MODENA

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

MODENA (XXIII, p. 513)

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Estensione territoriale e incremento demografico. - La Via Emilia - suddivisa in Via Emilia Est, Via Emilia, Via Emilia Ovest - attraversa la città di Modena dalla località San Lazzaro alla località Madonnina per una lunghezza di km. 4,3. In seguito all'abbattimento delle mura, avvenuto alla fine del sec. XIX, la città ha veduto triplicarsi negli ultimi venticinque anni la sua superficie in estensione, con direttrice di sviluppo sud-sud-est e est. La Via Emilia divide Modena in due parti a sviluppo pressoché identico: quella a sud con costruzioni preminentemente civili e quella a nord, dove hanno sede anche le principali industrie. Fuori delle antiche barriere Garibaldi (a est) e S. Agostino (a ovest), oggi sostituite da ampie piazze alberate, la città si è estesa largamente lungo la Via Emilia con rioni vasti e moderni. La superficie del comune si calcola a kmq. 183,631.

Per il suo incremento demografico la città di Modena nel luglio 1936 ha fatto passaggio tra le grandi città italiane, avendo raggiunto abitanti 100.077, mentre al 21 aprile dello stesso anno aveva una popolazione di ab. 99.601, dei quali 66.572 nel centro urbano.

Numerose opere pubbliche furono eseguite negli anni recenti per dare maggior lustro alla città. Così in memoria dei caduti della guerra mondiale e della rivoluzione fascista furono eretti il tempio monumentale in Piazza Natale Bruni, il monumento ai caduti all'inizio del Viale della Rimembranza (opera di Ermenegildo Luppi); furono sistemati ricordi marmorei consacrati alle salme dei caduti della guerra e della rivoluzione fascista nel cimitero di S. Cataldo. Nel campo dell'istruzione furono costruiti otto fabbricati scolastici nella zona suburbana e nel forese e furono apportati ampliamenti in città così per le scuole elementari come per le scuole medie. Nel campo igienico-sanitario si è provveduto all'abbattimento di 61 fabbricati malsani nella zona centrale della città e alla contemporanea costruzione di nuove case popolari, a carattere moderno, in numero di 15, con 522 vani. Fra le opere igieniche vanno segnalate ancora: la piscina comunale, con vasca natatoria e fabbricato e con ampî locali di ritrovo e servizî; il nuovo macello, con fabbricati e servizî accessorî. Vanno annoverati, inoltre, a nord della città, il mercato cavalli e il mercato bovini; al centro, il mercato frutta e verdura; a levante, il mercato all'ingrosso di frutta e verdura. Si devono ricordare, infine, oltreché gli ampî e importanti edifici sede dei gruppi rionali del P.N.F., anche provvidenze sociali nel campo dell'assistenza e numerosi fabbricati cospicui, sorti per iniziativa privata o per attività di enti cooperativi. Queste nuove costruzioni hanno reso necessarie numerose arterie stradali di nuova formazione e sistemazioni e trasformazioni di arterie esistenti, fra cui è da segnalare la sistemazione del Largo Garibaldi con una fontana monumentale al centro, opera dell'arch. Graziosi.

Modena non sentì la necessità di un acquedotto se non all'inizio del sec. XX. Da allora il problema, sempre più urgente, fu discusso per oltre un trentennio, e fu soltanto recentemente risolto dall'amministrazione fascista. La città può ora contare su un moderno acquedotto capace di 150 litri per giorno e per abitante, con erogazione continua di 120 litri al secondo.

Le opere principali che hanno servito all'esecuzione sono le seguenti: otto edifici di presa con altrettanti pozzi artesiani perforati a 5 chilometri dalla città in plaga ricchissima d'acque salienti, dai quali per gravità l'acqua confluisce in una vasca d'attingimento nell'edificio idroforo; l'impianto di sollevamento con quattro elettropompe; una torre piezometrica per l'esercizio di 4,5 atmosfere; la condotta maestra di ghisa lunga 4 chilometri e del diametro utile di 500 mm.; la rete di distribuzione pure di ghisa con lo sviluppo di oltre 80 chilometri, e due serbatoi d'estremità aventi la capacità singola di 500 mc. Questo complesso è costato oltre 10 milioni.

