MINEO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1995)

MINEO (Μεναΐνον, Μέναι, Μεναί, Meme)

A. Messina

Cittadina in provincia di Catania sulle pendici NO degli Iblei, in posizione dominante la valle del fiume Caltagirone; nel sito di M. si riconosce la fondazione duceziana del 459 a.C. ricordata da Diodoro (XI, 78,5). Il rinvenimento (1963) sulla cima più alta del colle di un tratto di muro ad aggere con sacco stipato di scarichi di vasellame databile nella prima metà del VI sec. a.C. (ceramiche geometriche locali tipo «Licodia Eubea», rara la ceramica greca di importazione: frammenti di un kòthon e di ima kỳlix corinzî, e di un'anfora SOS) inserisce l'abitato tra i phrouria indigeni di età arcaica degli Iblei settentrionali, soggetti alla penetrazione calcidese e geloa. Sondaggi effettuati nel 1958 e 1962 nelle contrade Pietre Nere-S. Ippolito e Calvario hanno identificato due distinte necropoli arcaiche con ceramiche locali, soprattutto kòthones tardo-corinzì di imitazione.

Manca finora ogni documentazione archeologica a partire dalla seconda metà del V sec. a.C.; riprende negli ultimi decenni del IV sec., in relazione col generale risveglio economico e demografico del primo ellenismo.

L'abitato ellenistico-romano è noto già dagli inizî del secolo per le vaste necropoli che circondano il paese, con una maggiore concentrazione lungo il versante occidentale (contrada S. Ippolito). Nuovi sondaggi sono stati effettuati nel 1961 e altri sono tuttora in corso. Dei corredi con materiale corrente (ceramiche a vernice nera, tutta la gamma degli unguentari piriformi, fusiformi, bulbiformi, anfore rodie; isolati un coperchio di lekàne a figure rosse del Pittore di Lentini e una coppa «calena»), si segnalano i coni della zecca locale (μεναινων), alcuni modesti titoli funerari greci e un gruppetto di terrecotte figurate (soggetti di genere, maschere della commedia nuova, Afrodite tipo «Doidalsas»). Del 1977 è il rinvenimento casuale di una ricca tomba monumentale (il corredo è andato disperso) costruita a grossi blocchi di arenaria (con epitymbion?) e cassa di piombo. Rari sono i rinvenimenti nell'area dell'abitato moderno (due lèkythoi ariballiche a figure rosse con testa femminile di profilo, di produzione siceliota, un contenitore per collirio con bollo).

Nel 1961 sono stati messi in luce i resti di un ninfeo monumentale, che fiancheggiava l'accesso occidentale dell'abitato (Porta Udienza). Un parapetto in opera isodoma decorato da plutei a graticcio conteneva un lungo bacino rettangolare scoperto, la cui acqua si versava in vasche antistanti. Nel secolo scorso erano già affiorati sul posto blocchi di epistilio con iscrizione (nomi dei committenti?), colonne, un capitello e un bassorilievo con Telamone, riferibili a un fondale architettonico del ninfeo o a un portico antistante. Al ninfeo, datato in età ellenistica, ili aggiunta nel IV sec. d.C. una latrina, che ne utilizzava l'acqua di scolo.

Il ninfeo è sovrastato da un possente muro di fortificazione in tecnica pseudoisodoma (blocchi con fronte fino a m 1,60 sono intramezzati da blocchi trasversali di collegamento con la faccia interna del muro, non più in vista), che si attesta su un bastione a ferro di cavallo, resto della porta occidentale dell'abitato antico (un secondo bastione doveva chiuderla a S). La tecnica edilizia e il tipo di porta a bastioni sporgenti a ferro di cavallo assegnano l'opera di fortificazione al periodo bizantino, quando le caratteristiche strategiche fecero del sito uno dei kàstra del sistema difensivo del thèma di Sicilia. Preso dagli Arabi, fu dato alle fiamme e furono abbattute le mura nell'830. Non distante dalla porta si conserva un mausoleo islamico a padiglione tetrapilo, reimpiegato nel convento dei Cappuccini presso il cimitero.

Il territorio di M., che abbraccia gran parte della vallata del fiume dei Margi, estrema propaggine della piana di Catania, e si allarga sulle alture che la chiudono, risulta popolato a partire dall'Eneolitico da villaggi capannicoli distribuiti lungo il corso del fiume (contrade Monaci, Castelluccio, Rocca, Sacchina). Il proliferare di insediamenti della prima Età del Bronzo è attestato da numerosi nuclei di tombe a forno (contrade Salto, Sacchina, Manione, Carnuti, Caratabìa, Monte Catalfaro). Scarse sono le testimonianze della media e tarda Età del Bronzo (tombe a thòlos nelle contrade Cisternazza, Poggio S. Giorgio, Sacchina) e della prima Età del Ferro (tombe a camera nelle contrade Vallonazzo, Finocchiara, Piano delle Grotte). Della ricca architettura rupestre del territorio di M., il documento più interessante è la tomba a camera della contrada Caratabìa, importante testimonianza dell'ellenizzazione della zona: due cameroni affiancati, con cella funeraria al fondo di quella di sinistra, ripropongono in scala monumentale la tradizione sicula della tomba rupestre, mentre il fregio graffito lungo le pareti con una teoria di cavalieri e scena di caccia al lupo (?) si ispira al repertorio decorativo della ceramica protocorinzia.

Nel VI sec. a.C. è già avviato il processo di urbanizzazione di siti naturalmente fortificati, che vede il sorgere di centri urbani sul colle di M., Monte Catalfaro e La Rocca (Palikè). La ripresa economica del primo ellenismo è confermata dall'impianto di fattorie agricole nella vallata (contrade Sparagogna, Passo Cantone, Poggio Cavallo, Papaianni). Il processo tardo-antico di ruralizzazione è ben documentato da numerosi piccoli nuclei di tombe a fossa campanata e ad arcosolio. Nel 1962 nella contrada Favarotta sono stati messi in luce alcuni ambienti termali tardo-romani con pavimento in cocciopesto, su cui si è sovrapposto in età bizantina un villaggio agricolo con rozze murature in opera incerta. Lo scavo è inedito; sono da segnalare elementi architettonici (transenne) forse pertinenti a una chiesa, e tre titoli sepolcrali greci.

Bibl.: G. V. Gentili, Resti tardo-romani e bizantini in contrada Favarotta, in FA, XIV, 1959, n. 6918; id., Mineo (Catania). Fontana-ninfeo di età ellenistica nella zona detta «Tomba Gallica» in NSc, XIX, 1965, pp. 192-196; A. Messina, Grotta con graffiti nella campagna di Mineo, in CronAStorArt, IV, 1965, pp. 30-38; id., Mineo. Osservazioni sullo sviluppo del centro antico, ibid., X, 1971, pp. 93-120; id., Ricerche archeologiche e topografiche nel territorio di Mineo, ibid., XVIII, 1979, pp. 7-18; id., La cuba di Mineo, in Sic A, XXI, 1988, pp. 87-92; id., in BTCGI, X, 1992, pp. 145-151, s.v.; G. Shiga Messina, Figure incise in camere sepolcrali della Sicilia sud-orientale, in Atti della XXVIII Riunione Scientifica dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze 1992, pp. 545-554·