NEGAZIONE

Enciclopedia Italiana (1934)

NEGAZIONE (fr. négation; sp. negación; ted. Verneinung; ingl. negation)

Guido CALOGERO

Filosofia. - Il latino negatio corrisponde, già nella terminologia logica di Boezio, all'ἀπόϕασις della logica aristotelica, designando il giudizio che connette il soggetto e il predicato con la sintesi negativa del "non essere". La "negazione" aristotelica rivaluta così quella predicazione del "non essere", di cui l'eleatismo scorgeva soltanto il carattere contraddittorio e che Platone giustificava solo riducendola ad affermazione d'alterità. Parificata all'"affermazione" essa si presenta come asserzione vera di un'incongruenza di noemi, così come l'affermazione è asserzione della loro congruenza. Ma il carattere illusorio di questa parità (dimostrato dal resto dalla stessa costituzione intrinseca della sillogistica aristotelica, che in concreto considera sempre la negatività del predicato come un'alterità indeterminata) viene a poco a poco in chiaro già nel pensiero medievale. La negazione si manifesta come semplice alterità rispetto alla determinatezza dell'opposta affermazione: così la "teologia negativa" può ben procedere via negationis per costruire il concetto della divinità togliendo ogni limitatezza ai predicati definiti del pensiero umano. D'altra parte, la negazione si chiarisce anche implicita all'affermazione stessa, come suo momento determinante, secondo la formula omnis determinatio est negatio, poi ripresa dallo Spinoza. E su questa base, dopo la rivalutazione kantiana del concetto aristotelico di negazione, elevato a categoria dell'intelletto, la dialettica postkantiana sviluppa anche nella forma della sintesi di affermazione e negazione il fondamentale rapporto dialettico d'identità e alterità. Il concetto di negazione perde con ciò autonomia, divenendo semplice momento della dialettica spirituale e variamente conformandosi a seconda del modo nel quale viene a essere concepita tale dialettica.