Istituti di cultura, biblioteche, archivî (p. 515). - Regia università. - Le origini dell'antico Studio di Modena risalgono con certezza alla prima costituzione comunale di cui rimane memoria, quella del 1328, in cui è contenuta la rubrica De studio habendo. Già prima la successione dei lettori leggisti, di cui si ricorda l'insegnamento modenese, è ininterrotta, dal 1181, cioè dalla venuta a Modena di Pillio da Medicina, docente a Bologna e riconosciuto come quinto scolaro di Irnerio. La restaurazione universitaria modenese alla fine del Seicento - avvenuta per iniziativa di un consorzio cittadino, auspice la Congregazione di San Carlo; nonché con il riconoscimento, nel 1685 degli statuti per parte del regnante Francesco II d'Este - è la ripresa di una tradizione, negli studî superiori, non mai cessata, pure nei secoli precedenti.

La seconda restaurazione universitaria seguì, ad opera del duca Francesco III, nel 1772 (non 1774).

L'università è rientrata nel 1937 nella categoria delle R. Università di tipo A. Conta ora le seguenti facoltà: giurisprudenza, medicina e chirurgia, scienze matematiche fisiche e naturali, farmacia.

Reale Accademia di scienze, lettere ed arti. - Ebbe inizio il 28 gennaio 1684 (non 1680) e il suo indirizzo fu, per oltre un secolo, prevalentemente letterario. Nel 1791 assunse ufficialmente il carattere di Accademia di Lettere e Scienze. Nel periodo napoleonico è incorporata, come sezione di scienze e lettere, nel cosiddetto Ateneo, comprendente tutti i diversi istituti di cultura cittadina. Il suo più recente statuto è stato approvato con r. decr: 16 ottobre 1934 (G.M. 11 marzo 1935, n. 59); esso mantiene la divisione dell'Accademia in tre sezioni (1ª, scienze fisiche, matematiche e naturali; 2ª, scienze morali, giuridiche e sociali; 3ª, storia, lettere e arti). Le sue Memorie hanno inizio dal 1833 e al 1934 sono giunte al vol. 56°; la 5ª serie ebbe inizio nel 1936. L'Accademia è fornita di una ricchissima biblioteca e di un medagliere. È classificata, dal 1910, tra le dieci accademie italiane di prima categoria.

R. Deputazione di storia patria. - Con decreto del 10 febbraio 1860 venivano istituite da Luigi Carlo Farini tre deputazioni di storia patria. rispettivamente per le provincie di Romagna, per le provincie modenesi, per le provincie parmensi, con sedi rispettive in Bologna, Modena, Parma. La decisione fu sanzionata dal re il 6 luglio 1862. La deputazione di Modena, che ebbe aggregate le sottosezioni di Reggio nell'Emilia e Massa Carrara, in 75 anni di vita pubblicò 66 volumi di Atti e Memorie e 22 volumi di Monumenti storici. In applicazione del r. decr. 20 giugno 1935, n. 1176, fu ordinata come Sezione di Modena della R. Deputazione di storia patria per l'Emilia e la Romagna.

R. Istituto di belle arti Adolfo Venturi. - È sorto nel 1923 dalla trasformazione dell'antica Accademia atestina di belle arti, fondata dal duca Ercole III nel 1786, e che nel 1860 ebbe a mutare il suo nome in quello di R. Accademia di belle arti.

Pensffinato artistico Luigi Poletti. - È un corso di perfezionamento artistico per i giovani usciti dall'Istituto di belle arti. Istituito nel 1869 dal modenese Luigi Poletti, ha per compito di mantenere in Roma e Firenze tre giovani artisti: un pittore, uno scultore, un architetto.

Accademia di Fanteria e Cavalleria. - v. scuola: Ordinamento scolastico dell'Esercito (XXXI, p. 259).

