Monofisismo

Enciclopedia Dantesca (1970)

monofisismo.

Raoul Manselli

-Eresia cristologica emersa nei secoli V e VI in relazione ai dibattiti sulla divinità di Cristo e sui rapporti fra natura divina e umana in Cristo, affermando che Cristo ebbe la sola natura divina.

Posizioni monofisitiche emergono già nei contrasti intorno a Nestorio, patriarca di Costantinopoli, che, nel combattere la denominazione di theotòkos (e cioè madre di Dio) attribuita a Maria Vergine e da lui considerata eccessiva, sostenne che Cristo ebbe la sola natura divina e che perciò il suo corpo umano andava considerato non più che portatore e tempio della divinità.

Suscitò in tal modo l'opposizione di Cirillo, patriarca di Alessandria, che riuscì a mobilitare contro di lui l'opinione pubblica e i potenti gruppi di monaci, ottenendo alla fine la sua condanna al concilio di Efeso (431).

Dopo queste prime vicende il m., con molteplici formulazioni e ancor più numerose sfumature, si diffuse in tutta la Chiesa greca, suscitando discussioni vivacissime, a cui non furono estranei persino intrighi di corte e maneggi politici, che si prolungarono per molti decenni.

Fra i vari esponenti di questa eresia ebbe rilievo Eutiche (v.), il quale affermò che Cristo non era della nostra stessa sostanza e che comunque le due nature, l'umana e la divina, ben distinte prima dell'incarnazione, si erano unite in lui in maniera tale da divenire in realtà solo una, quella divina.

Come già si è detto il m. ebbe grande importanza politica, specialmente a Costantinopoli al tempo di Giustino, che lo combatté suscitando vivaci reazioni, e del suo successore Giustiniano, che continuando l'opera dello zio tentò anche di cercare una composizione, creando ulteriori difficoltà che misero capo allo scisma dei Tre Capitoli.

Il m. non è esplicitamente ricordato da D., nelle sue opere, ma viene indirettamente richiamato a proposito del canto vi del Paradiso, là dove Giustiniano, dopo aver accennato alla sua opera di legislatore, precisa (vv. 13-18): E prima ch'io a l'ovra fossi attento, / una natura in Cristo esser, non piùe, / credea, e di tal fede era contento.

D. riprende così, arricchendola di particolari, una notizia che gli veniva dal Tresor (II 25) di Brunetto Latini e, secondo F. Torraca, dal cronista Martino Polono, ricorrendo anche alle notizie eresiologiche correnti.

Proprio questo testimonia, però, la distanza spirituale del poeta da quelle lontane dispute teologiche.

Per ulteriori notizie sul m. e per la relativa bibl., si vedano: la voce Monofisiti, di M. Guidi, in Enc. Ital. XXIII; e le voci di M. Jugie, Monophysisme, nel Dict. de théologie catholique X, e Monofisiti, in Enc. Cattolica VIII.

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