degli ordinari refrattari. Per quanto i rifiuti debbano essere considerati un combustibile decisamente cattivo, non tanto per il basso potere calorifico, quanto per l'incostante e disuniforme composizione, si può sfruttarne il calore negl'impianti di maggiore dimensione completando i forni con generatori di vapore. L'utilizzazione diretta del vapore è problematica, perché la dislocazione del forno e il regime di produzione difficilmente corrispondono alle esigenze dell'utilizzatore: maggiori possibilità si hanno con la sua trasformazione in elettricità (per es., a Milano e a Genova). Fondamentali sono le operazioni di lavaggio e filtraggio dei fumi affinché l'eliminazione dei rifiuti solidi non si risolva nell'emissione di rifiuti gassosi inquinanti. Esse sono eseguite con abbondante consumo di acqua (la cui parte non vaporizzata può essere peraltro riciclata, dopo decantazione) in appositi cicloni, preceduti da camere di espansione e sedimentazione per il deposito delle ceneri volatili: al lavaggio può seguire la separazione delle particelle solide rimaste, in cosiddetti filtri elettrostatici, che peraltro non sopportano a lungo temperature dei fumi superiore ai 350 °C.

La pirolisi trova applicazione in vari sistemi di cui i più noti e avanzati sono il Landgard della Monsanto-Envirochem (Baltimora), il Garrett della Occidental Petroleum (San Diego), il Purox della Union Carbide (Charleston) e l'ANDCO Torrax (Buffalo; Lussemburgo).

Nel considerare i vari metodi di smaltimento, è in definitiva da tener presente che, sia con il recupero sia con il compostaggio o l'incenerimento (che peraltro possono essere vantaggiosamente esercitati "in cascata" in impianti di tipo misto), percentuali in peso non indifferenti della massa iniziale risultano irrecuperabili, infermentabili o incombustibili, e quindi debbono essere avviate agli scarichi controllati che, però, sia per il volume ridotto del materiale, sia per la sua qualità, possono essere reperiti ed eserciti più facilmente ed economicamente di quanto non avvenga con i rifiuti tal quali.

Bibl.: APWA (Public Administration Service), Municipal refuse disposal, Street cleansing practice, Chicago 1965; A. Giacomini, Lo smaltimento dei rifiuti solidi, Roma 1973; J. Hagerty, J. Pavoni, J. Heer, Solid waste management, Cincinnati 1974; ISWA (International Solid Wastes and public cleansing Association - Sezione italiana), Atti dei congressi internazionali, Milano; Ente Fiera di Padova, Atti dei congressi SEP, Padova.

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