Moneta

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

moneta


Uno strumento e molteplici funzioni

Lo strumento che svolge le funzioni di moneta può variare nel tempo e nei luoghi e, inoltre, possono esistere più strumenti utilizzati come moneta. Le funzioni della moneta sono 3: unità di conto, mezzo di pagamento e mezzo di scambio, riserva di valore. La prima significa che il valore di qualsiasi bene (o servizio, o attività) oggetto di scambio è espresso in unità monetarie (euro, dollari ecc.). La seconda indica che la moneta è accettata come pagamento finale dal venditore. La terza ricorda che la ricchezza degli agenti economici può essere detenuta in forma monetaria, in alternativa, o congiuntamente, a strumenti d’investimento meno liquidi, siano essi titoli finanziari o attività reali (abitazioni, gioielli e così via).

Diverse definizioni di moneta

Poiché la moneta varia da periodo a periodo e da luogo a luogo, la sua definizione più diffusa, a fini statistici, comprende almeno 3 diverse accezioni, ognuna delle quali comprende più strumenti e con un grado di liquidità (➔) via via inferiore. La BCE (➔), per es., usa la seguente classificazione: M1, che include il circolante (➔) emesso dalla banca centrale nelle mani del pubblico e i depositi bancari in conto corrente; M2, che comprende M1 più i depositi bancari con scadenza fino a due anni e i depositi svincolabili con preavviso di almeno 3 mesi; M3, che contiene M2 più pronti contro termine, quote di fondi comuni monetari, titoli del mercato monetario e obbligazioni con scadenza fino a due anni.

Moneta circolante

In tutti gli attuali sistemi economici la funzione di unità di conto è svolta dallo strumento emesso dalla banca centrale (dollaro, euro ecc.). Questo è richiesto dall’economia come circolante (contante, distinto tra moneta cartacea e metallica) per effettuare transazioni di valore unitario limitato (prescindendo dalle transazioni in nero, per motivi di criminalità e di evasione fiscale) e dal sistema bancario sotto forma di riserve, libere e obbligatorie, presso la banca centrale. Il circolante più le riserve bancarie costituiscono l’aggregato denominato base monetaria (➔) o outside money (perché creata all’esterno del settore bancario) o M0. Il circolante è anche la moneta legale, perché è lo strumento finanziario dotato di potere liberatorio assoluto, ovvero tale che, dato l’ordinamento legale di uno Stato, estingue in via definitiva gli obblighi monetari prodotti da transazioni di mercato o da imposizione fiscale. L’uso della moneta a corso legale, prodotta in condizioni di monopolio dalla banca centrale su delega dello Stato, si fonda esclusivamente sulla sua accettazione, da cui anche il termine di moneta fiduciaria inconvertibile, come mezzo di pagamento da parte dei componenti di una collettività nazionale. Essa non incorpora più, come accadeva in passato, il diritto alla sua conversione in oro, in regime di gold standard (➔ aureo, sistema), o in una valuta a sua volta convertibile in oro (gold exchange standard) – come nel caso del dollaro tra la metà degli anni 1930 e la dichiarazione di inconvertibilità dell’agosto 1971 – almeno nei rapporti tra Stati.

Depositi bancari

I depositi bancari, poiché convertibili al valore nominale in moneta legale se la banca non è inadempiente, svolgono anch’essi la funzione di mezzo di pagamento, con il vantaggio, trattandosi di una mera scrittura contabile, di non richiedere supporto materiale (carta o metallo) e di poter essere movimentati con semplici messaggi elettronici tra banche. I trasferimenti elettronici di fondi comprendono anche quelli, per i sistemi di pagamento al dettaglio, tramite carte di credito e di debito e moneta elettronica (con carte prepagate o software). Tuttavia, per il completamento delle transazioni, si rende necessario l’accertamento della disponibilità effettiva e incondizionata di fondi, in linea di principio convertibili a richiesta in moneta legale. Le modalità con cui si realizza tale accertamento possono essere diverse a seconda della tipologia dei sistemi di pagamento (➔) cui partecipa la singola banca: rapporti tra corrispondenti (un insieme di istituti che fanno capo a una grande banca di riferimento), sistemi elettronici di compensazione e a regolazione lorda per i pagamenti di valore unitario elevati nella stessa valuta (come il Target 2 nella UEM, ➔). Lo strumento con cui possono essere regolati in modo finale i rapporti di credito/debito interbancari è costituito dai depositi delle banche presso la banca centrale come riserve obbligatorie e libere. Con sistemi bancari fondati sulla riserva frazionale (➔ riserva bancaria), la convertibilità piena in moneta legale del deposito a vista conferisce a questo strumento finanziario il massimo grado di liquidità. Non è dunque sorprendente che, dati i loro vantaggi in termini di costi di transazione, i depositi bancari, a vista e a tempo, costituiscano la maggior parte degli aggregati monetari definiti statisticamente. Tuttavia, a differenza della moneta legale, che ha dietro di sé il potere dello Stato di imporla come mezzo di pagamento, la moneta bancaria è una moneta fiduciaria, nel senso proprio del termine: il suo utilizzo dipende dalla fiducia degli operatori sulla solvibilità della singola banca e sulla stabilità del sistema bancario e finanziario nel suo complesso, su cui è fondato l’ordinato funzionamento del sistema dei pagamenti. In linea di principio, in un regime di moneta fiduciaria inconvertibile all’interno di ciascuno Stato, la creazione di base monetaria, in condizioni di monopolio legale, dà la possibilità alla banca centrale di ottenere redditi – il cosiddetto signoraggio (➔) monetario  – pari alla differenza tra i ricavi ottenibili dall’investimento in attività finanziarie e reali e i (trascurabili) costi di produzione. La banca centrale retrocede poi di norma allo Stato i propri utili, oltre a pagare le imposte sui redditi d’impresa. Un limite alla produzione, potenzialmente illimitata, di base monetaria è posto dall’obiettivo del mantenimento di un livello dei prezzi relativamente stabile, data la relazione diretta che storicamente si è osservata, almeno nel medio-lungo periodo, tra inflazione (➔ p) e crescita della moneta, nelle sue varie definizioni.