museo Raccolta di opere d’arte, di oggetti, di reperti di valore e interesse storico-scientifico.
I m. rientrano, insieme alle biblioteche, agli archivi, alle aree e parchi archeologici e ai complessi monumentali, tra gli istituti e luoghi di cultura. In particolare, l’ICOM (International committee for museology dell’International council of museums) ha definito il m. «un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano testimonianze materiali dell’umanità e del suo ambiente: le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educativi e diletto».
La museologia è la disciplina rivolta a ogni aspetto della vita del m., al suo funzionamento e alle sue finalità. Il dibattito sulla funzione e sul contenuto dei m., sulle modalità della progettazione e sull’impatto di questa sul territorio ha avuto un incremento negli ultimi anni del Novecento, anche in rapporto all’accresciuto interesse sia verso le scienze sociali e le teorie sulla comunicazione, sia verso i benefici economici che la presenza di un m. può comportare per l’ente che lo gestisce e il territorio che lo ospita. Le nuove metodologie nel campo della museologia trovano spazio nell’attività di istituti di ricerca e organismi internazionali, come l’ICOM, che affrontano problematiche comuni ai diversi settori della conservazione.
Il termine museologia ha un significato più ampio di museografia (o museotecnica), tecnica che si occupa della costruzione e sistemazione dei musei. Fanno parte della museografia moderna lo studio dei problemi architettonici e della progettazione degli edifici, e quelli inerenti all’ordinamento scientifico, didattico delle collezioni, agli impianti tecnici e all’organizzazione dei musei.
I m. possono seguire diversi ordinamenti amministrativi e pertinenze; si distinguono generalmente sotto il profilo tipologico, a seconda dell’area di interesse: m. d’arte e di archeologia, di architettura, di archeologia industriale; m. etnografici e antropologici, m. storici, m. di scienza e di tecnica; m. specializzati su temi specifici come i m. militari, navali; m. delle ceramiche, dei gessi (➔ gipsoteca), le case-m. di personaggi illustri, i m. delle cere (raccolte di statue in cera raffiguranti personaggi celebri) ecc. La pinacoteca è una raccolta o m. di dipinti. I m. territoriali sono raccolte di documentazione e materiali relativi ai diversi aspetti di un territorio, inteso come entità storica, culturale, etnica, economica, ecologica.
L’ecomuseo è un’istituzione culturale che insiste su un determinato territorio e sulla storia della sua comunità e delle sue tradizioni, proponendo, anche con la partecipazione della popolazione, ricerca, conservazione, valorizzazione di tale insieme di beni naturali e culturali, rappresentativi dell’ambiente e delle sue trasformazioni, dei modi di vita, dei paesaggi, delle tradizioni.
2. Il m. dall’antichità al 18° secolo
Già nell’antichità esistevano veri e propri m. formatisi nei templi, nei donari, nei santuari e nelle case principesche: collezioni di opere d’arte, doni votivi, suppellettili preziose, omaggio dei fedeli e dei sudditi. Alcune civiltà dedite ai commerci diedero impulso al mercato delle opere d’arte, apprezzate per i loro requisiti estetici e per la loro rarità, incrementando, quindi, la formazione di raccolte. Anche i bottini di guerra furono l’occasione per la costituzione di m. che a
Nel Medioevo in Occidente alcune raccolte di opere d’arte e di reliquie, i cosiddetti tesori, si costituirono nei palazzi dei signori, nelle cattedrali e nelle grandi abbazie. Con le crociate e, quindi, con la riapertura ai traffici, si crearono nuove collezioni di oggetti singolari e preziosi, ma anche di reliquie, particolarmente ricercate e commerciate. Federico II, collezionista di opere d’arte e di curiosità scientifiche, diede inizio a quel tipo di m. enciclopedico che sarebbe durato fino all’età moderna. Nel 1369 fu redatto il primo catalogo manoscritto di tipo museale relativo alla raccolta di monete, antichità e disegni del medico trevigiano O. Forzetta. Con la donazione di alcune statue al popolo romano da parte di Sisto IV (lo Spinario, la Lupa ecc., già conservate in
