Muralismo urbano

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-  Pratica riferibile alla street art e all’arte urbana, oggi particolarmente diffusa e popolare al punto da monopolizzarne il panorama espressivo. Si tratta della realizzazione di rappresentazioni pittoriche a vernice, spray o mediante altri materiali e/o tecniche su grandi pareti, ad occupare le facciate cieche di edifici o ampie superfici di altre strutture. Composizioni di grande impatto per monumentalità del disegno ed effetto cromatico, possono modificare radicalmente il volto del paesaggio urbano nel quale si inseriscono, divenendo nuovi riferimenti dello spazio estetico-visuale. Questi grandi murales non costituiscono evidentemente qualcosa di nuovo in assoluto visto che la loro origine può essere individuata in una molteplicità di vicende culturali, prima tra tutte quella del muralismo messicano dei primi decenni del XX secolo, esperienza madre che contribuisce alla formazione di un movimento a diffusione internazionale con diverse sfumature locali, in tutti i casi espressione di memorie ed identità collettive. Almeno a partire dal 2010, nel panorama contemporaneo della street art, possiamo assistere ad una nuova riformulazione del concetto di muralismo, definito spesso m.u. per evidenziarne la  discendenza dalla street art, e quindi dall’arte urbana, e soprattutto per marcare la differenza con il muralismo storico, rispetto al quale non supporta il grande impianto ideologico, politico e sociale. I nuovi muralisti sono coloro che hanno fatto della propria espressione creativa una ricerca molto articolata dal punto di vista tecnico e compositivo, frutto di vere e proprie ambizioni artistiche, dai tempi di esecuzione relativamente lunghi e non certamente assimilabili a quelli di una rapida incursione notturna. Queste modalità di produzione avvicinano progressivamente la street art ad un ambito definibile all’interno di condizioni di legalità, e quindi in dialogo con le istituzioni. Gli artisti muralisti non possono prescindere dall’essere in un certo senso “istituzionalizzati”, ovvero al dover sottostare a dei limiti nella scelta degli spazi e dei soggetti sui quali esprimersi, pena la non possibilità di concedere grandi dimensioni e particolare cura alla propria opera. La quasi totalità dei festival, eventi e progetti di street art organizzati nell’ultimo lustro su scala planetaria verte sul protagonismo assoluto del fenomeno muralista, che in queste sedi trova l’unico spazio possibile di concreta realizzazione. Gli enti pubblici hanno guardato con interesse al numero crescente di queste manifestazioni, anche sperando di trovarvi un “alleato” per la lotta ad altre dinamiche espressive svolte nel territorio dell’illegalità. Il trend positivo del m.u. conferisce alla street art grande visibilità sul fronte del grande pubblico e delle istituzioni, e quindi l’opportunità di affermarsi all’interno di una dimensione più vicina a quella dell’arte pubblica. Allo stesso modo, il suo eccessivo successo potrebbe rappresentarne paradossalmente un problema, con l’emergere di figure reclamate dagli eventi di tutto il mondo che rischierebbe di penalizzare la ricerca artistica e deviarla su un’inclinazione affine al decorativismo. Tra i principali protagonisti del panorama internazionale del m.u. vanno annoverati, per quanto riguarda l’Europa: gli italiani Blu - uno dei pochi a sfuggire a molti dei tratti descritti in precedenza -, Ericailcane ed A. Iacurci, lo spagnolo Aryz, il belga Roa e i polacchi di Etam Cru. Interpreti di spicco del continente americano sono i gemelli brasiliani Os Gemeos, il cileno Inti e gli statunitensi Gaia, Retna ed El Mac. In Australia Fintan Magee e in Africa il franco-tunisino El Seed.

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