Archivio di stato di Modena. - Ha per nucleo principale l'Archivio estense, qui trasportato dopo il 1598. Gli Estensi lo fecero sempre oggetto di molte cure; nel sec. XV gli avevano preposto il letterato e astronomo Pellegrino Prisciano, nel XVI il letterato Giulio Ottonelli; in Modena, sopra ogni altra, insigne fu la direzione di L.A. Muratori. L'Archivio è fornito di due sezioni principali: la Cancelleria marchionale, poi ducale, estense; e la Camera. I documenti vanno dalla fine del sec. VIII fino al 1796 per il periodo estense; al quale fa seguito il periodo repubblicano e napoleonico dal 1796 al 1814, e quello della restaurazione fino al 1859. Oltre alle carte estensi si conservano varî fondi: le carte delle congregazioni religiose e delle corporazioni di arti e mestieri; diversi archivî speciali riguardanti medici, letterati, artisti; ed anche archivî privati, nonché le carte del patrimonio degli studî dell'università di Modena. L'Archivio di stato di Modena è il più importante dell'Emilia. Ha sede nel già convento dei domenicani, dove fu trasportato nel 1862 dal palazzo già ducale.

Archivio storico comunale. - Della ricca e notevole suppellettile archivistica, vanno anzitutto posti in rilievo due codici del sec. XIII importantissimi, quali il Registrum Privilegiorum Comunis Mutine ed il Registrum Antiquum, pergamenacei, nei quali sono trascritti i trattati e le convenzioni di paci, di alleanze, di commercio, i diritti e i privilegi del comune. Altri due codici pergamenacei pure di grande interesse sono il Liber Magnae Massae populi del 1306 e gli Atti della Respublica Mutinensis (anno 1306-7). Sono pure conservati in questo archivio gli statuti comunali del 1327 e quelli del 1420, in pergamena con miniature, e la serie degli atti e provvisioni comunali dei secoli XV-XVIII, nonché una copiosa raccolta di statuti delle arti, dei quali i più antichi sono quelli dei fabbri dell'anno 1244. Fra gli altri numerosi codici e manoscritti di pregio, vanno menzionati: la Cronaca di G. B. Spaccini della prima metà del sec. XVI, due esemplari dei poemi La secchia rapita autografi del Tassoni, il Libro d'oro della Comunità di Modena.

Archivio Capitolare. - Possiede alcune migliaia di pergamene dei secoli IX-XV, tra le quali un bel numero di bolle pontificie, di diplomi e di privilegi imperiali, e una cinquantina di codici di veneranda antichità e di grande pregio. Di questi si menzionano le due Collectio canonum veterum, l'una del secolo VII, l'altra del sec. IX. Altra gemma dell'Archivio è il codice del sec. X contenente le Leges Salicae, Ripuariae, Langobardorum, Baioariorum, Caroli Magni, ecc. Sono pure conservati in questo archivio una serie di registri pergamenacei di copie di atti notarili riguardanti i beni patrimoniali della chiesa cattedrale e del capitolo per i secoli XI-XV, e altri registri amministrativi e contabili della fabbrica del duomo dei secoli XV-XVI, nonché la nota Relatio Translationis Corporis S. Geminiani che risale al sec. XII e contiene interessanti miniature del tempo.

Archivio notarile. - È uno dei più antichi d'Italia e possiede una ingente raccolta (voll. 439) di Libri dei memoriali notarili del comune di Modena, in pergamena, che si inizia con l'anno 1271 e termina con l'anno 1588. In quei libri, per disposizione statutaria, vennero registrati e trascritti gli atti e i contratti notarili a cura di un ufficio creato allo scopo e detto l'Ufficio del Memoriale ad imitazione di quello di Bologna istituito nel 1265. Costituiscono una preziosa miniera. L'archivio notarile possiede anche un bel codice di statuti dell'arte dei notari dei secoli XIV e XV; è membranaceo, con una miniatura interessantissima della prima metà del sec. XIV.

