MUNSTER

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1997)

MUNSTER

G. Jászai

MÜNSTER (Mimigardevord nei docc. medievali)

Città della Germania (Renania settentrionale-Vestfalia), capoluogo della regione storica della Vestfalia e sede vescovile.L'originario insediamento sassone, benché distrutto nel sec. 8°, non mancò di esercitare un condizionamento sulla fondazione della città carolingia, certo rafforzato dalla presenza del centro di missione eretto sullo Horsteberg. I primi vescovi, sebbene il centro non fosse di origine romana, come Colonia o Treviri, si considerarono ugualmente rappresentanti della traditio Romana. La città ancora oggi è dominata dalla possente costruzione della chiesa vescovile di St. Paulus, la quale, con il monastero e la scuola, rappresentò, durante il Medioevo, la sede del culto e della cultura, cui si uniformò, sotto il profilo architettonico, tutta l'edilizia cittadina fin nel tardo 14° secolo. Solo nel Tardo Medioevo il mercato principale (Prinzipalmarkt), centro dell'attività di commercio, cominciò ad assumere il carattere di un vero e proprio centro urbano, con il nuovo Rathaus e la nuova chiesa cittadina, la Lambertikirche. La M. tardomedievale fu dunque contemporaneamente città vescovile e città borghese, centro di culto e sede di attività artigianali.Solo con il sec. 11° si manifestarono fenomeni rilevanti dal punto di vista storico-artistico. Il capolavoro dell'oreficeria del tardo periodo ottoniano, la testa-reliquiario di s. Paolo, del 1050-1070 ca., oggi alla Domkammer der Kathedralkirche St. Paulus, nella tipologia della testa si rifà ancora al modello antico del busto del filosofo Platone, ma il suo carattere di recipiente, in cui la forma esteriore (testa) e il contenuto (resti del cranio) si corrispondono, annuncia già la natura della sacralità dell'arte del Medioevo maturo.Tra i più antichi documenti artistici della città vanno annoverati i quattro rilievi superstiti, degli originari dieci o dodici che erano collocati entro nicchie all'interno della ex collegiata di St. Mauritz, oggi al Westfälisches Landesmus. für Kunst und Kulturgeschichte; la collegiata venne fondata dal vescovo Federico I di Meissen (1064-1084), dopo aver trapiantato a M. il culto di s. Maurizio proveniente da Magdeburgo. Il rilievo con la raffigurazione di Maria, in atteggiamento di orante mentre riceve l'annuncio della risurrezione presso il sepolcro di Cristo, probabilmente faceva parte della decorazione figurata dell'altare del Santo Sepolcro, che il vescovo Erfo (1084-1097) aveva fatto costruire in rapporto a un suo viaggio di pellegrinaggio in Terra Santa nel 1091-1092. Egli stesso consacrò la collegiata e il suo altare maggiore ai ss. Maurizio, Gereone, Vittore e ai loro compagni. Si suppone che i rilievi con le raffigurazioni dei santi legionari di Tebe nell'Alto Egitto avessero decorato le transenne del coro della collegiata. Secondo un'altra ipotesi, queste figure di cavalieri potevano forse essere collocate, come 'guardiani della chiesa', nel portale principale. In queste immagini non vi è ricerca di individualità ritrattistica, bensì viene dato rilievo al carattere delle figure come membri della militia Christi, armati con lo 'scudo della fede'.Appartenente ugualmente al sec. 11° e conservata nel tesoro della chiesa, la croce-reliquiario di s. Maurizio, la c.d. croce di Erfo, riccamente decorata con pietre preziose e perle, mostra sulla faccia anteriore un rilievo in oro con il Cristo crocifisso, tra angeli omaggianti, e ai piedi il calice della Nuova Alleanza e Adamo risorto, mentre sulla faccia posteriore appare Cristo come agnello di Dio, circondato dai quattro guardiani del trono dell'Apocalisse. L'iscrizione della traversa intorno all'agnello enumera le sacre reliquie contenute nella croce. Un lavoro a sbalzo e a filigrana di straordinaria finezza contraddistingue l'intera opera. Un altro capolavoro dell'oreficeria romanico-salica a M. (Domkammer der Kathedralkirche St. Paulus) è rappresentato dalla crocereliquiario di s. Paolo, di poco più tarda (1120-1130), con piede in cristallo di rocca, faccia anteriore ornata di pietre preziose e perle e faccia posteriore recante l'immagine incisa della morte di Cristo per la salvezza. L'operato artistico