Morbo celiaco

Enciclopedia della Scienza e della Tecnica (2008)

morbo celiaco

Valeria Guglielmi

Sindrome da malassorbimento scatenata dall’assunzione di cibi che contengono glutine (proteina presente nei cereali: grano, orzo, avena e segale). È una patologia frequente, avendo una prevalenza di ca. 1:100. Si suppone che il glutine abbia un’azione tossica in soggetti che mancano di un enzima digestivo, o che scateni una risposta immunitaria. Nel determinare la sindrome hanno importanza fattori genetici (alcuni antigeni di istocompatibilità, come l’HLA-DQ2, sono associati alla malattia). L’intolleranza al glutine può comparire a qualsiasi età, ma si riscontra più di frequente durante lo svezzamento ed è irreversibile. Nei pazienti che non seguono una dieta priva di glutine compaiono diarrea con steatorrea, calo ponderale, anemia (spesso unico sintomo nell’adulto) e carenze vitaminiche; molti soggetti, però, lamentano solo disturbi vaghi. La diagnosi si effettua mediante biopsie dell’intestino tenue, che dimostrano un appiattimento dei villi intestinali con riduzione della superficie assorbente e infiltrazione linfocitaria della mucosa, e misurando le IgA anti-endomisio e anti-transglutaminasi. Un altro elemento essenziale nella diagnosi di enteropatia da glutine è la risposta alla dieta. Il trattamento richiede una dieta rigorosamente priva di glutine; nei casi ostinati si possono somministrare corticosteroidi. La dieta deve essere seguita per tutta la vita, perché ulteriori contatti con il glutine scatenerebbero una riacutizzazione immediata, esponendo, inoltre, a lungo termine, al rischio di linfoma intestinale a cellule T e di carcinoma dell’intestino tenue.

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