Arte della stampa (p. 516). - Nel Seicento, con la venuta degli Estensi a Modena, elevata a capitale, si inizia il secolo d'oro per la tipografia modenese. Nel primo decennio stampa in Modena il bergamasco Giovanni Maria Verdi, al quale, tra l'altro, si deve la 1ª ed. della Varietà di pensieri di A. Tassoni che risale al 1612. Un abbozzo di tali Pensieri (con il titolo "Parte de quesiti del S. Alessandro Tassoni modenese"), in data del 1608 aveva veduto la luce per opera di altro tipografo modenese, Giuliano Cassiani, che fu l'editore del Tassoni, anche per opere seguenti di carattere polemico, fino al 1613. Il Cassiani fu pure l'editore delle opere di Fulvio Testi, a partire dalle Rime del 1617, uscite poi presso lo stesso in varie edizioni anche complementari. Al Cassiani succedono nel 1652 i nipoti Andrea e Girolamo, che stampano col proprio nome o sotto la ditta "Eredi di Giuliano Cassiani", durante la seconda metà del sec. XVII. Nello stesso periodo incomincia la sua attività, iniziatasi più precisamente nel 1646, Bartolomeo Soliani, nuovo editore del Testi, di Lodovico Vedriani e di altri; in sua successione subentra il figlio Viviano (dal 1670 al 1678); dopo di lui la tipografia passa agli eredi Soliani fino al 1692, e quindi a Bartolomeo iuniore, editore del Muratori e del Torti, nonché della classica edizione della Secchia del Tassoni in data del 1744. Dal 1752, alla morte di Bartolomeo, agì la ragione sociale "Eredi Soliani" fino al 1870, e memorabili sono le sue edizioni, tra cui in prima linea si annoverano la Storia della letteratura italiana del Tiraboschi (1772) nonché le pubblicazioni delle altre opere dello stesso autore. Tra i tipografi minori modenesi meritano pure menzione Demetrio Degni, che opera tra il 1678 e il 1703; Antonio Capponi, continuatore dei Cassiani e tipografo in particolare del Ramazzini, del Bacchini, di Agostino Paradisi. Nel 1772, in occasione della restaurazione della università modenese, ebbe inizio la Società tipografica modenese, che nel 1870 assunse la successione dell'antica tipografia Soliani, e tuttora vive in Modena; come in Modena prosegue il nome commerciale G.T. Vincenzi e Nipoti, oggi libreria, ma già tipografia, in continuazione della tipografia Vincenzi fondata nel 1796.

La provincia di Modena (p. 518). - Il territorio della provincia di Modena misura kmq. 2699,95. L'economia del modenese è prevalentemente agricola. Su 254.783 ha. di superficie agrario-forestale, i seminativi semplici e con piante legnose occupano ha. 173.129, prati e pascoli permanenti ha. 26.086, boschi e castagneti ha. 43.609, vigneti e frutteti ha. 4239; il terreno incolto produttivo è di ha. 7720. Nel 1930-32, fra i seminativi, il frumento occupò in media ha. 45.090 e diede q. 922.940 di produzione. Nello stesso triennio, i prati artificiali su ha. 76.945 diedero q. 4.825.210. I vigneti su ha. 1150 in coltura specializzata e 102.535 in promiscua, diedero q. 1.035.336 di uva. (Precisati questi dati statistici si conferma ogni indice della produzione agricola del modenese, già riferito a p. 518).

La parte più bassa della pianura, per larghe estensioni palustre e incolta, sino a qualche anno fa, è stata completamente redenta con la bonifica di Burana (che interessa quella plaga in cui le provincie di Modena, Mantova e Ferrara si congiungono) e con la bonifica in destra di Parmigiana-Moglia, al di là di Carpi verso il Crostolo, così che oggi non un solo palmo di terreno è perduto e la provincia va annoverata fra le prime d'Italia per la feracità del suolo. Nella provincia è praticata soprattutto l'agricoltura a due piani (vite e prato): base dell'economia agricola della provincia, sono due prodotti caratteristici, l'uva e il latte.

La produzione media annua dell'uva è di quintali 1.100.000 e tra i vitigni più pregiati sono il lambrusco di Sorbara, il lambruseo salamino di S. Croce o di Carpi, il lambrusco a graspa rossa di Castelvetro, il lambrusco di Fiorano, l'uva d'oro, il trebbiano, ecc. Parallelamente all'intensificazione della coltura della vite si è sviluppata una moderna enologia, con numerose buone cantine di privati e di industriali e con 20 cantine sociali, le quali lavorano in grandiosi e bene attrezzati stabilimenti annualmente oltre 400.000 quintali di uva e offrono al consumo vini serbevoli e di tipo costante, adatti anche per l'esportazione.