di maestri costruttori, scalpellini e scultori, di intagliatori e pittori di immagini, di orafi, fonditori e tessitori si dispiegò intorno a quella che è ancora oggi la più monumentale delle imprese artistiche cittadine, il terzo edificio dell'od. duomo. Nonostante le distruzioni subìte nella seconda guerra mondiale, l'attuale costruzione di St. Paulus resta in sostanza un'opera del 13° secolo. Il suo corpo occidentale nei piani inferiori delle torri era già in esecuzione fra il 1185 e il 1202. Il transetto occidentale con l'atrio c.d. Paradies, la navata centrale a due campate e da ultimo il transetto orientale con il coro poligonale riccamente articolato vennero eretti in cinque fasi costruttive, da O a E, tra il 1225 e il 1264. Come una possente fortezza, il duomo si erge sulle case circostanti e, anche sotto il profilo cromatico, con il tono luminoso dell'arenaria con cui è stato realizzato e i chiari tetti verderame, si distacca dal rosso cupo dei laterizi degli edifici più tardi che lo circondano.Il vescovo-principe Teodorico III von Isenburg il 22 giugno del 1225 pose la prima pietra dell'od. duomo; la consacrazione ebbe luogo il 30 settembre del 1264 da parte del vescovo-principe Gerardo von der Mark. In questo quarantennio sorse qui la più eccentrica opera architettonica tra le chiese vescovili del Sacro romano impero tra Lubecca e Trento. Alla possente struttura complessiva dell'esterno fa riscontro all'interno una composizione spaziale del tutto originale, costituita da dieci campate quasi quadrate: sei nell'asse mediano più due ulteriori campate come ali di ciascuno dei due transetti. Il corpo occidentale si apre oggi solo verso la navata principale, a E, accompagnato dalle cappelle delle torri, a un livello inferiore. Le sue pareti interne - le parti più antiche dell'edificio attuale - sono riccamente articolate da serie di arcate e passaggi con archi a pieno centro su colonne. In contrasto con la penombra del corpo occidentale, quello longitudinale appare pienamente illuminato. Le quattro ampie arcate della navata mediana fanno apparire alla vista le navate laterali, che superano in altezza; lo spazio di queste ultime partecipa così della maestosa elevazione della navata centrale con le sue volte a cupola. Giustamente Thümmler (1973) vi ravvisò il carattere di una Hallenkirche basilicale. Lo spazio della navata centrale sfocia a E in una terminazione poligonale a cinque lati di un decagono. La struttura a doppio guscio dei muri nel coro e nel transetto orientale riprende il sistema a doppio guscio del Westwerk. Le cinque grandi finestre a pieno centro nella parte superiore della parete danno al coro una grande luminosità; a ciò contribuiscono anche le cinque aperture ad arco inferiori che si aprono sul deambulatorio e sulle cappelle di epoca non più medievale. I due transetti - della stessa altezza della navata centrale - concorrono a determinare l'impressione di monumentalità dello spazio, creando un effetto di indelebile e maestosa dilatazione spaziale che ricorda le prime pseudo-sale vestfaliche. In ciò si manifesta l'arte dello spazio dell'ignoto, geniale capomaestro del sec. 13°, che configurò un vano unitario senza sopprimere l'articolazione basilicale e i transetti.Del tutto coerentemente, la decorazione plastica originaria dell'interno dell'edificio si limitò a pochi elementi, tra cui al primo posto le monumentali sculture in arenaria dei quattro evangelisti, addossate ai pilastri della campata d'incrocio con il transetto orientale. Le quattro nicchie a tutto sesto con profilo segnato da un'arcata non servivano solo all'articolazione delle superfici diaframma ai lati della navata centrale, bensì anche per accogliere sculture, in analogia con le nicchie con figure ai lati del Paradies. Le singolari teste-mensola dei costoloni a zig-zag nelle navate laterali e i dischi decorati delle volte a cupola risalgono ancora per gran parte all'epoca della costruzione dell'od. duomo.Nel corso della principale fase costruttiva si situano anche le importanti realizzazioni scultoree del 13° secolo. L'esterno della chiesa oggi è quasi privo di decorazione plastica. Fanno eccezione solo le facciate meridionali dei due transetti, in primo luogo quella del Paradies del transetto