Tra le prime raccolte di rarità artistiche del Rinascimento, diffuse soprattutto in Toscana, nel Veneto e a Roma, messe in mostra negli studioli e nei gabinetti, o conservate nei più ampi guardaroba, notevoli furono quelle di Lorenzo il Magnifico, degli Este, dei
La formazione e la successiva sistemazione di pregevoli collezioni fu cura particolare di alcune grandi famiglie gentilizie, spesso consigliate da artisti: per es., la celebre collezione dei Gonzaga (in gran parte acquistata, nel 1627, da Carlo I d’
Nel 19° sec. l’istituzione museale si diffuse notevolmente in tutta l’Europa: con la formazione quasi ovunque dei m. nazionali furono creati anche nuovi modelli architettonici. I m., articolati in settori differenziati del sapere (scienza, tecnologia, storia, arte, arti applicate ecc.), furono creati oltre che per salvare le memorie del passato, anche con l’intento di ordinare e collocare gli oggetti secondo la loro specificità, tanto che si giunse a smembrare le collezioni. In Italia si consolidò una tendenza a utilizzare prevalentemente edifici di rilievo storico, e a conservare le raccolte nelle sedi originarie. Fra il 1802 e il 1805 J.-N.-L. Durand pubblicò il progetto paradigmatico di un m. consistente di una serie di lunghe gallerie a volta, quattro cortili e una rotonda; tra il 1811 e il 1814 a Londra J. Soane costruì la Dulwich college picture gallery, con sequenza di spazi di lunghezza variabile, in cui l’illuminazione era regolata da un sistema innovatore di modulazione controllata dall’alto. Il modello di Durand, che fu ripreso da L. von Klenze a Monaco nella Glyptothek (1816) e da K.F. Schinkel a Berlino nell’Altes Museum (1823-30), durò fino alla metà del 20° sec. (ala occidentale della National Gallery di
Tra la fine del 19° sec. e l’inizio del 20°, a opera dei movimenti d’avanguardia, con l’affermarsi delle gallerie private e delle sempre più frequenti mostre temporanee si avviò una revisione del concetto di m.; a partire dagli anni 1920 il problema fu affrontato nella sua complessità da vari progettisti che, con l’abbandono degli stili storici, modificarono anche il criterio di ambientazione, creando spazi più fruibili, esposizione e illuminazione più razionali e funzionali alle opere. La moderna scienza museologica e museografica, nella profonda revisione del concetto di bene culturale, considerato anche in termini di redditività economica, ha arricchito il concetto di m., che si è andato sviluppando come centro promotore di studi e ricerche e come polo avanzato a uso sociale e didattico in rapporto all’ambiente e al territorio. Il m. è stato articolato in sale di esposizione, magazzini, archivi ordinati per lo studio e la consultazione, biblioteche continuamente aggiornate, archivi fotografici, gabinetti di restauro, sale di proiezione e multimediali, auditori. In questa ottica si sono sviluppati per primi i m. americani e, successivamente, per impulso delle organizzazioni culturali internazionali, molti altri ovunque. Tra gli esempi più significativi: Musée des Beaux Arts di
Fra i recuperi a uso museale di impianti dismessi si ricordano: il Centro de arte Reina Sofia (1986) di I.L. Iniguez de Ozonô e A. Vázquez de Castro a Madrid, il Musée d’Orsay (1986) a Parigi di G. Aulenti; il Nuovo Polo Espositivo dei Musei Capitolini realizzato a Roma nella ex Centrale Termoelettrica
