MONALDO da Capodistria

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 75 (2011)

MONALDO da Capodistria

Paolo Evangelisti

MONALDO da Capodistria (Monadus Iustinopolitanus). Nacque a Capodistria o, secondo alcuni, a Pirano (Sbaraglia), nel secondo decennio del XIII secolo.

La data di nascita, non attestata dalle fonti, è deducibile da un atto notarile dell’Archivio capitolare di S. Giusto a Trieste nel quale si attesta che M. fu ministro della provincia francescana di Slavonia nel 1257 (Parentin, 1982). Nel 1285 Pietro di Giovanni Olivi cita M. come già morto (Tria scripta …, p. 376). Si può quindi far risalire la nascita tra il 1210 e il 1220, considerando che al momento della morte doveva avere circa 70 anni (cfr. Busoni).

Dall’analisi delle poche fonti coeve e dai dati ricavabili da un’opera sicuramente attribuibile a M., la Summa, è possibile ricostruire alcuni momenti salienti della sua vita. La redazione dell’opera, conosciuta anche come Summa Monaldina, e la dimestichezza che M. mostra nell’ambito del diritto civile e del diritto canonico fanno presumere una formazione universitaria, se non la licentia docendi. M. potrebbe aver conseguito la formazione accademica a Bologna, come lascerebbero pensare le descrizioni circostanziate di attività economico-mercantili svolte in quella città. Tali notizie si trovano in una sezione dell’opera configurata come un vero e proprio supplemento al testo dal quale M. ricavò i materiali per la sua compilatio, la Summa de casibus poenitentiae del domenicano Raimondo di Penyafort. Antonino da Firenze, fonte piuttosto tarda, ricorda inoltre M. come «magnus canonista et theologus».

Non vi sono fonti che consentano di stabilire se M. sia entrato nell’Ordine prima o dopo la formazione culturale; sicuramente fu eletto ministro della provincia minoritica di Slavonia dopo il febbraio 1257 e prima del 27 luglio di quell’anno, incarico che svolse prevalentemente fra Trieste e Capodistria. A Trieste egli rappresentò e tutelò i diritti del convento francescano fondato negli anni Trenta del XIII secolo dinanzi al capitolo cattedrale e al suo decano, Vitale. La sua attività di sagace mediatore con il capitolo e i poteri locali della città si evidenzia in due atti notarili del 1257. Il secondo di questi cita M. come soggetto principale dell’accordo raggiunto nella controversia tra il clero secolare e l’Ordine dei minori circa la sepoltura di una donna che nel suo testamento aveva manifestato la volontà di essere inumata nella chiesa francescana. In tale vicenda M., nonostante le bolle papali riconoscessero ai francescani il diritto di sepoltura presso i loro conventi, venne incontro alla richiesta del capitolo di mantenere la tomba della donna presso la chiesa del clero secolare, ma da quest’ultimo ottenne, per il futuro e «in perpetuum», che su tutto il territorio cittadino fosse riconosciuto il diritto dei frati di seppellire presso i propri luoghi di culto chiunque manifestasse tale volontà. A tale accordo partecipò, in qualità di garante, il podestà Tommasino, originario di Capodistria e massima autorità laica locale; tale presenza è indice del rapporto di attenzione che anche a Trieste si era stabilito tra l’Ordine dei minori, i poteri laici e le realtà sociali urbane (per le fonti cfr. Parentin, 1982).

Negli anni successivi, e sicuramente prima del II concilio di Lione (1274), M. procedette alla stesura dell’opera che lo ha reso famoso sino alla prima età moderna. Ne testimoniano la larga diffusione le numerose citazioni di sommisti e giuristi che scrivono su queste tematiche (cfr. Michaud Quantin e Grison). Caratteristica peculiare della Summa di M., e ragione fondamentale della sua diffusione nelle biblioteche europee – dove si contano 65 manoscritti di cui 64 completi (Brancale) – è quella di aver ordinato per la prima volta alfabeticamente la casistica penitenziale elaborata nelle Summae scritte nell’arco cronologico che va da Alano di Lilla a Raimondo di Penyafort. L’opera è stata datata da von Schulte tra il 1254 e il 1274, mentre Todeschini ne circoscrive la stesura agli anni 1250-60; il manoscritto più antico è del 1293 (Padova, Biblioteca Antoniana, Mss., 51 scaf. II; cfr. Codici manoscritti della Biblioteca Antoniana …).