occidentale. In alto, su quest'ultima facciata si apre un grande rosone esapartito con al centro la possente testa di s. Paolo - il patrono principale del duomo -, al di sotto della quale si trova quella di s. Giovanni Battista, che, insieme al Salvatore e alla Vergine, godeva di una particolare venerazione nel duomo. Questo grande rosone è fiancheggiato a sua volta da due rosette più piccole, che sulla parete sottostante trovano un corrispettivo nei due tondi con le figure del leone e dell'agnello; tra questi si colloca il grande rosone inferiore dodecapartito, oggi in parte coperto. Sotto di esso si apre l'atrio detto Paradies, dove aveva sede il tribunale ecclesiastico, legato alle visite ecclesiastiche e all'amministrazione della giustizia, che dalla fine del sec. 9° è attestata come istituzione ecclesiastica. In immediata connessione con l'ambito tematico escatologico del Paradies sono le raffigurazioni del leone e dell'agnello, che vennero separate l'una dall'altra in seguito agli ampliamenti posteriori al 1516. È evidente che le due figure di animali sono compositivamente in relazione reciproca; esse non costituiscono delle immagini isolate bensì una coppia in rapporto scenico: ambedue le sculture mostrano lo stesso atteggiamento del corpo e inoltre sono impegnate nella stessa azione, quella di aprire un rotulo. Si tratta dell'immagine della visione iniziale dell'Apocalisse, l'apertura del libro-rotulo da parte del leone e dell'agnello. Come visione iniziale e annuncio divenuto immagine dei misteri di Cristo - incarnazione, morte, risurrezione e secondo avvento -, questa raffigurazione dell''apertura apocalittica' era collegata anche visivamente alle rappresentazioni escatologiche del sottostante portale del Paradies, che mostra al centro il Cristo in trono, come giudice divino tra i suoi apostoli, e altri santi e fondatori nell'atto di intercedere. Pertanto l'imponente e rinomata decorazione plastica dell'interno del Paradies va intesa iconologicamente alla luce del concetto-guida della porta coeli.Considerazioni basate sullo stile e sulla storia costruttiva dell'edificio suggeriscono che l'intera decorazione scultorea dei lati sud ed est del transetto occidentale (testa di s. Paolo, piatto con la testa di s. Giovanni Battista, leone e agnello, lupo e gru, Cristo e i suoi apostoli) risalga ancora al primo decennio seguente alla fondazione (1225-1235). Le premesse di quest'articolazione delle figure, nel contempo pesante e singolarmente coniugante nelle proporzioni vigoria e grazia, sono state riconosciute dagli studi nella plastica delle cattedrali di Chartres e Reims: non sarebbe tuttavia una ripresa e totale imitazione di modelli franco-occidentali nella loro completezza quella che appare, bensì la ricezione di stimoli provenienti dalla Francia settentrionale e la loro integrazione in uno stile autoctono, di tono ancora tardoromanico, con una particolare forza di persistenza (Sauerländer, 1971).Nelle aperture ad arco, poi murate, sui lati del Paradies si trovano altre quattro sculture monumentali, tutte probabilmente appartenenti all'epoca del vescovo Gerardo e dunque realizzate prima della consacrazione del duomo, nel 1264. Dal punto di vista artistico esse si collocano tra le massime realizzazioni della scultura tedesca del 13° secolo. Il senso della loro collocazione - indipendentemente dalle varie questioni critiche relative - può difficilmente essere messo in discussione: esse appaiono qui, davanti al trono del Giudice supremo, come figure di intercessori, di mediatori tra Dio e l'umanità. A destra si trovano le statue del vescovo fondatore Teodorico III von Isenburg, con i paramenti del suo rango, la pietra di fondazione e il cartiglio, e di S. Lorenzo, il patrono dei condannati innocenti, oggi in una sequenza invertita dovuta a uno scambio avvenuto nel corso della generale campagna di restauri del 19° secolo. Come intercessore celeste spetta a Lorenzo il posto davanti al vescovo, che dopo l'assassinio di suo zio, l'arcivescovo Angilberto di Colonia (1225), venne accusato senza colpa di connivenza. L'iscrizione sul suo cartiglio si riferisce alla fondazione del duomo. Alla parete opposta, occidentale, si trovano le statue di S. Maria Maddalena e di un cavaliere. La Maddalena