Mursi, Mohammed

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Uomo politico egiziano (Al Adwa 1951 - Il Cairo 2019). Ultimati gli studi in Ingegneria, è stato assistente presso la University of Southern California (1982-85), per poi tornare in patria e intraprendere la carriera accademica. Membro dell’Ufficio direzione della Fratellanza Musulmana (l’organismo supremo), nel 2000 è stato eletto in Parlamento come indipendente, rimanendo in carica sino al 2005. Dopo la caduta del regime di H. Mubārak, nel 2011 è stato scelto come presidente del Partito Libertà e Giustizia (formazione politica fondata dai Fratelli Musulmani nell’aprile del 2011) e alle elezioni presidenziali del maggio 2012 ha ottenuto il 24,8% delle preferenze, contro il 23,7% di A. Shafiq. Al ballottaggio tenutosi nel giugno successivo M. ha ottenuto il 51,73% dei voti contro il 48,27% riportato da Shafiq, divenendo il nuovo presidente dell'Egitto. Nel luglio successivo M. ha annullato con un decreto lo scioglimento del Parlamento deciso a giugno dal Consiglio supremo militare, e in agosto ha rimosso il generale H. Tantawi, capo delle forze armate e ministro della Difesa, abolendo di fatto le norme che limitavano i propri poteri e accrescevano quelli dei militari. La politica fortemente accentratrice di M., che tende a ridefinire gli equilibri istituzionali del Paese e che a novembre del 2012 è culminata nell'emanazione di un decreto presidenziale che avoca al capo dello Stato alcuni poteri spettanti alla magistratura e all'esercito e nella decisione di sottoporre a referendum una nuova Costituzione di impronta fortemente islamista, ha generato dure reazioni da parte dell'opposizione liberale, che ha organizzato manifestazioni di piazza chiedendo la revoca di tale decreto e lo scioglimento dell'Assemblea costituente. Agli inizi di dicembre M. ha deciso di ritirare il contestato decreto, rifiutandosi però di annullare il referendum sulla Costituzione, che ha visto la sua approvazione con il 63,8 % dei pareri favorevoli a fronte di un'esigua percentuale di votanti (32,9%). Nel giugno 2013 nuove, violente agitazioni di piazza si sono verificate in numerose città del Paese: i manifestanti, stimati in un numero di diciassette milioni, hanno chiesto le dimissioni di M. e l'indizione di nuove elezioni. Il 3 luglio, dopo un ultimatum rimasto inascoltato, l’esercito ha assunto il controllo e destituito il presidente, che è stato trattenuto in custodia cautelare nell'ambito di un'inchiesta per spionaggio per conto di Hamas e per le evasioni di massa dalle prigioni verificatesi durante la rivolta del 2011; è stata inoltre sospesa la Costituzione e annunciata la formazione di un governo tecnico che guiderà il Paese fino a nuove elezioni. A M. è subentrato ad interim il presidente della Corte costituzionale A. Mansour. Riconosciuto colpevole di essere implicato negli arresti e nelle torture di oppositori, nel 2015 M. è stato condannato a morte per l’evasione di massa dei vertici della Fratellanza musulmana dal carcere di Wadi el-Natroun avvenuta nel gennaio 2011, e nel 2016 gli è stata comminata la pena dell'ergastolo per il reato di spionaggio; nel novembre 2016 la condanna a morte è stata annullata dalla Corte di cassazione, che ha accolto il ricorso di M. e ordinato un nuovo processo.

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