La Summa, prima opera penitenziale di una lunga serie elaborata in ambito minoritico, si inserisce nella tradizione delle Summae confessorum, frutto della nuova consapevolezza e dei nuovi compiti pastorali derivanti da quanto stabilito nel codice 21 del IV concilio Lateranense (1215), che rendeva obbligatoria la confessione dei peccati per ogni cristiano adulto. Da tale esigenza nacquero i nuovi libri penitenziali che ebbero in Raimondo di Penyafort il primo e principale interprete e sistematizzatore. La prospettiva giuridica della sua Summa de casibus poenitentiae, composta tra il 1222 e il 1230, segnò infatti la differenza radicale con i libri penitenziali dell’Alto Medioevo e rese possibile un’analisi sistematica del tessuto sociale che occorreva innanzitutto decodificare e poi correggere, offrendo ai confessori uno strumento essenziale per l’esercizio e la pratica del sacramento della penitenza.

L’opera di M., innovativa nell’impostazione, potenziò l’efficacia e la praticità di questo strumento pastorale («ego frater Monaldus minimus inter parvos […] ad utilitatem simplicium […] sub singulis litteris alfabeti secundum mei parvitatem ingenii compilare studui ordinate ut simplices quod querunt facilius invenire», cap. IV) e costituì la matrice di Summae francescane, da Riccardo di Mediavilla all’Astesano. Inoltre la diffusione del modello proposto da M. passò attraverso la Summa de casibus conscientiae del domenicano Bartolomeo di San Concordio conclusa nel 1338 (detta anche Pisanella), implementata significativamente dal francescano Niccolò da Osimo, autore del Supplementum Summae Pisanellae terminato nel 1444. Il debito di riconoscenza verso M. nel XV secolo è testimoniato anche nell’opera di Antonino da Firenze e nella Summa casuum conscientiae di Angelo Carletti da Chivasso. Ancora alla fine del XV secolo il giurista siciliano Antonio Corsetti utilizzò M. per un parere reso sul credito e i Monti di pietà a Padova.

Un’analisi complessiva della Summa rivela che su 295 fogli a stampa 49 sono dedicati all’analisi del mercato e alla sua eticità (si tratta delle voci riguardanti il comodato, la restitutio, l’usura e le decime), altri 12 sono dedicati alla simonia. Anche escludendo quest’ultima voce, oltre un quinto dell’opera si occupa quindi di aspetti economici, ai quali vanno aggiunte le analisi canonistiche e civilistiche dedicate al contratto. Altre sezioni significative riguardano le questioni matrimoniali e l’excommunicatio. Seguendo l’impostazione della Summa de casibus poenitentiae di Raimondo di Penyafort, M. affronta con rigore l’analisi delle forme e degli strumenti dell’organizzazione sociale ed economica delle realtà urbane europee sviluppando sezioni autonome di casistiche sottoposte a un vaglio etico. È il caso di un’evidente aggiunta ai passaggi riportati dall’opera di Penyafort in cui ci si interroga sulla legittimità di forme specifiche di pratiche mercantili quali le forme societarie, i compensi e i guadagni derivanti da competenze tecnico-professionali, i redditi derivanti dal puro commercio di denaro. Vi si rileva la forte attenzione al rapporto tra commercio e organizzazione civile e, più specificatamente, il rapporto tra buon commercio e struttura della civitas. A M. preme infatti comprendere e configurare il rapporto tra pratiche mercantili ed etica civile, tra pieno diritto al commercio e al guadagno purché esso si svolga entro una dimensione civile: «ut in civitate honeste negociare». È questo il perimetro dichiarato del suo contributo tecnico-giuridico e di analisi etico-economica.

Rispetto al testo di Penyafort, è significativa una differenza strutturale e argomentativa. Nell’opera di M. prevale nettamente la chiave analitico-sperimentale delle realtà economiche e civili esaminate, quantomeno nelle sezioni dedicate all’usura e ai negotia. La parte relativa al vaglio di legittimità, infatti, si concentra sull’impatto etico-civile delle prassi e delle forme organizzative mercantili piuttosto che definire l’entità del peccato che queste configurano o meno per il singolo.

La morte di M., avvenuta a Capodistria dove fu sepolto, è databile tra il 1280 e il 1284 sulla scorta delle biografie e delle cronache interne all’Ordine e del passaggio del testo oliviano del 1285.

