CANTABRICI, MONTI

Enciclopedia Italiana (1930)

CANTABRICI, MONTI (A. T., 39-40, 41-2)

Giuseppe Caraci

MONTI È il margine montuoso che orla la costa settentrionale della Penisola Iberica, dai Pirenei alla Galizia. I limiti variano secondo gli autori, non solo perché non furono ancora chiariti i rapporti che lo legano alla meseta (di cui alcuni lo considerano il bordo settentrionale rialzato) e ai Pirenei, ma anche perché al nome attuale, che deriva dalla popolazione preromana dei Cantabri, tendono a sostituirsi, per le due porzioni E. ed O., quelli di monti basco-cantabrici e asturiano-galaici. Geologicamente le varie parti del sistema differiscono l'una dall'altra. Predominano il Cretacico e l'Infracretacico ad E., il Carbonico nelle Asturie, il Paleozoico antico nella Galizia: quest'ultima è di regola esclusa dal sistema cantabrico, per il quale i più adottano come confine occidentale quello segnato dai corsi del Miño del Sil e del Cabrera. Verso E. la tettonica cantabrica si rivela già nei massicci calcarei della Sierra de Aralar e del gruppo di Aitzara, che si saldano con le formazioni paleozoiche e mesozoiche dei Pirenei.

Il sistema risulta di più serie di rilievi paralleli: quella prossima alla costa scende ripida sul mare, ed è la più bassa; lungo la più meridionale corre di regola lo spartiacque. Delle tre sezioni in cui può dividersi da E. a O., la centrale si solleva nei Picos de Europa oltre i 2500 m. (Peña de Cerredo, m. 2678; Peña Vieia, m. 2630; Peña Santa, m. 2586), costituendo una vera barriera fra il litorale e l'interno, sì che le vie di comunicazione dovunque difficili, si portano alle due estremità della sezione stessa; l'orientale, che si deprime in corrispondenza alle provincie basche, forma una zona di media montagna, coperta di bosco, poco più alta della meseta, verso la quale segna un passaggio relativamente facile coi suoi puertos (passi); l'occidentale è costituita da una zolla sollevata e frazionata in blocchi, o parameras, separati da valli profonde. Il pendio declina ripido a settentrione, molto più dolce dal lato della meseta: il contrasto si ripete, oltre che nel clima e nella vegetazione (il versante N. è molto più umido, perché battuto dai venti oceanici), anche nelle condizioni dell'insediamento: i Monti Cantabrici formano una netta separazione fra la Vecchia Castiglia a popolazione piuttosto rada (25 ab. per kmq.) e la zona costiera (60 ab. per kmq.), dove accanto all'originaria economia pastorale si è andata sviluppando notevolmente l'industria, favorita dalle risorse del sottosuolo (carbone, ferro) e da una buona posizione geografica. In generale il paesaggio ha forme abbastanza decise, specie nella zona dei Picos de Europa, intagliata da forre (foces) profonde, con abbondanti tracce glaciali; meno aspre tuttavia sono dette forme nella sua porzione occidentale.

Anche considerato dal punto di vista antropogeografico il sistema mostra un numero piuttosto rilevante di piccole unità regionali (la Brañas, la Libana, el Bierzo, Piloña, Peñamelleera; numerose pure le valles): sierre e cordales le isolarono e tali le mantengono, data anche la scarsità delle vie di comunicazione: ad occidente di Oviedo mancano del tutto ferrovie trasversali fino al corso del Miño.

Bibl.: A. Barrois, recherches sur les terrains anciens des Asturias et de la Galice, Lilla 1882; A. Penck, Die Picos de Europa und das Kantabrische Gebirge, in Geograph. Zeitschr., 1897, pp. 278-81; H. Obermaier, Estudio de los glaciares de los Picos de Europa, in Trab. Mus. cienc. nat., 1914, n. 9; F. Zabala e M. de Villaviciosa, Picos de Europa, Madrid 1918; L. Mengaud, Recherches géologiques dans la région cantabrigue, Parigi 1920; H. Obermaier, die eiszeitliche Vorgletscherung Spaniens, in Peterm. Mitteil., LXVII (1921), pp. 158-62; Saint-Saud, Monographie des Picos de Europa, Parigi 1922; E. Hernández Pacheco, Ensayo de síntesis geológica del Norte de la península Ibérica, Madrid 1922; I. Gómez de Llarena e J. Royo, Las terrazas y rasas litorales de Asturias y Santander, in Bol. R. Soc. Espan. hist. nat., 1927; M. Ciry, La structure de la bordure méridionale du massif primaire des Asturies, in C.-R. de l'Acad. d. sciences, 1928, pp. 987-88; P. Hernández Sampelayo, Discusión de algunos puntos de la hoja geológica de Llanes (Asturias), in not. y. Comun. Inst. geol. y min. de España, I (1928), pp. 5-23; P. Lamarre, Sur la morphologie et la structure géologique de la Sierra de Aralar (Navarre), in C.-R. Congr. Savants à la Sorbonne, 1927, Section des sciences, Parigi 1928.

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