La sempre più accentuata trasformazione del m. in un fenomeno articolato sul piano culturale, l’affermazione di nuove istanze legate alla contestualizzazione dei documenti della cultura umana, impongono un aggiornamento continuo della disciplina museografica e delle tecniche espositive, spingendo progressivamente il m. a trasformarsi in un’entità attiva che coinvolge un pubblico sempre più vasto. Caratterizzato da una sempre maggiore autonomia di gestione e sostenuto anche da sponsorizzazioni private, il m. può promuovere iniziative di riqualificazione, rinnovamento e ampliamento; farsi promotore di attività di ricerca, culturali e didattiche; gestire il proprio patrimonio anche per la conservazione e il restauro. Accanto a una crescente specializzazione, il m. tende anche a collegarsi con istituzioni analoghe o complementari, attraverso la creazione di centri culturali (Centre G. Pompidou di Parigi, J.-P. Getty Center di Los Angeles, Lingotto di Torino, Polo culturale e museale del MART di
Particolare attenzione è dedicata ai bambini, seguiti da operatori qualificati, ai quali sono spesso dedicati appositi spazi e laboratori dove esprimere le loro impressioni anche attraverso il disegno, riconoscere e manipolare materiali, applicare o simulare tecniche di esecuzione e di restauro, percorrere didatticamente epoche e civiltà. Agevolazioni e programmi specifici per visitatori disabili sono approntati in molti m.; più rare sono le iniziative rivolte a esigenze particolari come quelle dei non vedenti, per es. i programmi appositamente studiati dal Metropolitan museum of art e dal Museum of modern art di New York, che comprendono la possibilità di conoscere l’opera d’arte anche attraverso il tatto. Ad alcune peculiarità di indirizzo sul piano museografico si collegano anche le soluzioni architettoniche scelte nella progettazione del m., sia esso una costruzione appositamente realizzata oppure derivata dalla riqualificazione di edifici preesistenti e monumentali. Per es., nello Jüdisches Museum di Berlino (1989-99), l’edificio progettato da
La musealizzazione delle arti visive negli ultimi decenni del 20° sec. ha ampliato l’attenzione su molte categorie di beni. I m. di architettura hanno avuto una pietra miliare nel Deutsches Architektur-Museum di
A partire dall’Openluchtmuseum voor Beeldhouwkunst di Middelheim (1950), dal m. all’aperto di Hakone, in
Per i m. archeologici esigenza diffusa è quella di una rilettura integrata della documentazione storica (sede del Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps, 1982-97; riorganizzazione in varie sezioni dello stesso museo alle Terme di Diocleziano, G. Bulian 1990-2000), e di un rapporto diretto con il contesto fisico e topografico della stessa area archeologica (Museo dell’Acropoli di
Nella seconda metà del 16° sec., accanto alle collezioni di artificialia e naturalia delle corti principesche e a quelle di nobili famiglie, si svilupparono, particolarmente in Italia, le prime collezioni naturalistiche con una decisa specializzazione e un ordinamento finalizzato alla pratica scientifica (i m. di
In Italia si formarono vari m. civici di storia naturale e collezioni originariamente annesse a istituti universitari: il più antico è quello della Specola (1771) a Firenze; notevoli anche il m. di Milano (fondato nel 1837 da G. De Cristoforis e G. Jan), di
Ai m. tesi a celebrare il progresso umano attraverso le scoperte scientifiche si affiancarono, in tono trionfalistico, le esposizioni universali, la prima delle quali fu la Great Exhibition (Londra, 1851), istituita con l’intento di rendere stabile questo tipo di esposizione; nel 1857 nacque il South Kensington Museum, dal quale derivò lo science/">Science Museum di Londra; nel 1925 fu inaugurato il Deutsches Museum di Monaco, nel 1933 il Museum of science and industry di Chicago, tra i primi a carattere interattivo; nel 1937, a Parigi, venne inaugurato il Palais de la Découverte, con un taglio fortemente didattico.