aveva per più versi uno specifico rapporto con il vescovo fondatore Teodorico III: egli infatti introdusse la celebrazione della festa della santa nella diocesi, ponendola al 22 luglio 1218, il giorno in cui aveva ricevuto la consacrazione vescovile, e morì il giorno di s. Maria Maddalena nel 1226. La figura di cavaliere, a destra della santa, non è stata ancora identificata con certezza. Alcuni vi vorrebbero riconoscere il beato Goffredo von Cappenberg, altri invece il santo onomastico del vescovo fondatore Teodorico III, s. Teodoro. Entrambi i tentativi di identificazione tuttavia non sono incontestabili. Va comunque tenuto presente che le due coppie di figure sono contrapposte tra loro secondo uno spirito proprio dell'epoca: a destra i rappresentanti della Chiesa (diacono, vescovo), a sinistra quelli della sfera mondana (donna, cavaliere), che nella loro santità uniscono i due ambiti.Oltre all'imponente ricostruzione del duomo del sec. 13°, M. conserva ancora due chiese minori, esiti dell'architettura tardoromanica locale: la Ludgerikirche (1180-1210) e la Servatiikirche (1240-1250). L'ex collegiata dedicata a s. Ludgero è la più antica Hallenkirche con sistema obbligato di sostegni (pseudo-sala) del territorio di Münster. Il sistema costruttivo dell'edificio originario è ancora ben conservato nel nucleo dell'attuale costruzione: la sala a tre navate con quella centrale leggermente più alta. L'articolazione parietale mostra l'alternanza tra pilastri e colonne intermedie in due doppie campate. Il transetto con torre ottagonale sull'incrocio, secondo il modello renano, e due absidi secondarie si aprivano originariamente verso E sull'abside maggiore rialzata. La notevole scultura architettonica con capitelli a foglie e con figure di aquile è tra gli esempi di maggiore livello qualitativo dell'epoca intorno al 1200. Il piccolo impianto della Servatiikirche è interamente derivato dalla Ludgerikirche. La breve sala a due campate con sistema obbligato, con l'alternanza dei sostegni, ha proporzioni relativamente slanciate e una modesta decorazione plastica.Nessun altro stile dell'arte occidentale ha segnato l'aspetto della città in modo così forte e durevole come il Gotico, ben oltre il Cinquecento.Gli inizi dell'architettura gotica a M. si possono già cogliere nel luminoso coro orientale a doppio involucro del duomo. Poco dopo il completamento dell'edificio, nel 1278-1280, sorse la chiesa conventuale dei Minori Francescani, St. Katharina (od. Apostelkirche evangelica), che può essere ritenuta la prima chiesa schiettamente gotica della città. In conformità alle consuetudini dell'Ordine, essa venne costruita, senza torre, come lunga Hallenkirche relativamente bassa, con un esteso coro dei monaci; le alte e strette finestre, con i classici trafori a trilobi e vesciche di pesce, conferiscono all'edificio un carattere luminoso.La parrocchiale cattolica Liebfrauen-Überwasser-Kirche è la terza opera architettonica di questo ambito. La chiesa, costruita dal 1340 al 1346 (la torre dal 1363), presenta lo spazio unitario di una sala costituita da sei brevi campate rettangolari nella navata centrale e da campate quadrate in quelle laterali. Il coro, a una sola campata, ha una terminazione a 5/8. Con l'impiego delle campate rettangolari trasverse - secondo il modello della ex chiesa dei Minori - si crea un rafforzamento dell'asse direzionale verso il coro luminoso. L'interno è caratterizzato da un moderato slancio verticale accompagnato da pilastri cilindrici e alte finestre; l'esterno si distingue per il possente tetto a spioventi sul corpo costruttivo a cassa e per l'imponente torre senza cuspide che costituisce uno dei principali elementi della veduta della città. Nella scia della Liebfrauen-Überwasser-Kirche sorse nel 1360-1380 la parrocchiale cattolica di St. Nikolaus a Wolbeck, nei pressi di M., Hallenkirche rurale con un singolare accorciamento della zona dei pilastri, una terminazione del coro a 5/8 e una semplice decorazione architettonica.L'apice dell'attività costruttiva di stampo gotico è rappresentato dalla Lambertikirche, eretta tra il 1375 e il 1450, che costituisce la più grande e la più bella parrocchiale della città e nel contempo il più maturo edificio 'a sala' del Tardo Gotico in