La produzione del latte dà vita a 730 caseifici, sparsi per la campagna, che producono oltre 24.000 quintali di burro di crema affiorata e quasi 100.000 quintali di formaggio grana del tipo classico emiliano a pasta gialla.

Notevole è la ricchezza zootecnica della provincia di Modena; importante è quella dei bovini, per cui essa occupa in Italia l'ottavo posto per densità di bovini per chilometro quadrato e il quinto per la proporzione su cento abitanti, con 200.000 bovini, di cui 135.000 vaccine da latte. Si esportano fuori provincia annualmente circa 50.000 vitelli, 5000 torelli, da 10 a 20.000 manzetti e manzette e buoi grassi in notevole quantità.

Tra le produzioni agricole degne di menzione è da annoverarsi quella delle frutta (ciliege duracine o "dalla marca", prugne, e, in minor grado, pesche, mele e pere): nelle annate di buon raccolto l'esportazione di frutta raggiunge e talvolta supera i 40 vagoni giornalieri.

La produzione annua agricola della provincia di Modena, è, in media, oltre quella ricordata dell'uva, la seguente: frumento q. 1.000.000; mais q. 250.000; frutta q. 400.000; pomodoro q. 200.000; barbabietole da zucchero q. 800.000; castagne q. 30.000; canapa, nella zona confinante col Bolognese, q. 60.000.

I principali canali di irrigazione di cui beneficiano la città e la provincia sono i seguenti:

1. Canale Maestro. - Fu escavato nell'890 dal vescovo Leodovino per fare azionare molini e per alimentare fosse a scopo di difesa militare. Ha origine dal Secchia in territorio di S. Michele sopra Sassuolo, e le sue acque vengono sfruttate per il funzionamento di 11 opifici; dopo aver percorso il territorio fino alla Fossa di Spezzano (km. 10 circa) si divide in due rami originando i canali di Corlo e Formigine.

a) Canale di Corlo. - Ha un percorso di km. 14 circa, toccando i centri di Corlo- Casinalbo e Baggiovara a ponente della strada nazionale Abetone-Brennero; entra nella città in via Calle di Luca; le sue acque alimentano 9 opifici sparsi nel territorio suddetto;

b) Canale di Formigine. - Ha un percorso di km. 14 circa, e toccando i centri di Formigine e Saliceta S. Giuliano, corre a levante della strada nazionale Abetone-Brennero fino alle porte di Modena, in cui (in località S. Faustino) sfocia nel canale Cerca; le acque del canale di Formigine forniscono energia a 10 opifici.

Il canale Maestro e i suoi derivati irrigano una superficie così ripartita: canale Maestro, ha. 972,41,26; canale di Corlo, ha. 796,32,11; canale di Formigine, ha. 713,61,16. Le portate medie dei suddetti canali sono rispettivamente di mc. 2,86, 1,43, 1,43.

2. Canale di Marzaglia. - Ha origine dal Secchia in località fra Magreta e Marzaglia, corre parallelamente al fiume Secchia fino all'incontro della strada nazionale Emilia e proseguendo verso Modena ha termine a Cittanova sboccando nel canale di Freto; durante il suo percorso (km. 9) aziona 4 opifici. La sua portata media è di mc.1; il suo comprensorio di irrigazione è esteso per ha. 180,16,00.

3. Canale di S. Pietro. - Costruito circa nel 1173 dai benedettini, ha origine dal fiume Panaro a Vignola. Il suo percorso tocca i centri di Spilamberto, S. Donnino, Vaciglio e Modena ed ha una lunghezza di km. 23 circa; aziona 11 opifici; la sua portata media è di mc. 2,70 e la zona da esso irrigata è estesa per ha. 1132,90,11.

4. Canale Diamante. - Passò a proprietà comunale in seguito ad acquisto da privati; è alimentato dalle acque del Panaro, e ha inizio in località fra Spilamberto e Vignola; costeggiando il fiume suddetto fino a Spilamberto, attraversa il territorio di San Donnino-S. Damaso e Collegarola, sboccando nel canale Pradella a levante della città. Il suo percorso è di km. 22 circa e il suo comprensorio di irrigazione è di ha. 461,87,65. La sua portata media è di mc.1. Aziona 2 opifici.

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