A partire dal secondo dopoguerra i m. della scienza e della tecnica d’impianto classico hanno assunto un carattere eminentemente storico. Da allora, il ruolo profondamente incisivo della scienza e della tecnica nella società contemporanea ha avuto un riscontro nel rinnovamento o nella creazione di m. tecnici e scientifici di moderna concezione, di grande potere divulgativo. Accanto a essi, dagli anni 1960 si sono moltiplicati gli science centers che, affiancando la funzione espositiva tradizionale, sviluppano una nuova dimensione eminentemente comunicativa, presentando risultati scientifici attraverso simulazioni o dispositivi interattivi. Tra questi, l’Exploratorium (1969) a San Francisco e l’Ontario Science Center. Tra le realizzazioni degli anni 1980 si ricorda la Cité des sciences et de l’industrie di Parigi; tra i m. di storia della scienza figurano i m. di Oxford,
I m. di archeologia industriale, nati dall’esigenza di preservare, almeno in parte, impianti di produzione obsoleti insieme con i macchinari e gli oggetti di loro pertinenza, come testimonianza delle attività industriali del passato, si sono poi sviluppati in écomusées, centri di documentazione della vita economica e sociale di tutta l’area in cui le antiche industrie operavano; tra gli esempi più importanti ricordiamo l’area di Ironbridge in Inghilterra, che ha come punto centrale il forno dove A. Darby nel 1709 usò per la prima volta il coke per produrre ghisa, e il bacino di Le Creusot in
In Italia, la disciplina giuridica dei m. è dettata dal d. legisl. 42/2004 (cosiddetto Codice dei
Il m. è un bene di fruizione, nel senso che è a disposizione della collettività al fine «di alimentarne lo sviluppo intellettuale». La disciplina giuridica della fruizione dei m. si fonda sulla natura pubblica o privata del soggetto che ne è titolare: se i m. appartengono a un soggetto pubblico «sono destinati alla pubblica fruizione ed espletano un servizio pubblico», secondo le modalità stabilite dall’art. 102 del Codice. Se invece appartengono a un soggetto privato e sono aperti al pubblico «espletano un servizio privato di utilità sociale» e sono assoggettati a visita pubblica solo per scopi culturali nei casi elencati nell’art. 104 Codice. La l. 4/1993 ha introdotto nei m. i «servizi per il pubblico», che costituiscono attività – non propriamente culturali – finalizzate al miglioramento della fruizione e, fondamentalmente, strumenti per la valorizzazione dei beni culturali. Il Codice stesso ha quindi individuato due modalità di gestione di tali attività: in forma diretta, da parte dell’amministrazione titolare del m., e in forma indiretta, attraverso l’affidamento in concessione a soggetti privati. Sono un esempio dei suddetti servizi: il servizio editoriale di vendita dei cataloghi e i sussidi cartografici e audiovisivi; la gestione di raccolte discografiche, diapositive e biblioteche museali; la gestione dei punti vendita e l’utilizzazione commerciale delle riproduzioni di beni; i servizi di accoglienza, ivi inclusi quelli di assistenza e di intrattenimento per l’infanzia, i servizi di informazione, i servizi di caffetteria, di ristorazione, di guardaroba, l’organizzazione di mostre e manifestazioni culturali ecc. (art. 117 del Codice).
Per i m. statali è prevista l’alternativa tra ingresso gratuito e ingresso a pagamento (la l. 78/1997, ha disposto la soppressione della «tassa d’ingresso»). Inoltre, le eventuali agevolazioni per l’accesso sono regolate in modo da non creare discriminazioni ingiustificate nei confronti dei cittadini degli altri Stati membri dell’Unione europea. La determinazione delle modalità di accesso e dei criteri per la fissazione del prezzo di vendita dei biglietti e di riscossione del corrispettivo, spettano all’ente titolare del m. (ministero, regione, altro ente pubblico territoriale), anche mediante convenzioni con soggetti pubblici e privati. Nei casi di accesso a pagamento, i proventi derivanti dalla vendita dei biglietti d’ingresso sono destinati alla realizzazione di interventi per la sicurezza, la conservazione dei luoghi, l’incremento e la valorizzazione del patrimonio culturale. Sono altresì consentite possibili intese tra ministero, regioni e altri enti pubblici territoriali per coordinare l’accesso agli istituti e luoghi della cultura.