Vestfalia (Dehio, 1969). Urbanisticamente la chiesa è importante in quanto costituisce il limite settentrionale della estesa piazza principale della città. L'ampio e chiaro corpo longitudinale è formato da quattro campate leggermente accorciantisi verso E. Il coro a due campate termina con un'abside poligonale a cinque campate, la cui grande dilatazione, i sottili pilastri alternativamente cilindrici e a fascio e la volta a reticolo che copre la navata e il coro danno allo spazio un carattere di estrema luminosità. Le navate laterali hanno volte a stella, i pilastri a fascio e quelli addossati alle pareti sono decorati con capitelli dal ricco fogliame. Il traforo delle alte finestre, prevalentemente composto da motivi a vescica di pesce, va senza dubbio annoverato tra gli esempi più belli e più significativi del Tardo Gotico.Un poco per volta i modi costruttivi gotici conquistarono la città. Nel 1330-1360 alla torre occidentale della ex collegiata dedicata a s. Martino venne annessa un'ampia sala gotica con tre campate e mezzo nella navata centrale, quattro lunghe campate in quelle laterali e un coro a due campate. Il traforo a vesciche di pesce delle finestre mostra affinità con quello della Lambertikirche. Lo spazio interno, coperto con semplici volte a crociera costolonate, è articolato da pilastri cilindrici e membrature a parete prive di decorazione. Poco più tardi, nel 1390-1410 la pseudo-sala tardoromanica della Ludgerikirche fu dotata di un nuovo coro con una terminazione a sette lati di un decagono, riccamente e finemente articolata, e con un'imponente volta a stella. Nel 1380-1395 anche nel duomo si ebbe una campagna costruttiva tardogotica che portò alla realizzazione delle cappelle di S. Maria e di S. Elisabetta (demolita) e del vasto chiostro a diciotto campate con il cimitero dei canonici. Ai nuovi edifici gotici sorti in città nel sec. 14° apparteneva anche la parrocchiale del distretto del duomo, la Jakobikirche (demolita nel 1812).L'arte degli scultori del sec. 14° è rappresentata principalmente dalle statue del portale occidentale della LiebfrauenÜberwasser-Kirche, ora al Westfälisches Landesmus. für Kunst und Kulturgeschichte. La loro scoperta avvenne nel 1897-1898 nelle vicinanze del Buddenturm, dove gli anabattisti le avevano seppellite nel 1534-1535 per consolidare le fortificazioni cittadine. Il primo studioso che le prese in esame, Meier (Das Landesmuseum, 1914), già riconobbe la loro originaria funzione, affermando che questo ciclo statuario doveva essere appartenuto al portale occidentale della Liebfrauen-Überwasser-Kirche, che nella sua apertura centrale offriva il posto a un'immagine di Maria e negli stipiti a tre figure di apostoli per parte (larghezza cm 50 ca., misura corrispondente alla larghezza del blocco delle figure) e i cui antistanti pilastri a pinnacoli potevano accogliere una figura su ognuno dei tre lati. Presto si riconobbe che le statue del portale, eseguite per incarico delle nobili canonichesse della Liebfrauen-Überwasser-Kirche dopo il 1363, costituivano uno degli apici nella storia della scultura gotica. I caratteri stilistici delle statue sono di straordinaria eleganza: i corpi leggermente arcuati con grazia cortese sostengono teste animate, volti barbati, compassati, incarnazioni di un nobile ideale di umanità. La genesi di questo ciclo scultoreo è spiegabile solo nell'ambiente aristocratico dei vescovi-principi.In questo arco di tempo (seconda metà del sec. 14°) vennero inoltre realizzati il coro della Martinikirche, del 1350 ca., quello della Lambertikirche (post 1375), il chiostro del duomo (post 1378), il Rathaus gotico (1350-1360) e il nuovo coro della Ludgerikirche (dal 1383).Oltre alla bottega del Liebfrauen-Meister è ancora da menzionare quella del Lamberti-Meister, del cui operato oggi resta testimonianza solo nella statua della Vergine del portale settentrionale della Lambertikirche (oggi sul pilastro destro del coro della chiesa), poiché i portali ricchi di figure sui lati ovest e sud, così come l'interno della chiesa, furono distrutti dagli anabattisti. In contrasto con la 'nobile' statua della Vergine della Liebfrauen-Überwasser-Kirche, quella della Lambertikirche crea una variante 'borghese' più naturale del medesimo tema.Nel