Molfetta

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Comune della prov. di Bari (58,2 km2 con 59.793 ab. nel 2008). È situata sull’Adriatico ed è formata da un piccolo borgo medievale intorno al porto e da una parte più vasta e moderna. È un importante centro industriale (industrie alimentari, tessili e dell’abbigliamento, meccaniche e cantieristiche). Il porto, commerciale e peschereccio, è fra i più attivi del litorale pugliese. Turismo balneare.

D’incerta origine, M. fu dapprima chiamata Melfi; nel 12° sec. compare la denominazione di Melficta. Passò dai Longobardi ai Bizantini e da questi ai Normanni, conti di Conversano; alla fine del 12° sec., con gli Svevi, divenne città demaniale; come tale fu centro commerciale fiorente anche in età angioina (ebbe da re Ladislao diritti di fiera, nel 1399) e aragonese, spesso in conflitto con i propri vescovi. All’inizio del 16° sec. perdette i diritti di città regia e fu nuovamente infeudata; dai duchi di Termoli nel 1522 passò a Ferrante Gonzaga, i cui discendenti la tennero fino al 1640. Durante la guerra tra Carlo V e Francesco I fu in buona parte distrutta dalle truppe francesi nel 1529, con l’appoggio delle consorterie nobiliari cittadine. Fu poi dei Doria, degli Spinola, infine dei Gallarati-Scotti di Milano. Tornò città demaniale nel 1798; l’anno successivo oppose forte resistenza ai Francesi, che invadevano il Regno.

Il duomo vecchio, costruito fra il 1150 e la fine del 13° sec., di stile romanico, è fra i più interessanti della Puglia. Il duomo nuovo (17° sec.) ha un’alta facciata barocca (dipinti di C. Giaquinto, molfettese; sue opere anche in S. Domenico, chiesa del 17° sec.). La chiesa di S. Bernardino, del 15° sec., rifatta nel 16°, ha un coro ligneo gotico. Nei dintorni di M. (1 km a O) è notevole S. Maria dei Martiri, costruzione romanico-pugliese, consacrata nel 1163, ma quasi totalmente rifatta.

Pulo di M. Uno dei più vasti sprofondamenti della copertura calcarea delle Murge, situato circa 1 km a SO di Molfetta. Si tratta di una grande cavità carsica in forma di cono rovesciato, lunga 170 m, larga 130 e profonda 35, con pareti ripide, in cui si aprono vari ordini di grotte abitate nel Neolitico. Sono stati inoltre scoperti ed esplorati molti villaggi preistorici all’aperto, e abitazioni in grotte, proprie del Neolitico e dei successivi periodi. È noto il tipo di sepoltura in fosse circondate da pietre, tipica della cultura di Serra d’Alto. In contrada Spadavecchia è venuto alla luce un villaggio neolitico con capanne a fior di terra; in esso sono state ritrovate ceramica graffita, dipinta a colori moderati, industria litica su lame, punte di freccia di tipo arcaico. La numerosa industria ossea ha dato anche uno strumento ricavato da femore umano.

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