NANGA PARBAT

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

NANGA PARBAT (sanscrito "Nudo Monte"; detto anche Diamar, Diamir e Deomir, sanscrito "Re dei Monti")

Manfredo Vanni

Massiccio montuoso che, a guisa di imponente pilastro, si innalza alla estremità occidentale dell'Himalaya, ove la grande catena termina limitata dalla profonda valle dell'Indo. Secondo le misure del Survey of India la sua altezza è di 8114 m. s. m.; recenti rilievi fotogrammetrici di R. Finsterwald danno invece un'altitudine di 8125 m. s. m. Alla prima spedizione del 1895, alla quale parteciparono illustri alpinisti, A. F. Mummery, G. Hastings, J. Norman Collie e C. G. Bruce, ne seguirono varie altre, fra cui quelle tedesche del 1934 e 1937 tragicamente finite e quella britannica del 1950, che fece altre tre vittime. Nel 1934 E. Schneider e P. Aschenbrenner salirono fino alla quota 7850 m (6 luglio 1934). Il 3 luglio 1953, il tirolese Hermann Bühl della spedizione diretta da Karl M. Herrligkoffer, da solo, con un'impresa unica nella storia alpinistica, raggiungeva la vetta, senza sussidio di respiratori, quando già la spedizione aveva preso la via del ritorno alla base. Fu il terzo ottomila conquistato.

Geologicamente il N. P. fu oggetto di particolari ricerche dei geologi D. N. Wadia e P. Misch. È costituito da un ammasso di gneis a sé stante; alla sua struttura partecipano ardesie cristalline e pietrame sedimentario metamorfosato, nonché materiale di ortogneis, ossia di origine magmatica. La parete S si innalza per 4000 m sulla valle dell'Indo. Evidenti le tracce di recentissimi movimenti orogenetici.

Bibl.: G. O. Dyhrenfurth, L'Himalaya, troisième pole, Parigi 1953 (trad. it.: Il terzo Polo. Gli 8000 della Terra, Milano 1954).

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