sec. 14° considerevole sviluppo ebbe l'oreficeria, soprattutto al servizio della liturgia ecclesiastica. Della grande fioritura dell'arte orafa nella M. tardogotica testimoniano numerosi reliquiari a torre ancora oggi conservati, ma soprattutto le quindici statuette-reliquiario della Vergine, s. Giovanni Battista, evangelisti e apostoli, che sono tra i maggiori gioielli dell'oreficeria gotica dell'Occidente (Fritz, 1982), e inoltre i quattordici busti-reliquiario dei profeti del Vecchio Testamento, che vennero realizzati verso la fine del sec. 14°, conservati alla Domkammer der Kathedralkirche St. Paulus.Architetti, scultori, pittori e orafi della città lavorarono però anche su committenza privata, principalmente nell'ambito della decorazione architettonica (capitelli, cornici di porte), negli arredi interni di ogni tipo (per es. camini) e nell'ambito dell'arte sepolcrale. Nelle antiche riproduzioni, le case dei ricchi commercianti del mercato principale medievale e del centro cittadino testimoniano questa produzione d'arte oggi del tutto scomparsa. A tale proposito va considerato in primo luogo il Rathaus tardogotico, definito un capolavoro dell'architettura gotica civile in Europa (Dehio, 1969). La veste artistica della sua facciata, completamente rinnovata dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale, riunisce l'operato di molti secoli, dalla seconda metà del 14° fino al tardo 19° secolo. Il nucleo del programma figurativo testimonia esemplarmente l'immagine religiosa del mondo, propria della città medievale: nel coronamento della facciata con il grande tema dell'Intercessione - la perorazione della Vergine presso Cristo, il Re del Cielo -, al di sotto con la raffigurazione del fondatore del vescovado e della città vescovile di M., l'imperatore Carlo Magno; in basso si trova lo stemma dell'impero, forse dello stesso scultore che intorno al 1360 realizzò le statue dei Ss. Pietro e Paolo, di grandezza superiore al vero, per il coro maggiore del duomo.

Bibl.: Das Landesmuseum der Provinz Westfalen in Münster, a cura di M. Geisberg, I, Die Skulpturen, a cura di B. Meier, Berlin 1914; M. Geisberg, Die Stadt Münster (Bau- und Kunstdenkmäler von Westfalen, 41), 7 voll., Münster 1932-1962; G. Dehio, Handbuch der deutschen Kunstdenkmäler, nuova ed. a cura di E. Gall, III, 2, Westfalen, a cura di D. Kluge, W. Hansmann, München-Berlin 1969, pp. 346-396; W. Sauerländer, Die kunstgeschichtliche Stellung der Figurenportale des 13. Jahrhunderts in Westfalen, Westfalen 49, 1971, pp. 1-76; H. Thümmler, Romanik in Westfalen, Münster 1973; E. Eickel, Heinrich Brabender, Münster 1974; H. Maué, Rheinisch-staufische Bauformen und Bauornamentik in der Architektur Westfalens, Köln 1975; G. Jászai, Dom und Domkammer in Münster, Königstein i. T. 1981; J.M. Fritz, Goldschmiedekunst der Gotik in Mitteleuropa, München 1982; Monastisches Westfalen: Klöster und Stifte 800-1800, a cura di G. Jászai, Münster 1982; P. Pieper, H. Moore, D. Finn, Heinrich Brabender. Ein Bildhauer der Spätgotik in Münster, Münster 1982; P. Pieper, Die deutschen niederländischen und italienischen Tafelblider bis um 1536 (Bestandskatalog. Westfälisches Landesmuseum), Münster 1986; G. Jászai, Das Gewölbeornament der Kathedralkirche St. Paulus in Münster, Münster 1988; H.J. Böker, Die Marktpfarrkirche St. Lambert zu Münster, Bonn 1989; G. Jászai, Werke des frühen und hohen Mittelalters, Münster 1989; id., Gotische Skulpturen 1300-1450, Münster 1990; id., Die Domkammer der Kathedralkirche St. Paulus in Münster. Kommentare zu ihrer Bilderwelt, Münster 1991; R. Karrenbrock, Evert van Roden. Ein Beitrag zur westfälischen Skulptur der Spätgotik, Osnabrück 1992; Der Dom zu Münster. 793-1945-1993, a cura di U. Lobbedey, H. Scholz, S. Vestring-Buchholz, I, Der Bau (Denkmalpflege und Forschung in Westfalen, 26), Bonn 1993; Geschichte der Stadt Münster, a cura di F.J. Jakobi, 3 voll., Münster 1993; Imagination des Unsichtbaren. 1200 Jahre Bildende Kunst im Bistum Münster, a cura di G. Jászai, Münster 1993; P. Pieper, I. Müller, Das Paradies des Domes zu Münster in Westfalen, Münster 1993; J. Poeschke, C. Syndikus, T. Weigel, Mittelalterliche Kirchen in Münster, München 1993.G. Jászai

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