M. è venerato come beato da una lunga tradizione francescana e di culto locale, attestabile dal 1285, allorquando Pietro di Giovanni Olivi lo definisce con ammirazione «frater sanctus», seguito da alcuni storici dell’Ordine nei secoli successivi, come nella Franceschina, di G. Oddi. È ricordato il 9 novembre nel calendario liturgico, mentre un’antica tradizione capodistriana lo celebrava il primo e secondo giorno d’agosto esponendo le sue ossa alla venerazione dei fedeli. La venerazione e l’attenzione storiografica su M. sono molto antiche. Accanto alla tradizione di studi di storici del diritto, di canonisti, di storici del pensiero economico e del francescanesimo, va segnalata una nutrita produzione di studi di erudizione e di storia locale. Legata non solo alla storia del culto per M., essa, a partire dal secolo scorso, ha messo in relazione tale venerazione con le vicende che hanno coinvolto le terre istriane e dalmate nel Novecento. La traslazione del corpo da Capodistria a Venezia, nel 1949, e poi a Trieste nel 1954, salda emblematicamente la figura di questo francescano con l’esodo degli Italiani da quelle terre.

Fonti e Bibl.: Monaldo da Capodistria, Summa …, Lugduni 1516; Antonino Pierozzi (A. da Firenze), Summa theologica, Venetiis 1481, III, tit. XVI, cap. 4.4; A. Corsetti, Consilium … super monte pietatis, in Id., Consiliorum … in causis criminalibus …, Venetiis 1579, c. 32ra-rb; L. Wadding, Annales minorum, III, Lugduni 1635, ad annum 1332; J. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad Scriptores trium Ordinum S. Francisci a Waddingo aliisve descriptos …, Romae 1806, p. 347; Bartolomeo da Pisa, De conformitate vitae beati Francisci ad vitam Domini Iesu, Ad Claras Aquas 1906, pp. 303, 341, 528; G. Oddi, La Franceschina, Firenze 1931, p. 43; Pietro di Giovanni Olivi, Tria scripta sui ipsius apologetica, a cura di D. Laberge, in Archivum Franciscanum historicum, XXIX (1936), pp. 374-385; L. Parentin, Tre pergamene inedite …, in Beato M. 1210 - 1280 ca. Atti raccolti in occasione del VII centenario del suo transito, Trieste 1982, pp. 17-25; J.F. von Schulte, Die Geschichte der Quellen und Literatur des canonischen Rechts …, I, Stuttgart 1887, pp. 415-425; P. Michaud Quantin, A propos des premières «Summae confessorum» …, in Recherches de théologie ancienne et médiévale, XXVI (1959), pp. 264-306; N. Rosiã, Integrazioni storiche …, in Miscellanea francescana, LXX (1970), pp. 403-419; Codici manoscritti della Biblioteca Antoniana, a cura di G. Abate - G. Luisetto, Vicenza 1975, pp. 49 s.; L. Parentin, Beato M. da Giustinopoli, Trieste 1980; R. Rusconi, I francescani e la confessione, in Atti dell’VIII Convegno della Società internazionale di Studi francescani … 1980, Assisi 1981, pp. 296 s.; G. Cuscito, L’insediamento francescano, in Beato M. 1210 - 1280 ca., cit., pp. 29-56; G. Brancale, Indice analitico dei codici contenenti la Summa …, ibid., pp. 65-78; C.A. Busoni et al., Lo scheletro del beato M. da C. …, ibid., pp. 97-129; L. Decarli, M. da C. …, in L’Umanesimo in Istria. Atti del Convegno …, Venezia … 1981, a cura di V. Branca - S. Graciotti, Firenze 1983, pp. 133-142; R. Grison, Note in margine ad un testo penitenziale: la «Summa confessorum» di M. da C., in Le Venezie francescane, n.s, VI (1989), pp. 340-344; L. Maraãiâ, Franjevci konventualci u Istri (Francescani conventuali in Istria), Pazin 1992, ad ind.; T. Magnani, M. da C. …, in Santi e martiri nel Friuli e nella Venezia Giulia, a cura di W. Arzaretti, Padova 2001, pp. 158-160; Sedem stoletnj minoritskga sv. Franciska Asiskega u Piranu 1301-2001 (I settecento anni dei Minori di s. Francesco d’Assisi a Pirano), Ljubljana 2001, pp. 23-39; G. Todeschini, Ricchezza francescana …, Bologna 2004, pp. 86 s., 104; P. Evangelisti, Scuola francescana di economia, in Dizionario di economia civile, a cura di S. Zamagni - L. Bruni, Roma 2009, pp. 424-443.

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